Fioroni: Da Profumo una riforma spot intervista di Pietro Vernizzi a Giuseppe Fioroni il Sussidiario 4.6.2012
“La riforma del ministro Profumo è pensata solo per i 100 studenti
con i voti più alti, mentre occorre un pacchetto completo in grado
sia di stimolare le eccellenze sia di recuperare chi è rimasto
indietro. Le leggi per farlo ci sono già, ma da quattro anni sia il
ministro Gelmini sia il ministro Profumo rimandano l’approvazione
dei decreti attuativi. E’ un’occasione persa per la scuola
italiana”. A dichiararlo a Ilsussidiario.net è Giuseppe Fioroni,
deputato del Pd ed ex ministro dell’Istruzione, intervenuto in modo
critico sulla riforma basata sulla competizione tra studenti
proposta dal suo successore Francesco Profumo.
La scuola è una comunità educante in cui la scintilla della
conoscenza per i nostri figli scatta dall’incontro unico e
irripetibile tra lo studente persona e il docente persona.
Quindi il nostro problema non deve essere quello di certificare i
100 studenti migliori, ma evitare di perderne il 30% per la
dispersione scolastica e fare sì che il 90% diventi migliore di come
è oggi. Per questo occorre investire per evitare di perpetrare la
vergogna di un debito formativo che non è recuperato e riqualificare
il milione di docenti italiani cui non è rivolta alcuna forma di
aggiornamento per mancanza di risorse.
Occorre pensare a un pacchetto complessivo, in grado sia di
recuperare chi è rimasto indietro sia di stimolare le eccellenze. Se
si fa solo uno spot mettendo sul sito del ministero i nomi dei cento
migliori studenti, sarà uno specchietto per le allodole che non
serve alla sostanza della nostra scuola. E’ sbagliato parlare di
merito nella scuola? No, ma quando si parla di merito nella scuola
italiana non siamo all’anno zero. Semplicemente non si sono trovate
le risorse che noi avevamo stanziato per stimolare le eccellenze,
pari a 5 milioni di euro l’anno.
Già oggi abbiano norme che consentono di incentivare il merito,
riconoscendo premi ai ragazzi che partecipano e vincono le
olimpiadi, i certamen, le tante selezioni che producono sfide tra le
conoscenze e i saperi, mettendo i ragazzi nelle condizioni di
frequentare master all’estero, approfondimenti culturali e
disciplinari. E’ il motivo per cui abbiamo inserito il 100 e lode nel diploma di maturità. Tutto questo non è stato mai perseguito dal governo perché ci è stato detto che non c’erano le risorse. Abbiamo fatto la circolare la norma sulle “scuole aperte”, per dare la possibilità agli istituti di rimanere aperti non solo nei pomeriggi, ma anche nei periodi estivi con risorse a disposizione per svolgere i recuperi e consentire gli approfondimenti disciplinari. Tutto questo fa parte già della nostra normativa cui non si è dato seguito.
In che modo è possibile incentivare gli studenti migliori?
Per esempio evitando che l’accesso alle facoltà a numero chiuso si
basi su test che ignorino completamente i programmi delle scuole
medie-superiori. L’idea che passa altrimenti è che l’impegno degli
anni precedenti sia inutile al momento dell’esame di ammissione
all’università. Non è pensabile che coloro che hanno studiato e si
sono diplomati con capacità, merito e profitto alle scuole
medie-superiori non siano messi nelle condizioni di entrare nelle
facoltà a numero chiuso semplicemente perché non sanno rispondere
alla domanda: “Quando Totti ha segnato all’ultimo minuto di
Udinese-Roma”.
Quattro anni fa ho fatto una legge che fa riferimento ai programmi
delle scuole medie-superiori, assegnando un punteggio significativo
alle valutazioni dei ragazzi negli ultimi tre anni e al voto di
diploma. Questa norma non è mai stata resa attuativa, ma è stata
sempre rinviata prima dal ministro Gelmini e poi dal ministro
Profumo. Una riforma degli istituti tecnici e professionali non è compatibile con laboratori fondati sul tornio, quando occorrono quelli di megatronica. Affinché un insegnante possa insegnare multimedialità, occorre inoltre averlo riaggiornato e riqualificato. Insomma, è necessario sapere scegliere le priorità individuate dall’Ue, secondo cui l’Italia ha bisogno di diplomati in numero maggiore rispetto a quelli che ha oggi, ma deve averli anche più competenti e più capaci. |