I meno istruiti sono i più poveri

da Tuttoscuola, 17.7.2012

Il rapporto 2012 sulla povertà in Italia dell’Istat conferma che povertà, bassi livelli di istruzione e bassi profili professionali vanno di pari passo, e si associano spesso all’esclusione dal mercato del lavoro.

"Se il livello d'istruzione della persona di riferimento è basso (nessun titolo o licenza elementare) - spiega l'Istat - l'incidenza di povertà è più elevata (18,1%) ed è quasi quattro volte superiore a quella osservata tra le famiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza media superiore (5%). Sale al 27,8% se è alla ricerca di occupazione".

La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è calcolata in 1.011,03 euro, il minimo necessario per una qualità della vita modesta ma ancora accettabile. Nel 2011 erano in questa condizione l’11,1% delle famiglie (oltre 8 milioni di persone), ma una parte di queste (5,2%) era in una situazione di povertà assoluta, definita dall’ISTAT come “l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza”.

La difficoltà a trovare un'occupazione o un'occupazione qualificata si associa a livelli di povertà decisamente elevati, spiega l'Istat. “E' povero il 27,8% delle famiglie con a capo una persona in cerca di lavoro (il 42,5% nel Mezzogiorno) e il 50,7% delle famiglie in cui non vi sono occupati nè ritirati dal lavoro”. La diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio o assimilato, inoltre, “è decisamente superiore a quella osservata tra le famiglie di lavoratori autonomi e, in particolare, di imprenditori e liberi professionisti”.

Così sostiene l’ISTAT, ma le dichiarazioni dei redditi di certe categorie di autonomi sembrano non confermare questa valutazione: o sono anch’essi ‘poveri’ o le dichiarazioni non sono veritiere. Antico nodo che si spera possa essere finalmente sciolto.