Il Ministro Profumo scrive
a Presidi e professori

Letterina ASASI n. 327 del 14.6.2012

“Care colleghe e cari colleghi, per cultura e storia personale sono abituato a prestare la massima attenzione e a mettermi in ascolto quando parlano i rappresentanti dei lavoratori. Nella mia esperienza di cittadino, di docente e infine di Rettore ho incontrato tante volte il sindacato, e ho sempre cercato di farlo mettendomi dalla parte giusta: quella della coesione e della solidarietà nell’interesse generale. Tanto più, quindi, desidero ascoltare e interloquire con voi oggi che mi trovo a fare il ministro. Ho riflettuto sulle osservazioni e sulle critiche che avete voluto fare in questi giorni, sulla base di anticipazioni giornalistiche, ai provvedimenti sulla scuola e l’università che saranno da me proposti mercoledì in Consiglio dei ministri.

Desidero rassicurarvi e fugare uno ad uno tutti i dubbi da voi espressi, che mi sembrano nascere in realtà da una più generale paura che la scuola venga abbandonata a se stessa. Non lo sarà. Non da me, almeno. Non potrei nemmeno volendo - e non voglio - visto che nella scuola e nella formazione ho passato quasi tutta la mia vita, prima da studente e poi da professore, ma anche da marito di un’insegnante e da padre di tre figli.

Capisco però questi timori. La scuola italiana ha attraversato negli ultimi anni un periodo di grande difficoltà, fatto di tagli e di marginalizzazione rispetto all’agenda politica del paese. Di questa messa all’angolo la scuola ha sofferto molto, ed in primis i suoi lavoratori, che si sono sentiti feriti e colpiti.

Sin dall’inizio del mio mandato, però, tutto il mio lavoro è stato indirizzato ad invertire questa tendenza e a rimettere la scuola al centro dell’agenda del Paese. Perché sono fermamente convinto che la scuola, soprattutto in tempi di crisi economica, sia parte della soluzione e non del problema. E voglio anzi dire di più: senza di essa nessuna soluzione potrà mai funzionare”.

Francesco Profumo

 

 

Caro Ministro Profumo, mi spiace ma non siamo colleghi. Io sono un modesto preside, tu sei un Ministro. Hai responsabilità diverse dalle mie. A me tocca fare l’acrobata affrontando emergenze continue. A te tocca ridare prestigio e autorevolezza alla scuola statale. È un onere e un onore che non puoi evitare. Non te l’ha ordinato il medico di fare il Ministro, per cui affronta con coraggio la questione del merito. Volevo dirtene di tutti i colori. Perché hai tagliato 2.000 posti di preside e di segretario col dimensionamento. Perché sprechi lasciando gli esoneri dei sindacalisti e i distacchi presso l’università a spese delle scuole, e risparmi invece sui laboratori scolastici e sui bidelli. Perché hai fatto marcia indietro sul progetto Valorizza 2. Perché rilasci dichiarazioni cui non seguono i fatti.

Ma poi ho letto gli attacchi nei tuoi confronti fatti dal PD e ho capito che la colpa dell’attuale fallimento non è tua. Non sei appoggiato da nessuno. I partiti vanno alla deriva contro tutto e contro tutti, in particolare il PD, nel quale milito da 35 anni (1977, PCI, PDS, DS, PD) e che oggi ho deciso di lasciare. Ti capisco. Pensi di tirare a campare. Io invece non ne sono capace. Non ce la faccio più con questi Fassina, Camusso, Landini e soci, gente che non si rende conto che non si può giocare al tanto peggio tanto meglio. Mi trovo a condividere le idee di Pietro Ichino, Ignazio Marino e quanti come loro propongono serietà, rigore, licenziamento dei fannulloni, competitività del sistema produttivo, apertura ai giovani, lotta agli sprechi e ai debiti facili. Ma vedo che sono isolati. Non capisco più le tue circolari: non ne colgo il senso! L’organico mi è stato tagliato in maniera incomprensibile. Hai messo in Sicilia 200 presidenze a reggenza. Affermi che devi aumentare l’età pensionabile e pensioni d’ufficio i sessantini (vedi Camilleri) che vorrebbero restare a lavorare. Agli insegnanti tecnico pratici vuoi assegnare il compito del sostegno ai disabili. Agli ammalati affidi compiti di segreteria. Mi sommergi di linee guida e corsi di formazione formali e pletorici senza valutazione e senza selezione. Continui a chiedere procedure complesse e monitoraggi onerosi facendo finta di non sapere che il personale amministrativo sia stato dimezzato. Non è più tempo di vivacchiare. Caccia i sindacalisti e gli incapaci dal Tempio. Ristabilisci la responsabilità individuale e il senso del dovere. Se i partiti non ti sostengono, vai a casa e lascia il posto al Tiranno di turno che ci penserà lui a ridare serietà alla scuola, anche se non si sa a prezzo di quali limiti alla democrazia.

 

Roberto Tripodi, robertotripodi@virgilio.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. , 3473904596

Presidente regionale ASASI

Consulente della V Comm. Legisl. A.R.S.

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