Aprea: chiamata diretta dei prof, intervista di Federico Ferraù a Valentina Aprea il Sussidiario 16.6.2012 La doccia fredda è arrivata con il comunicato finale del Consiglio dei ministri di ieri. Il Cdm ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge “Cresci Lombardia” (n. 7 del 18 aprile 2012 “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”, ndr), «per violazione dei principi fondamentali in materia di istruzione». Ovvero, un secco “no” a quel controverso articolo 8 sul reclutamento del personale docente da parte delle istituzioni scolastiche, la cosiddetta “chiamata diretta dei docenti”. Di fatto, un ceffone a chi sperava nell’iniziativa lombarda per dare più autonomia alle scuole, favorendone una maggiore discrezionalità nella scelta dei docenti.
La risposta della
Regione non si fa attendere. «Un atto di conservatorismo
incomprensibile» risponde nel suo comunicato l’assesore
all’Istruzione Valentina Aprea, segno di «un centralismo esasperato
ed irriguardoso della Costituzione del 2001 e del principio di
sussidiarietà che non aiuta certo chi ha a cuore lo sviluppo del
nostro Paese».
È un colpo basso per
l’interlocuzione avviata in modo positivo tra il ministro Profumo e
il presidente Formigoni: soprattutto per le caratteristiche della
norma e per come era stata costruita, in quanto parlava di
sperimentazione vincolata da accordi. Oltretutto la decisione del
Governo è soprendente, se pensiamo che il presidente Formigoni e io
ci siamo confrontati in modo approfondito con il ministro Profumo e
abbiamo messo a punto, di comune accordo, un testo che recepiva le
modifiche opportune per l’approvazione da parte del Governo. Il
quale, con questa decisione, in pratica smentisce se stesso.
Il ministero, sentito
da noi in questi giorni sulle carte richieste dalla presidenza del
Consiglio in vista di questa valutazione, ha detto di non aver avuto
margini di manovra perché era palese l’incostituzionalità.
A me pare uno schiaffo
al principio di sussidarietà. Si fanno accordi, in una linea di
leale e reciproca collaborazione, per sperimentare modifiche a leggi
nazionali, e li si impugna davanti alla Consulta?
È triste dirlo, ma si
blocca tutto. Con l’impugnativa del Governo si congela lo strumento
che avrebbe consentito di sperimentare una nuova assunzione del
corpo docente. Ma vogliamo ancora sperare che ci possa essere un
altro modo per avviare le sperimentazioni in questo campo. Intendiamo proseguire lealmente sulla strada già intrapresa, perché stiamo trattando con il Governo anche sull’a ttuazione del Titolo V in Conferenza Stato-Regioni. Sembrerebbe davvero strano che il Governo, mentre tratta con le Regioni per portare a compimento una riforma che attende da 11 anni, nella quale si parla del trasferimento di tutta la materia dell’istruzione alle Regioni, rinuncisse a dialogare con i suoi interlocutori, e cioè le Regioni stesse, sulle possibili sperimentazioni. Dato e non concesso che la strada della nostra legge sia impraticabile, mi auguro che il Governo voglia riprendere il merito della sperimentazione trattando sull’altro tavolo, in sede di Conferenza Stato-Regioni.E da un punto di vista politico, come giudica quanto avvenuto?
Come regione di
centrodestra, ci sentiamo attaccati da un governo che sentiamo anche
un po’ nostro, visto che è nato e si mantiene in piedi anche con i
voti del centrodestra in Parlamento. Perché vede, i ricorsi alla
Corte costituzionale denotano una logica di mera opposizione.
Prendo atto che un
governo tecnico che nasce per cambiare il Paese ricorre agli
strumenti che il centrodestra e il centrosinistra hanno usato
alternativamente, opposizione contro governo, per farsi la guerra.
Diciamo che oggi torniamo
ad essere creditori del governo Monti e del ministro Profumo.
Con questo ricorso
vincono ancora una volta le forze conservatrici, che poi sono sempre
le stesse: burocrazia e sindacati. Spiace constatare che proprio
questo Governo, che dice di avere a cuore il bene del Paese, rinunci
a sperimentare con una Regione coraggiosa un percorso innovativo per
garantire stabilità ai supplenti annuali, cambiando il rito di
assegnazioni meramente burocratiche e legate alla casualità del
punteggio.
Assolutamente no. Perché
avevamo già chiarito, e anche il Consiglio regionale lo aveva fatto,
che avremmo rispettato i diritti acquisiti. In ogni caso, la
selezione sarebbe avvenuta sulla base di criteri stabiliti secondo
un accordo col Miur. Criteri burocratici e punteggi li avremmo
valutati in fase iniziale, per individuare gli aventi diritto. Che fatta salva l’impossibilità del ministero di non ricorrere, il ministro Profumo voglia recuperare in Conferenza Stato-Regioni la possibilità di sperimentare insieme a Regione Lombardia nuovi percorsi di assegnazione. Da parte nostra, non ci faremo intimidire e continueremo a lavorare nel rispetto delle norme vigenti per una maggiore autonomia delle scuole e per salvaguardare la libertà di scelta delle famiglie e il diritto ad avere una scuola di qualità che non sia più vincolata al reclutamento passivo degli insegnanti. |