Premiare il merito: atmosfera di un sentire antico Enrico Maranzana ScuolaOggi 7.6.2012 Premiare lo studente dell’anno, gratificare chi si è distinto per il livello dei risultati ottenuti: una questione mutevole, che varia in funzione dell’ambiente di riferimento. Il ministro Profumo ha rilasciato un’intervista in cui afferma di essere “profondamente rispettoso degli organismi collegiali” e di avere “una lunga esperienza di scuola”. Per quanto riguarda il suo vissuto l’università è il riferimento primario le cui problematiche hanno natura e struttura diversa da quelle della scuola. Sul versante degli organi di governo delle istituzioni scolastiche le anticipazioni sulle linee portanti la sua “riforma” contraddicono la prima affermazione. Questo scritto esplora la premialità quale agente di miglioramento del servizio scolastico.
L’ambito in cui sorge il problema Il rapporto educativo ha natura dialogica: le scuole “progettano e realizzano” percorsi d’apprendimento; gli studenti, con perizia e laboriosità rispondono alle sollecitazioni ricevute. Duplice l’origine del successo: da un lato l’ideazione e la proposta di situazioni di lavoro motivanti ed efficaci a cui segue la diligente, collaborativa e convinta risposta degli allievi. Questo il contesto a cui il governo, organo esecutivo dello Stato, avrebbe dovuto far riferimento: la sua responsabilità primaria consiste nel vigilare sulla rigorosa applicazione delle regole vigenti e, in particolare, nell’accertare che il servizio fluisca nell’alveo istituzionale. In altri termini: deve sovraintendere l’attività delle scuole per garantire che la struttura logico-funzionale prevista dalle norme sia operante. La proposta del ministro sorvola su tali adempimenti in quanto sembra riferirsi al modello di scuola di inizio novecento, unidirezionale come quello accademico, che interviene sul solo destinatario della comunicazione educativa: il problema riguardante la sintonia tra emittente e ricevente è trascurato e , di conseguenza, la legge è disattesa.
Definizione del problema Formazione .. Educazione .. Istruzione .. Insegnamento sono le fasi della progettazione scolastica. La legge ha associato a ogni funzione uno specifico organismo: il compito dell’amministrazione centrale è quello di verificare la compiuta realizzazione dell’iter progettuale, il fondamento della crescita culturale dei giovani. Rimando in rete a “Brunetta/Gelmini: onorate il mandato ricevuto” in cui si mostra la profonda divaricazione esistente tra il servizio scolastico illustrato nei POF e lo spirito e la lettera della legge, questione su cui anche il provvedimento Profumo glissa.
Formulazione d’ipotesi
I docenti operano sia collegialmente che individualmente seguendo un percorso che, per raffinamenti, individua, definisce e approssima i traguardi del sistema. A una commissione potrebbe essere affidato il compito di analizzare il lavoro delle scuole in base ai criteri che il ministero annualmente definisce. L’accertamento delle eccellenze avverrà a più livelli: Collegio dei docenti – Oggetto dell’analisi potrebbe essere la strategia adottata per “valutare periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività scolastica”. Un’altra possibilità di valutazione è fornita dalla certificazione delle competenze di fine obbligo: quali metodologie sono state sviluppate per portare i giovani al successo? Consiglio di Classe – Il coordinamento didattico qualifica il lavoro dell’organismo. I criteri e le modalità utilizzati sia per far convergere gli insegnamenti verso i traguardi comuni (capacità), sia per controllarne l’efficacia consentiranno di soppesare la qualità dell’attività collegiale. Docente – la via maestra per l’espressione di un giudizio oggettivo3 sulla progettazione didattica degli insegnanti ha, come porta d’ingresso, la distinzione tra valutazione sommativa e valutazione formativa. A un soggetto terzo sarà affidata la prima; ai docenti competerà quella formativa. In tal modo si generare una situazione del tutto analoga alla preparazione di una gara sportiva: l’allenatore orienta, consiglia, informa, discute, corregge per mettere l’atleta in condizione di dare il massimo nella gara.
I termini eccellenza e merito hanno significati differenti: il primo fotografa le prestazioni, il secondo focalizza la persona, la sua volontà, la qualità delle risposte fornite, il cammino percorso. L’eccellenza è il naturale oggetto della valutazione esterna della scuola, il merito riguarda quella interna che, attraverso il feed-back, consente di governare il sistema educativo, di istruzione e formazione3. L’introduzione della cultura del merito nella scuola non può prescindere da una corretta e scientifica organizzazione delle attività scolastiche, proprio quella che i decreti delegati del 74 hanno introdotto, da tutti disattesa nel disinteresse generale. |