La vera «scuola in chiaro» che vorremmo

«Come famiglie e come associazioni di persone con disabilità - scrive Donatella Morra, constatando che dopo pochi mesi anche il nuovo ministro dell'Istruzione Profumo, sembra avere "spento la luce" - vorremmo una "scuola in chiaro", fondata sulla trasparenza dei bisogni e quindi anche sulla diffusione tempestiva dei dati di cui la Pubblica Amministrazione dispone; e fondata anche sulla validazione e la diffusione delle buone prassi; sulla valutazione condivisa e sull'autovalutazione dei risultati raggiunti; sulla formazione obbligatoria iniziale e in servizio di tutto il personale, scolastico, assistenziale ed educativo, che ha il compito di realizzare la piena integrazione; sulla complementarietà, la collaborazione e il dialogo, anziché sulla sovrapposizione, sulla confusione e sull'improvvisazione degli interventi, tra gli Enti, le Istituzioni e le persone che hanno la responsabilità della presa in carico dei processi inclusivi: Scuola, Sanità, Enti Locali, Famiglie e Associazioni». E chiede anche: «Ma qualcuno crede davvero che per una famiglia sia una "furberia" etichettare come "alunno disabile" il proprio figlio, per appropriarsi di chissà quali vantaggi?»

  di Donatella Morra*, Superando 7.6.2012

Alla fine di novembre del 2011, le associazioni di persone con disabilità federate nella LEDHA [la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, N.d.R.] avevano accolto favorevolmente la pubblicazione sul sito del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) della Scuola in cifre 2009-2010, che sembrava finalmente attestare un'inversione di tendenza rispetto all'oscurità quasi totale sui dati relativi all'integrazione scolastica, voluta in precedenza dal ministro Gelmini.
Ora però, dopo pochi mesi dal suo insediamento, anche il nuovo ministro Profumo sembra avere "spento la luce". Sono passati infatti più di due mesi dalla scadenza delle iscrizioni per l'anno scolastico 2012-2013, per le quali il Ministro ha inaugurato anche la procedura telematica, denominata La scuola in chiaro, messa a disposizione di famiglie e scuole per velocizzare procedure e tempi. Telematica anche la procedura di trasmissione dei dati sulle iscrizioni degli alunni con disabilità.

Ebbene? Nell'era dell'Information Technology nessun dato è filtrato ancora sul sito del Ministero e tantomeno sui siti degli Uffici Scolastici Territoriali, rispetto al numero degli iscritti per il prossimo anno.
Dal canto suo la FISH (Federazione Italiana peer il Superamento dell'Handicap) ha sollecitato il Ministero, chiedendo anche i numeri non solo sul totale di alunni con disabilità e sul numero di insegnanti di sostegno, ma anche su altri "indicatori" essenziali (come il numero totale degli alunni della classe in cui è presente l'alunno con disabilità o il numero di alunni disabili nella stessa classe, oltre al dato sui docenti specializzati e formati in didattica speciale, non solo tra gli insegnanti di sostegno, ma anche tra i docenti curricolari e i dirigenti scolastici), per far emergere da un lato le cosiddette "buone prassi", dall'altro le mancanze e le debolezze del percorso di inclusione dell'alunno con disabilità in Italia.
Nella riunione dell'Osservatorio sull'Integrazione Scolastica del 17 maggio scorso, il Ministero ha assicurato che dal 2013-2014 tutti i dati saranno on-line, ma chi raccoglierà il testimone e manterrà fede alle promesse a quella data non è dato sapere.

Per quanto poi riguarda lo specifico della Lombardia, il buio è ancora più profondo e non si riesce - senza le credenziali di accesso riservate alle scuole - ad accedere a documenti su cui le famiglie degli alunni con disabilità e le loro associazioni dovrebbero essere legittimamente consultate in fase di elaborazione.
Un esempio per tutti: il monitoraggio sul funzionamento dei Gruppi di Lavoro di Istituto, sulla cui esistenza molte famiglie e persino molti docenti sono totalmente all'oscuro. Con la mediazione del GLIR, il Gruppo di Lavoro interistituzionale di recente costituzione (esiste dal gennaio 2011 [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]), in cui vi è una qualificata rappresentanza della LEDHA, ci sono da poco pervenuti risultati incoraggianti di un questionario che non abbiamo contribuito a formulare, ma che abbiamo tenacemente sollecitato.
Il 68% delle Istituzioni Scolastiche Statali e Paritarie della Regione ha risposto al sondaggio, contenente quesiti relativi all'esistenza o meno di un piano di lavoro dei Gruppi, sull'informazione alla scuola sull'attività svolta, sull'esistenza o meno di un raccordo con i Centri Territoriali di Risorse (CTRH) e sulla verifica annuale dell'attività svolta.
La risposta mediamente fornita dal 77% circa delle scuole che hanno compilato il sondaggio è stata positiva, ma gli utenti, le loro famiglie e le associazioni non sono stati interpellati, né è dato sapere se fosse previsto un quesito sul loro grado di soddisfazione e sull'effettiva interistituzionalità dei Gruppi di Studio e Lavoro di Istituto, che dovrebbero essere l'ambito più vicino agli utenti in cui si realizza il lavoro di rete tra Istituzioni Scolastiche, Enti Locali, Sanità, Famiglie e Associazioni, indispensabile per pianificare, organizzare e monitorare il Progetto di Vita e il Piano degli Studi Personalizzato dell'alunno con disabilità.

Di più: in Lombardia, relativamente all'anagrafe delle scuole paritarie - comprensiva dei dati sugli alunni con disabilità che le frequentano (scadenza per l'invio dei dati: 17 ottobre 2011), che come LEDHA abbiamo reiteratamente richiesto -, sono filtrati nell'ambito del GLIR solo i dati sugli iscritti con disabilità nel corrente anno per ordine di scuole, senza il totale degli iscritti, da cui tuttavia emerge una significativa presenza di alunni con disabilità nella scuola d'infanzia paritaria (1.647 alunni, dato comprensivo però anche di un 9-10% di scuole comunali), ma un numero modesto di iscritti negli ordini di scuola successivi (743 nelle primarie, 512 nella secondaria di primo grado e 350 nelle secondarie di secondo grado), nonostante il trend di crescita delle iscrizioni in tutti i gradi di scuole private paritarie sia in costante aumento, a discapito delle scuole statali, in cui sono in lieve crescita solo le iscrizioni nelle primarie.
Se si presta fede al numero totale di alunni delle scuole paritarie riportato nella Scuola in Lombardia dall'Ufficio Scolastico Regionale [La scuola in Lombardia, Conferenza stampa per l'avvio dell'anno scolastico 2011-2012, Documentazione, 12 settembre 2011, disponibile clciccando qui, N.d.R.], mentre nelle scuole statali gli alunni con disabilità costituiscono il 2,72% del totale, in quelle paritarie la loro presenza è meno che dimezzata (1,24%).
Quali fattori ne sono la causa? Sono unicamente i maggiori costi che scoraggiano le iscrizioni da parte delle famiglie nelle paritarie o non sono piuttosto le scuole a respingerli, per sottrarsi agli oneri aggiuntivi (sostegno, assistenza educativa, spese di trasporto, ausili e superamento delle barriere architettoniche, numero contenuto di alunni per classe) che l'iscrizione di un alunno con disabilità comporta?
A tal proposito va sempre ricordato che le scuole private paritarie sono obbligate ad accettare l'iscrizione degli alunni con disabilità, pena la perdita della parità ottenuta (Legge 62/00 e Decreto Ministeriale 83/08), ma di questo diritto soggettivo violato gli unici ad accorgersene sembrano essere solo i familiari delle persone con disabilità e le loro associazioni.

La trasparenza sui dati e la collaborazione con le associazioni nelle fasi di rilevazione dei bisogni, programmazione e attuazione degli interventi sono previste dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (divenuta nel 2009 la Legge 18/09 dello Stato italiano), che all'articolo 31 (Statistiche e raccolta di dati) attribuisce agli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione la responsabilità di diffondere le informazioni, disaggregate in maniera appropriata, utili per «valutare l'adempimento degli obblighi contratti dagli Stati Parti [firmatari della Convenzione N.d.A.] e per identificare e rimuovere le barriere che le persone con disabilità affrontano nell'esercizio dei propri diritti».
A tutt'oggi, invece [maggio 2012, N.d.R.], per prefigurarci alcune precondizioni per l'inclusione scolastica prossima ventura, si dispone unicamente della Circolare Ministeriale n. 25 del 29 marzo 2012, sulle dotazioni organiche per l'anno scolastico 2012-2013, ove nel testo delle tabelle allegate, il Ministero conferma solo che nel prossimo anno scolastico l'organico di diritto e l'incremento in organico di fatto, «salvo deroghe», saranno rigorosamente fermi ai livelli del 2010-2011, con un organico di diritto pari al 70% dei posti complessivamente attivati nel 2006-2007, come previsto dall'articolo 2 della Legge 244/07 (articolo 2, comma 414): l'unica risorsa certa di personale specializzato, con caratteristiche di competenza e stabilità, in grado di garantire un minimo di continuità e di coerenza educativo-didattica, su cui gli alunni con disabilità potranno quindi contare nel 2012-2013 sarà ancora su scala nazionale il contingente di 63.348 posti di sostegno in organico di diritto, incrementabile di 27.121 posti in organico di fatto, per un totale nazionale di 90.469 posti, come nei due anni precedenti.
E anche in Lombardia - dove pure la popolazione scolastica in generale, e ancor più gli alunni con disabilità, cresce in misura più consistente che nel resto del Paese -, i dati rimangono inalterati: 6.578 posti in organico di diritto (solo il 56% dei posti attivati) + 5.086 posti in organico di fatto, per un totale regionale di 11.664 posti, come nel 2010-2011 e nel 2011-2012.
Le speranze, ancora e sempre, degli alunni e delle loro famiglie, sono pertanto riposte nelle deroghe e quindi nel precariato e ancora una volta, ad assegnazioni avvenute, anche ad anno scolastico iniziato, molti genitori saranno costretti ad adire le vie legali, per ottenere faticosamente nelle aule dei tribunali ciò che a tutti gli altri studenti spetta di diritto, con il rischio fondato che in tempi di ristrettezze si faccia il "gioco delle tre carte" e, per dare qualche ora in più agli alunni ricorrenti, venga diminuito il sostegno ai più deboli e indifesi.

Nel frattempo il numero degli studenti con disabilità è passato in Italia da 188.449 alunni nel 2010-2011 a 198.672 nel 2011-2012 (dati del Sistema Informativo dell'Istruzione-SIDI dell'ottobre 2011) e in Lombardia, nello stesso periodo, da 28.549 a 31.144, con un trend di crescita che presumbilmente non si è ancora arrestato.
Gli alunni "invisibili" chiedono alla scuola di tutti accoglienza e visibilità, nonostante alcuni Uffici Scolastici Territoriali e Provinciali cerchino di intimidire famiglie e insegnanti, per spingerli a non far certificare nuovi alunni o a non promuovere procedure di aggravamento per studenti che a loro dire non sarebbero "veri" disabili o disabili in situazione di gravità, ma persone che - fruendo abusivamente di tale "ambìta patente" -, andrebbero ad aggiungersi alla schiera di "falsi invalidi" delle cui malefatte sono zeppi gli articoli di cronaca sulla stampa e negli altri media.
Chiediamo: qualcuno crede davvero che per una famiglia sia una "furberia" etichettare come alunno "disabile" il proprio figlio per appropriarsi di chissà quali vantaggi? A che servono allora le Commissioni Sanitarie Collegiali, cui una norma confusa ha aggiunto anche un rappresentante INPS a titolo di ulteriore verifica e controllo? Non sono state proprio istituite per fungere da filtro competente, per arginare arbitrarie e insensate richieste di talune famiglie, sollecitate da insegnanti "opportunisti"?
E qual è il ruolo dei Gruppi di Lavoro di Istituto (GLHI) e soprattutto di Classe (GLHO), a cui compete - anche alla luce della recente Legge 122/10 (articolo 10, comma 5) - la programmazione degli interventi e la quantificazione delle risorse, umane e materiali, per l'integrazione?
Utilizzano i Dirigenti Scolastici tutti i mezzi che la normativa mette a loro disposizione per essere davvero «garanti» dell'integrazione scolastica nelle Istituzioni Scolastiche che dirigono e rappresentano (si vedano le Linee Guida per l'Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità del 2009, parte III, 1.1)?

Non si risolve il problema ignorandolo o credendo di risolverlo alla radice (per la serie: «l'alunno non lo certifico, quindi non esiste»), ma affrontandolo senza reticenze e con la volontà di trovare soluzioni che, in nome solo dei risparmi, non taglino con le spese anche i diritti e non offendano la dignità degli alunni con disabilità.
La scuola che vorremmo, come famiglie e associazioni di persone con disabilità, è una "scuola in chiaro", fondata sulla trasparenza dei bisogni e quindi anche sulla diffusione tempestiva dei dati di cui la Pubblica Amministrazione dispone; e fondata anche sulla validazione e la diffusione delle buone prassi; sulla valutazione condivisa e sull'autovalutazione dei risultati raggiunti; sulla formazione obbligatoria iniziale e in servizio di tutto il personale, scolastico, assistenziale ed educativo, che ha il compito di realizzare la piena integrazione; sulla complementarietà, la collaborazione e il dialogo, anziché sulla sovrapposizione, sulla confusione e sull'improvvisazione degli interventi, tra gli Enti, le Istituzioni e le persone che hanno la responsabilità della presa in carico dei processi inclusivi: Scuola, Sanità, Enti Locali, Famiglie e Associazioni.

 

 

* LEDHA Scuola (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità). Il presente testo è già apparso nel sito della LEDHA «Persone con disabilità.it», con il titolo La "scuola in chiaro" che vorremmo e viene qui ripreso, con lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione.