Il caos-presidi è più colpa dei tagli intervista a Gian Candido De Martin il Sussidiario 28.7.2012 Disoccupati o iper-impegnati. E' questa la situazione dei presidi nella scuola italiana. Da settembre il numero dei dirigenti scolastici negli istituti raggiungerà il suo minimo storico: 7.990 con un taglio di 2.221 dirigenti rispetto all'anno scolastico 2011-2012. Il dimagrimento, però, non è riconducibile al piano di spending review attuato dal Governo Monti, ma si collega alla manovra varata l'estate scorsa dagli allora ministri Gelmini e Tremonti. Misure che hanno portato al ridimensionamento di 1.080 istituti: in concomitanza, è stato deciso che nelle scuole con meno di 600 alunni scomparisse il ruolo di preside. Il risultato è preoccupante, perché 1.141 istituti avranno, quindi, un “reggente”, vale a dire un preside che presta servizio in un'altra scuola e che si deve prendere in carico un altro istituto privo di dirigente scolastico.
Un doppio ruolo a tutti
gli effetti che, spesso, non viene riconosciuto con una conseguente
maggiorazione di stipendio. Questo, però, non è l'unico problema da
affrontare. La sforbiciata alle scrivanie dei presidi avrà
ripercussioni negative anche sul concorso che dovrebbe assegnare
2.386 nuovi posti da preside. I numeri, però, non tornano. Per
effetto della riduzione del numero degli istituti e dei
pensionamenti, che scatteranno il primo settembre, i posti
disponibili si assottigliano, riducendosi a 1.201. Senza contare il
pasticcio lombardo, dove il Tar ha congelato gli esiti del concorso
pro tempore, obbligando molte scuole alla doppia o, addirittura,
tripla reggenza. “La scelta di apporre tagli è gravida di
conseguenze nella gestione degli istituti scolastici, in una
situazione già difficile per le complicazioni dovute anche alla
scontentezza di molti docenti - dice Gian Candido De Martin, docente
di Diritto amministrativo nell'Università Luiss Guido Carli di Roma
-. Tuttavia, il quadro della dirigenza scolastica non si lega solo
ad una riduzione del personale ma richiama un problema complesso che
dovrebbe essere affrontato”.
Dal punto di vista
istituzionale, siamo in un periodo di grande incertezza per ciò che
riguarda l'autonomia delle istituzioni scolastiche: se il principio
dell'autonomia fosse reale, gli istituti dovrebbero arrivare ad
avere la facoltà di dire la loro parola sia sulla chiamata, ma anche
sulla conclusione del rapporto con il dirigente scolastico.
Purtroppo, questo scenario non è al centro del dibattito. Dovrebbe
invece, ripeto, essere connesso allo sviluppo reale ed effettivo del
principio dell'autonomia delle scuole che nel nostro ordinamento è
stato sancito in Costituzione.
Per rispondere occorre
dice che c'è un ulteriore variabile aperta. Riguarda la prospettiva
delle cosiddette reti di scuole: mi riferisco ad un assetto che
dovrebbe garantire la gestione di alcuni servizi comuni alle
istituzioni scolastiche autonome, spostando il baricentro della
gestione non sulla singola scuola, bensì sulla rete. Tutto ciò non è
stato ancora sviluppato, lasciando ad una collaborazione
estemporanea e spontanea fra istituti, nonostante il Decreto legge,
convertito proprio quest'anno, avesse previsto delle linee guida su
cui fondare il principio delle reti. Tutto ciò ha permesso che
venisse lasciato in piedi il vecchio sistema ministeriale,
burocratico e gerarchico alla base della scuola italiana. E vengo
alla sua domanda. Quali sarebbero i vantaggi per il personale? E'
chiaro che anche la dirigenza scolastica dovrebbe essere calibrata
tenendo conto di questa prospettiva. Diminuirebbero notevolmente le
misure tampone e non sarebbe più tanto oneroso per un preside avere
anche il ruolo di reggente in un altro istituto, se entrambe le
scuole risultassero collegate da un rete comune. Lo stesso discorso
potrebbe valere anche per i docenti.
Il concorso, che sta
proseguendo a fatica, in modo differente da regione a regione, può
essere spiegato con una certa forma di cautela nella copertura di
tutte le posizioni, in attesa di avere una prospettiva chiara sul
nodo della Lombardia. Purtroppo, non stiamo parlando di soluzioni
fattibili nell'immediato. Quindi, immagino che per i primi mesi si
registrerà confusione nell'organizzazione interna di molti istituti.
E' un sistema arrivato al capolinea e andrebbe messa mano all'intero impianto organizzativo. Coerentemente con i principi fissati in Costituzione, che sanciscono l'autonomia scolastica, la scelta del dirigente scolastico dovrebbe essere fatta dagli istituti interessati nel principio di autonomia e di autogoverno. |