L'allarme delle Province: con i tagli L'Upi: 'La metà delle province andrà in dissesto' di Valentina Roncati dall'ANSA, 23.7.2012 La spending review rischia di portare al dissesto finanziario la gran parte dei Comuni, metterà a rischio la riapertura delle scuole (l'edilizia scolastica è gestita dalle Province) e "taglia" anche il diritto alla salute, dal momento che sottrae quasi 13 miliardi alle Regioni che si occupano, tra l'altro, anche della sanità. Comuni e Province oggi, e il leader della Cgil Susanna Camusso - per quanto riguarda i tagli che colpiscono la sanità - sono tornati a ripetere, in toni più che mai preoccupati, il loro dissenso di fronte ai tagli che il governo, con il varo definitivo, nei prossimi giorni, del decreto sulla spending review, si appresta a varare. I sindaci domani alle 11 scenderanno in piazza a Roma, davanti a Palazzo Madama, per manifestare le proprie ragioni. "La sofferenza dei primi cittadini è forte, ed alta è l'aspettativa per l'appuntamento. Tutti comprendono la delicatezza e l' importanza del passaggio: la spending review, se approvata così come è, rischia di essere letale per molti comuni", spiega il presidente dell'Anci, Graziano Delrio. "La manifestazione di domani rappresenta una forma di 'resistenza democratica' da parte dei comuni d'Italia, fortemente preoccupati per le politiche decise dal governo, che rischiano di compromettere i diritti dei cittadini poiché costringono gli enti locali all'impossibilità di garantire l'erogazione dei servizi essenziali. Tradotto in parole semplici quanto drammatiche: la sospensione della Costituzione e della piena democrazia", sottolinea Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. I sindaci, che domani saranno migliaia, incontreranno il presidente del Senato e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Quest'ultimo, rispondendo al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, che lamentava, in una lettera (resa nota dallo stesso Saitta), i tagli ai consumi intermedi delle Province, ha risposto senza mezzi termini: "Ho cercato invano di far cambiare quella norma. E' contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del Governo". Proprio dalle Province, che oggi hanno incontrato i giornalisti in una conferenza stampa, è arrivato l'allarme più grave: "con questi tagli non siamo in grado di affrontare le spese per far partire l'anno scolastico nei 5000 edifici in cui facciamo manutenzione", dice il presidente dell'Upi, l'Unione delle Province Italiane, Giuseppe Castiglione. E c'é di più: "La metà delle Province andrà in dissesto, anzi, tecnicamente, lo siamo già". L'Agesc (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) si associa all'allarme lanciato dall'Upi: "E' a rischio - dice Roberto Gontero, presidente dell'associazione - la riapertura delle scuole paritarie". Le Province subiranno, a causa della spending review, un taglio di 500 milioni di euro per il 2012 e di 1 miliardo di euro per il 2013 perché il Governo considera come consumi intermedi un totale di 3,7 miliardi di euro. In realtà questa cifra include voci di bilancio delle Province che non sono consumi intermedi aggredibili, bensì servizi, dicono, in sintesi, Castiglione, Saitta e il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza. I consumi intermedi sono stati ottenuti dal Governo prendendo la spesa corrente e sottraendovi le spese per il personale, quelle per gli interessi e per le funzioni obbligatorie ma il totale effettivo dell'ammontare dei consumi intermedi, escluse le spese per i servizi ai cittadini, è pari, per l'Upi, a 1,3 miliardi. "Parametrando 1,3 miliardi ai 500 milioni previsti dalla spending, il taglio reale che dovrebbe spettare alle Province - ragiona Castiglione - è pari a 176 milioni di euro per il 2012 invece dei 500 milioni previsti e 352 milioni di euro per il 2013 invece del miliardo previsto. Dunque il governo ha fatto male i conti". "Inoltre abbiamo 3 miliardi di mutui accesi presso la Cassa depositi e prestiti per manutenzioni delle strade e delle scuole. Sono capitoli impegnati che non possono essere improvvisamente tagliati", aggiunge Lacorazza. L'entità complessiva dei tagli sarà di 15 miliardi, di cui 10,2 alle Autonomie, pari al 68%, mentre i tagli agli altri comparti dello Stato ammontano a 4,8 miliardi, pari al 32%. Nel quadriennio 2008-2011 la spesa corrente è diminuita del'1,97% per lo Stato, del 6,4% per le Province ma è aumentata dell'1,86% per le Regioni e dell'8% per i Comuni. Infine per i tagli alla sanità oggi a protestare è il leader della Cgil Susanna Camusso. "Anche nella sanità - dice - ci troviamo di fronte a tagli lineari che compromettono il diritto dei cittadini alla tutela della salute e a alle cure, mettendo in crisi i bilanci delle Regioni 'piu' virtuosé e il risanamento di quelle impegnate nei piani di rientro". |