L'intervento Italia di copie e copioni Pasquale Almirante La Sicilia, 15.7.2012 Il Miur ha fatto sapere che c'è un incremento di promossi nella secondaria sia di primo sia di secondo grado, con comunicato ottimistico, contrariamente alla precedente gestione che forse nascondeva i risultati positivi, come se bocciare fosse più onorevole che promuovere. Tuttavia il problema reale rimane: sono questi dati confortanti? In larga misura lo sono benché difficilmente sapremo con certezza se rispondono alla reale preparazione di ragazzi, visto che, sondaggi alla mano, sembra proprio che quasi il 60% abbia copiato durante gli scritti agli esami di Stato. La singolarità di questi dati, a parere di esperti pedagogisti, sta nel fatto che la pratica di copiare dai compagni o da fonti esterne è giudicata come atto di furbesca intelligenza mentre dovrebbe fare a pugni, similmente alla costumanza dell'evasione fiscale, con l'onesto sacrificio di chi lavora con senso di dovere. In altri termini, come atto di sciacallaggio è quello dell'evasore fiscale, che per giunta si vanta di sfruttare i servizi pagati dagli altri con le tasse, ugualmente disonesto dovrebbe essere giudicato chi copia dai compagni o da elementi esterni, ottenendo la promozione sui sacrifici degli altri e glorificandosene con spocchia. Furto di servizi da parte dell'evasore, furto di competenze, meriti e carriera da parte di chi copia. Eppure nessuno si meraviglia di tanto scempio, anzi ne viene elogiata la pratica tanto che, per gli esami di Stato, alcune associazioni di docenti hanno lanciato una sottoscrizione affinché si impedisca di umiliare il sacrificio di chi studia, impegnandosi a vigilare sugli scopiazzamenti. Anche per questo hanno lasciato indifferenti gli appelli al merito quando venivano da certi pulpiti che in entrambi i casi hanno dato esempi diametralmente opposti; e nessuna meraviglia è venuta quando è stato scritto che nei vari concorsi, a preside soprattutto, molti docenti uscivano dalla tasche biglietti e pizzini di temi elaborati altrove. A queste operazioni disoneste però pochi hanno fatto caso, giudicandole di normale prassi tanto che, anni addietro, qualcuno pensò di presentare una legge apposita in Parlamento per regolamentare questa materia e quella delle raccomandazioni. Non fu portata avanti perché si pensò: fatta la legge trovato l'inganno, come si può fare una legge che inganni l'inganno? |