Spending review
Tutte le novità e i tagli Pagelle e iscrizioni on line, tasse universitarie più care, riduzione dei compensi a categorie particolari di docenti, limitazione per le assunzioni, istituti di ricerca più "controllati" per le spese, ridotti i finanziamenti di Salvo Intravaia la Repubblica, 7.7.2012
Dalle pagelle scolastiche on line al taglio dei finanziamenti agli
enti di ricerca, passando per le tasse universitarie. La Spending
review "colpisce" anche scuole, università e ricerca, ma non com'era
previsto nelle prime bozze del documento. L'azione "sotterranea" dei
sindacati e di singoli gruppi ha addolcito l'amara pillola della
revisione della spesa che mira a razionalizzare le risorse dello
stato ed evitare il default. Alcune delle misure più dure sono state
cancellate o modificate nelle ore successive alla conclusione del
consiglio dei ministri di ieri mattina ed ora è possibile fare, con
il decreto pubblicato in gazzetta, un primo resoconto di tutti i
provvedimenti che riguardano scuola università e ricerca
scientifica. Alla fine, il ministro dell'Istruzione, dell'Università
e della ricerca, Francesco Profumo, è riuscito a limitare i danni.
"La pagella elettronica - recita il decreto - ha la medesima validità legale del documento cartaceo ed è resa disponibile per le famiglie sul web o tramite posta elettronica o altra modalità digitale".
I genitori che volessero comunque una copia cartacea del documento
dovrà farne specifica richiesta alla scuola. Ma il processo di
dematerializzazione lanciato dal governo riguarderà anche i docenti
e gli alunni. "A decorrere dall'anno scolastico 2012/2013 le
istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e
inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato
elettronico". Non sarà più possibile per gli alunni somari
nascondere i brutti voti e le assenze ai genitori né contraffare la
firma in pagella. Per attuare questa mezza rivoluzione, le scuole
dovranno organizzarsi "con le risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica". Insomma, niente
soldi in più per le scuole per la "rivoluzione on line". I docenti che per motivi di salute non possono più insegnare saranno "declassati" d'ufficio ad Ata: amministrativi e tecnici di laboratorio. I docenti tecnico-pratici, la cui figura è stata abilita nel 1994, e coloro che sono transitati dagli enti locali allo stato con una qualifica diversa da quelle previste dall'ordinamento statale, "transita (anche questi ultimi d'ufficio) nei ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico, in base al titolo di studio posseduto". Inoltre, il contingente del personale docente comandato presso il ministero degli Affari esteri verrà ridotto da 100 a 70 unità e i 1.400 insegnanti italiani in forza nelle scuole italiane all'estero vengono più che dimezzati: passeranno a 624. Con queste tre manovre, la scuola italiana avrà più docenti, amministrativi, tecnici e bidelli e potrà evitare di pagare supplenti per la copertura dei corrispondenti posti. Ma non solo. I bilanci delle scuole verranno tenuti sottocchio attraverso una disposizione di cassa che costringerà le scuole a versare presso la Banca d'Italia i propri fondi e a non intrattenere più singoli rapporti con singole banche. E le supplenze brevi - da un giorno a qualche settimana, ma in casi eccezionali anche tutto l'anno - saranno soggette ad un monitoraggio per scovare le "istituzioni che sottoscrivono contratti in misura anormalmente alta in riferimento al numero di posti d'organico dell'istituzione scolastica".
Un intervento "pesante" soprattutto quello sui docenti che insegnano
all'estero "da sempre importante fattore di presidio della cultura
italiana nel mondo", a parere di Francesco Scrima, leader della Cisl
scuola, che "manterrà comunque alta la vigilanza e l'iniziativa
nella fase di conversione in legge del decreto, convinta che la
concertazione con le parti sociali e le sedi negoziali devono essere
fortemente valorizzate se davvero si vuole un'efficace revisione
della spesa, e non un'ottusa e ingiusta politica di tagli lineari".
Per la Flc Cgil il decreto sulla spendine review è la solita
"mannaia sui servizi pubblici" a carico dei cittadini e del
lavoratori. In futuro, il conteggio della "contribuzione studentesca" sarà effettuato prendendo in considerazione soltanto quello che verseranno gli studenti italiani e comunitari iscritti entro la durata normale dei diversi corsi di studio. Non verranno conteggiate le tasse versate i fuori corso, che oltre ad ammontare al 40 per cento del totale degli iscritti sono quelli che sborsano di più. Ma non solo. Il denominatore del rapporto tasse versate dagli studenti/Fondo di finanziamento ordinario cambierà con il più favorevole "trasferimento statale", che include altre somme. Per gli studenti si tratta di "una truffa". Perché limitando il conteggio delle tasse versate ai soli studenti in corso e dilatando il finanziamento complessivo sarà difficile che le università continuino a sforare il 20 per cento. E tutto "ritorna a posto". Le università che dovessero comunque sforare saranno tenute a trasformare gli introiti "non dovuti" in borse di studio. Circostanza che viene definita dagli studenti come una "beffa". "Una sanzione - spiega Luca Spadon, portavoce nazionale Link - Coordinamento universitario - che sa di beffa e che risulta essere un ulteriore assist ai rettori per continuare a far pagare agli studenti gli effetti dei tagli operati dalla legge Gelmini e mai ristorati da questo Governo". Ma almeno il paventato taglio di 200 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario è sparito. Ma la nuova norma, secondo gli studenti, "apre ad una pericolosissima liberalizzazione delle tasse e dei contributi universitari, come già in passato richiesto e sostenuto dalla Crui e da alcuni partiti italiani".
Per l'Unione degli studenti, che hanno patrocinato decine di ricorsi
al Tar per costringere gli atenei a restituire le tasse pagate in
più, quello del governo Monti è un "omicidio premeditato
dell'università pubblica". "Siamo il terzo paese per tasse
universitarie in Europa - dichiara Michele Orezzi - e nonostante
questo il Governo punta a cancellare il limite della tassazione e
consentire aumenti sconsiderati dei contributi pagati dagli
studenti. La verità è che se fino ad oggi gli studenti potevano fare
ricorso per bloccare gli atenei con tassazioni eccessive, ora
l'unico vincolo per le università fuori legge sarà quello di
destinare dei fondi a qualche borsa di studio, neanche
necessariamente per studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi".
Sarà l'Istituto nazionale di Fisica nucleare (meno 9,1 milioni nel 2012 e 24,4 nel 2013 e nel 2014) il più penalizzato. Segue, nella classifica degli istituti di che contribuiranno di più al risanamento del bilancio dello stato, il Cnr che complessivamente 38 milioni di euro in tre anni. E i tagli ai budget colpiranno tanti istituti: l'Agenzia spaziale italiana, l'Istituto nazionale di astrofisica, l'Ingv - l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - quello di Oceanografia e geofisica sperimentale e e anche l'Invalsi: l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione. In tutto, il taglio sui bilanci dei centri di ricerca - anche quelli dipendenti da altri ministeri - ammonterà a 210 milioni.
Per scongiurare tutto questo, scende in campo l'Associazione dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc). "Chiediamo - dichiara Roberto Gontero, presidente dell'Agesc - che le scuole paritarie, in quanto enti non profit, non debbano pagare l'Imu. In questi giorni l'Agenzia delle entrate sta inviando una serie di cartelle esattoriali Imu alle scuole paritarie. Eppure il presidente del consiglio non più tardi di due mesi fa aveva garantito che non avrebbero dovuto pagare l'imposta". In effetti, a fine febbraio, Mario Monti disse che le scuole religiose avrebbero pagato l'Imu solo se rientranti fra quelle aventi finalità commerciali. Non è questo il caso? La nuova disciplina introdotta dal governo prevede che gli immobili adibiti in via esclusiva a luogo di culto non pagheranno l'Imu. Le scuole cattoliche possono essere assimilate a chiese? Secondo il Fisco, la risposta è no. "Siamo davanti a una grave situazione di incertezza - dice il presidente Agesc - e molti genitori si trovano nella condizione di non sapere se il figlio porterà a termine il ciclo scolastico nella stessa scuola dove l'ha iniziato". Il pagamento dell'Imu, secondo l'Agesc, farebbe infatti lievitare la retta scolastica, che in tempi di crisi pesa sui bilanci familiari ancora di più. Le strutture della chiesa adibite a scuola sono 8.644 e il pagamento dell'Imu rappresenterebbe una stangata senza precedenti, dal momento che in passato non pagavano l'Ici. I genitori dell'Agesc, tra l'altro, non si limitano a chiedere l'esenzione dall'Imu per le paritarie cattoliche, ma chiedono che la retta richiesta dalle scuole alle famiglie possa in qualche modo essere detratta dalle tasse. "La retta per la scuola paritaria - conclude Roberto Gontero - dovrebbe potere essere almeno detratta come credito d'imposta, così come viene fatto, ad esempio, per le spese per la palestra". Una proposta che in questo momento sembra di difficile recepimento oggi che il governo sta rivedendo la spesa pubblica e annuncia tagli ovunque, scuola compresa. |