Università: se tornano
i concorsi ad personam...

da Tuttoscuola, 5.6.2012

E’ convinzione diffusa e trasversale che uno dei punti più qualificanti della riforma Gelmini dell’università (legge n. 240/2010) sia il nuovo sistema di reclutamento, fondato sul binomio tra l’abilitazione, da conseguire a livello nazionale su base meritocratica, e la chiamata dei docenti ritenuti a livello locale più meritevoli o comunque idonei a soddisfare le esigenze della sede universitaria chiamante.

Ora circolano voci insistenti sul fatto che il Governo sarebbe orientato a forzare il significato di questa norma meritocratica e anti concorsi pilotati aggirandola attraverso una disposizione contenuta, per ironia della sorte, nel provvedimento sul merito all’ordine del giorno di un prossimo Consiglio dei ministri (lo stesso, a quanto pare, che premierebbe i più bravi ‘maturi’ con 100 e lode, uno per scuola).

Non sappiamo quale fondamento abbiano i citati rumors, ma è significativo che due importanti esponenti della ex maggioranza che ha voluto quella riforma, Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato e Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo e docente universitario, abbiano sentito il bisogno di cofirmare una nota nella quale annunciano che “se le allarmanti notizie che trapelano dovessero trovare conferma nelle prossime ore, il Pdl chiamerà a una mobilitazione straordinaria la comunità accademica a difesa del merito e della concorrenza nelle università”.

La norma contenuta nella riforma Gelmini, secondo i due parlamentari, mirava a “premiare il merito e la trasparenza, sconfiggere il localismo e portare la concorrenza nei e tra i nostri atenei”, in modo da “invertire quella deriva che ha visto le nostre università scivolare sempre più nelle classifiche internazionali”.

Sicuramente la scarsa competitività delle nostre università ha anche altre cause, ma certo sarebbe sorprendente che un governo come quello attuale, formato da tecnici in buona parte provenienti da università prestigiose (Monti, Fornero, Profumo, Ornaghi e altri), fautori e teorizzatori della meritocrazia, facesse marcia indietro proprio sul carattere meritocratico del binomio abilitazione- concorsi.