Dall'Invalsi novità in arrivo.
Con uno scopo preciso:
aumentare il controllo sociale
di Marco Barone
Pavone Risorse,
24.7.2012
L’INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di
diritto pubblico, che per legge e disposizione statuaria può agire
anche su mandato di soggetti privati ed essere da essi finanziato,
ha recentemente pubblicato il rapporto nazionale sulla rilevazione
degli apprendimenti 2011/12 nonché le caratteristiche tecniche delle
Prove Invalsi del 2012.
Prove che, grazie in particolar modo al forte contrasto culturale,
didattico e legale sollevato dai Cobas ma anche dall'UDS, hanno
creato discussione e fatto emergere ancora una volta la criticità di
quel sistema, come rappresentato dall'Invalsi, che vorrebbe
conferire un valutazione complessiva al sistema scolastico, per
arrivare ad emulare il sistema anglosassone fallimentare) il quale
tende, proprio sulla base di prove simili a quelle dell'Invalsi, a
definire anche la sopravvivenza di intere istituzioni scolastiche.
E qui emerge un paradosso: le scuole rischiano la chiusura qualora
le prove non vengano superate positivamente, perché un risultato
negativo compromette l'immagine della scuola; a sua volta l'immagine
negativa della scuola si ripercuote sul valore immobiliare del
quartiere, ed il valore immobiliare del quartiere determina il tipo
di scuola che dovrà trovare affermazione.
In Italia siamo ancora lontani da questo tipo di realizzazione, però
l'Invalsi sembra andare in quella direzione; sarà solo questione di
tempo: sono stati appena pubblicati i rapporti delle prove che si
sono svolte in questo anno scolastico (2011/12), e la domanda sorge
spontanea, ed ora?
Già, perché da vari anni queste prove si svolgono nelle scuole, con
ampia conflittualità, ma i dati, quando vengono utilizzati e se
vengono utilizzati, servono solo a campagne di strumentalizzazioni
o, peggio ancora, a fondazioni private, per proporre il loro modello
di scuola, come accaduto recentemente con la Fondazione Agnelli che
ha utilizzato i dati del test invalsi per demonizzare la scuola
media, che certamente soffre di problemi strutturali, e proporre un
nuovo modello di scuola media, proposta ben accolta dall'attuale
ministro dell'Istruzione.
Ma con il rapporto di questo anno emergono delle anticipazioni che
devono porre in allerta tutti quelli che vogliono battersi per una
scuola pubblica degna di tal nome.
Veniamo al dunque delle risultanze della elaborazione delle prove
Invalsi del 2012.
Non mi soffermerò sui contenuti dell'esito delle prove per un
semplice motivo, perché a parer mio non sono commentabili. Come
pretendere di valutare in modo standardizzato ed omogeneo l'intero
sistema scolastico italiano quando, già nella stesse città, ma anche
tra scuola e scuola, esistono differenze ed eterogeneità così
profonde da non consentire alcun tipo di modello standard di
valutazione?
Chi decide che quelli imposti dalla commissione dell'Invalsi sono i
criteri validi con cui definire il sistema di valutazione delle
scuole?
Chi valuta il soggetto che valuta?
Cosa vuol dire valutare?
E la libertà d'insegnamento e la professionalità e dignità
professionale dei docenti dove viene relegata? Esiste ancora?
L'invalsi mira a renderla prigioniera delle catene del ricatto. O
adegui il tuo insegnamento agli indirizzi invalsi, in modo tale che
i tuoi studenti possano superare le prove secondo la volontà decisa
da poche persone, espressione della voce del sistema di potere oggi
esistente, oppure la tua scuola, con la pubblicazione dei risultati
ne risentirà a livello di immagine, verrà denigrata, se ne parlerà
male (questo, ovviamente, qualora i risultati non siano “
positivi”).
E visto che il datore di lavoro sostanziale è rappresentato da
quello che oggi è definita utenza, studenti/famiglie, è chiaro che
la libertà d'insegnamento non sarà più tale.
E se le famiglie vedranno i propri figli essere iscritti in scuole
che non superano brillantemente i test/quiz Invalsi, potrebbero
optare per l'iscrizione del proprio figlio in altra scuola, e la
dirigenza scolastica non potrà certamente rimanere indifferente a
ciò ed ovviamente andrà, volendo o non volendo, a colpire chi può
essere reputato responsabile del cattivo superamento delle
considerate prove, i docenti.
Ciò senza tener conto delle problematiche che emergono nelle varie
scuole, delle problematiche sociali e territoriali, senza tener
conto del numero di studenti presente nelle classi, senza tener
conto di nulla.
Certo, emergono dei dati interessanti ma, per i motivi espressi in
precedenza, assolutamente opinabili.
Per esempio si legge che tra le regioni del Centro, la Toscana e le
Marche hanno punteggi medi significativamente superiori alla media
italiana, mentre fra le regioni meridionali, la Campania, la
Calabria, la Sicilia e la Sardegna hanno punteggi significativamente
inferiori. La regione con il punteggio medio più alto in Italiano è
la Valle d’Aosta e quella con il punteggio medio più basso è la
Calabria: fra le due la differenza assomma a 21 punti, circa mezza
unità di deviazione standard
Tra quelle al di sopra troviamo la Valle D’Aosta,la provincia di
Autonoma di Trento, la Toscana e la Puglia, mentre l’Emilia Romagna
ha un risultato inferiore alla media italiana. La regione con
punteggio medio più alto in Matematica è la Valle D’Aosta e quella
con il punteggio medio più basso è la Calabria: fra le due la
distanza è di 11 punti.
Oppure emerge il sessismo.
Il grafico di figura 4.5, del rapporto, mette in evidenza come,
nella prova di Italiano, i maschi tendono a esser più rappresentati
nella parte bassa della distribuzione dei punteggi rispetto alle
femmine. Nella prova di Matematica (vedi figura 4.6) i maschi
conseguono un punteggio medio più elevato e sono maggiormente
rappresentati nei valori più alti della distribuzione rispetto alle
ragazze.
Maschi e femmine.
Per non parlare della discriminazione attuata verso i bambini e gli
studenti segnalati con delle difficoltà di apprendimento: gli esiti
delle loro prove, quand'anche vengano effettuate, non vengono prese
in considerazione ai fini statistici.
Dove è finita la scuola dell'integrazione?
Insomma, Invalsi significa di fatto omologazione dell'insegnamento,
standardizzazione dell'insegnamento, con riflessi diretti sulla
formazione delle future generazioni, che non potranno più scegliere,
non potranno più criticare, ma saranno costretti a decidere come
vuole il sistema.
Ciò perché le risposte alle domande fornite dall'Invalsi, sarebbero
potenzialmente tutte corrette, ma solo una sarà quella giusta,
quella decisa da pochi soggetti, annientando ogni capacità critica e
libera decisionale dello studente.
Veniamo al rapporto come pubblicato dall'Invalsi, ove emergono
importanti anticipazioni.
Estensione Invalsi all' esame di Stato scuola secondaria
E' previsto dal prossimo anno scolastico, la somministrazione delle
prove dell'Invalsi all'esame di Stato della scuola secondaria di
secondo grado. Si legge nel rapporto che: "Rispetto ai traguardi
fissati nelle Indicazioni nazionali le rilevazioni condotte
quest’anno omettono ancora di considerare il livello V della scuola
secondaria di II grado, il cui inserimento è in programma per il
prossimo anno scolastico".
Prove Invalsi per altre materie e classi.
Si estenderanno le prove dell'Invalsi su altri ambiti disciplinari e
livelli scolastici.
Sono previste infatti, una serie di rilevazioni, su base
campionaria, su altri ambiti disciplinari e/o in altri livelli
scolastici, col fine di arricchire il quadro conoscitivo del sistema
scolastico nel suo complesso; per taluni livelli scolastici e
momenti di rilevazione, si sta inoltre studiando il ricorso a prove
di tipo adattivo da svolgere tramite computer.
Da settembre autovalutazione scuole.
Da settembre nelle scuole partirà, secondo l'Invalsi,
l'autovalutazione delle scuole grazie ai risultati del test .
L’INVALSI supporterà tali processi di autovalutazione, con una guida
alla lettura dei risultati della rilevazione sugli apprendimenti -
che verrà resa disponibile a beneficio delle diverse componenti
della vita scolastica - e con la predisposizione di ulteriori
strumenti di rilevazione del proprio clima interno che le scuole
potranno adoperare
Si stipuleranno protocolli per la valutazione della performance e
funzionamento delle scuole.
A supporto della definizione di tali azioni di supporto, che in
quanto tali non competono all’INVALSI, l’Istituto ha infine in
programma lo studio di possibili protocolli di valutazione più
complessivi della scuola, atti a combinare le informazioni
discendenti dalle rilevazioni sugli apprendimenti con l’osservazione
e la valutazione, più in dettaglio, dei processi di funzionamento.
Schedatura degli studenti automatica:
Nella prospettiva di semplificazione degli aspetti procedurali e
organizzativi, già a partire dall’a.s. 2011-12 l’INVALSI ha
raggiunto un accordo con le principali case produttrici di software
per la raccolta e la gestione dei dati relativi all’anagrafe degli
alunni per consentire il trasferimento automatico dalle scuole
all’INVALSI di tutte le informazioni di contesto richieste per la
realizzazione delle indagini del SNV
L'anonimato non è garantito?
Sono stato uno dei primi a denunciare la farsa dell'anonimato,
scrivendo e motivando come la privacy dello studente è a rischio
violazione. Ed infatti l'Invalsi afferma che con l’occasione, si
modificherà, altresì, la modalità di acquisizione del questionario
studente per assicurare una maggiore riservatezza delle risposte in
esso contenute.
O la riservatezza è garantita o non lo è. Parlare di maggiore
riservatezza, vuol semplicemente dire che la riservatezza non è
stata piena, quindi lesa. E ciò mi sembra una pacifica ammissione
della lesione della privacy degli studenti
La minaccia dell'Invalsi: i test gonfiati verranno trasmessi ai
singoli Dirigenti Scolastici.
L'invalsi denuncia che l’eventuale presenza di cheating - che
l’INVALSI comunque provvederà a identificare statisticamente per
ogni singola classe coinvolta nelle rilevazioni - inficia la qualità
dei risultati che poi vengono restituiti alle single scuole e
rischia, ove la scuola poi pubblicasse tali risultati, di “gonfiare”
indebitamente i risultati proprio di coloro che si comportano in
modo scorretto. I risultati di ciascuna scuola che verranno
restituiti dall’INVALSI a partire da settembre, saranno perciò
espressi al netto dell’effetto stimato dei fenomeni di cheating; se
ne ometterà la restituzione per quelle classi ove il fenomeno abbia
superato una certa soglia.
L'Invalsi specifica anche che, al fine di aumentare il livello di
consapevolezza sul tema, trasmetterà a ciascuna dirigente scolastico
la misura statistica del cheating, disaggregata per le singole
classi.
Cosa faranno in tal caso i dirigenti scolastici? Attueranno
ritorsioni verso le così dette classi ribelli, verso chi lotterà per
difendere la propria dignità professionale, la libertà
d'insegnamento, la libertà di far maturare una coscienza libera e
critica agli studenti?
Si deve continuare a parlare di Invalsi. La battaglia deve essere
prima di ogni cosa culturale, didattica, sociale e non legale e
legalitaria.
Perchè, come insegna il funzionamento della società, il sistema
realizza le leggi per imporre il proprio status, e gli apparati del
sistema, quali i tribunali, salvo rari, rarissimi casi, altro non
possono fare che adattarsi a questa volontà.
Una battaglia sociale e cultuale, per opporsi ad un modello di
scuola omologato e standardizzato, che vada contro i numeri e la
statistica utilizzata per imporre un modello di istruzione che non
forma e formerà menti pensanti e critiche ma unicamente automi.
Parlare di Invalsi nuoce all'Invalsi, così come criticare il sistema
è critico per il sistema.
Ed allora parliamo di Invalsi.