FINE ANNO SCOLASTICO: UNA RIFLESSIONE
Uno dei cardini fondamentali del processo di
inclusione è lo sforzo sinergico Tina Naccarato da Disabili.com, 21.6.2012
La fine dell'anno
scolastico per ciascun insegnante è occasione di riflessione sulle
attività, sui percorsi e sulle metodologie e strategie messe in
campo per individuare gli eventuali successi o insuccessi, nonché i
margini di miglioramento. Quando questo processo riguarda gli
allievi con disabilità, uno degli ambiti fondamentali di valutazione
è certamente la relazione istaurata
con i genitori nel corso dell'anno scolastico.
Soprattutto se ad interrogarsi è un insegnante di sostegno. All'intervento della signora Fortunato è seguito quello di chi scrive, Tina Naccarato, insegnante di sostegno specializzata, la quale ha cercato di richiamare le problematiche sollevate per presentare il punto di vista dei docenti sui medesimi temi. In merito agli incontri per la stesura dei documenti di rito ha sottolineato che essi sono certamente strumenti fondamentali ai fini dell'integrazione, ma che il loro valore più profondo è proprio nel fatto che occasionano confronti tra i diversi attori coinvolti. Uno degli impegni prioritari di tutti è infatti collaborare per obiettivi comuni ed è pertanto auspicabile che si crei una relazione costruttiva con le famiglie, che prenda forma nel dialogo costante e quanto più possibile quotidiano. Certamente il problema della continuità è inoltre molto serio: ogni anno scolastico si impiegano diversi mesi per stabilire una relazione con l'allievo, che diviene di fiducia molto spesso solo in primavera. Si subisce questa situazione sia in termini affettivi-personali che professionali. Problemi spinosi sono anche la delega all'insegnante di sostegno e le attività didattiche svolte in luogo separato. Quest'ultimo aspetto, soprattutto, deve essere affrontato in termini di dialogo costruttivo con le famiglie, perché le situazioni non sono tutte uguali: vi sono momenti o condizioni in cui una breve attività svolta in maniera individualizzata, sempre finalizzata al rientro in classe, è essa stessa interna al processo di integrazione. Alcuni disturbi dello spettro autistico, ad esempio, implicano una sorta di training, di educazione al grande gruppo, in cui occorre lavorare nei piccoli gruppi prima di affrontare la classe. La disabilità, ha concluso l'insegnante, dev'essere individuata come una risorsa importantissima per tutti gli alunni; nelle diverse situazioni occorre educare a questo, ad affinare la stessa percezione per cogliere quel quid in più, quell'occasione di enorme crescita umana. In definitiva, l'insegnante di sostegno rimane una figura cardine dell'integrazione, che deve avvicinarsi alle famiglie in punta di piedi, rispettando il dolore che accompagna tante situazioni. Si tratta di comprendere, a volte di dare e prendere tempo, di cercare costantemente il dialogo. Allo stesso modo i genitori devono essere consapevoli che le attenzioni degli insegnanti possono anche essere tante ma saranno sempre poco rispetto alle loro, al loro lavoro infinito. |