Che fine hanno fatto le due ore
di programmazione settimanale nella primaria?

da Tuttoscuola, 25.6.2012

Nel commentare gli esiti del monitoraggio sulle Indicazioni per il primo ciclo, pubblicato sul sito del Miur (www.istruzione.it), è emersa nella scuola primaria una situazione fortemente critica relativamente alla cosiddetta programmazione settimanale di modulo.

Per capire di cosa si tratta, bisogna ricordare che prima del ’90 l’insegnante (unico) della classe aveva un orario di insegnamento di 24 ore. A seguito del riordino della scuola elementare, due di quelle ore vennero destinate alla programmazione settimanale per consentire al team docenti della classe (modulo) di assicurare unitarietà all’insegnamento: l’orario divenne 22+2.

Per i primi anni le due ore di programmazione settimanale funzionarono più o meno secondo le finalità previste; il CCNL ne consentì la scansione anche con cadenza quindicinale. Poi, con l’aumento di docenti di classe (specialisti di lingua, di religione, di sostegno), la programmazione è diventata sempre più difficile. La riforma Gelmini, riducendo le compresenze e azzerando il modulo, ha provocato in quasi tutte le classi della primaria una forte rotazione dei docenti. Ora, di fatto, le due ore settimanali di programmazione sono “saltate”. Eppure, secondo il monitoraggio sulle Indicazioni, quasi due terzi dei docenti dichiarano di continuare a programmare secondo le precedenti modalità. Il che sembra oggettivamente impossibile, tanto che il commento ministeriale in proposito è piuttosto eloquente: “La modifica strutturale dell’organizzazione delle classe pone interrogativi di fondo sulla conferma di validità della programmazione tra docenti della classe così come era stata prevista a suo tempo dalle norme legislative e contrattuali”.

È evidente che, per una serie di ragioni che si sono venute accumulando negli anni e che hanno raggiunto il culmine con l’ultima riforma della primaria, le due ore settimanali di programmazione non sono più praticabili e, nonostante l’affermazione di due terzi dei docenti che dichiarano di continuare a programmarle come prima, quelle ore non esistono più o sono diventate un’altra cosa. E non si può più fare finta di niente.