Un nuovo esame finale del Primo ciclo inviato da Davide Pasqualetto*, 22.6.2012 L’esame finale del primo ciclo è stato riformato nel 2009 ed è oramai composto di sei prove: cinque prove scritte (italiano, matematica, inglese, seconda lingua, prova invalsi congiunta di italiano e matematica) e una prova orale su tutte le materie dell’ultimo anno. Il voto scaturisce dalla media aritmetica delle sei valutazioni e del voto d’ammissione, che viene stabilito dal Consiglio di Classe; il quoziente viene poi arrotondato all’unità (8,5 diviene 9, mentre 8,4 si trasforma in 8, ad esempio). Una struttura criticabile sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Ma procediamo con ordine. In primis appare indubbiamente un esame sproporzionato, se si attua un confronto con la maturità stessa, avendo due prove scritte in più (mentre i più grandi debbono affrontare solamente italiano, la seconda prova scritta, la terza prova e l’orale). In secondo luogo, il peso dei tre anni e quello del colloquio orale sono risibili: in pratica, il voto d’ammissione ha il medesimo valore di quello della seconda lingua! Il colloquio orale, che indaga non solo le conoscenze relative a tutte le materie ma in special modo la capacità del candidato di collegare queste conoscenze, di argomentare su di esse, di dimostrare un’abilità nell’esposizione, vale appunto quanto la prova invalsi, o comunque quanto una prova scritta. In finis, lo stesso sistema di calcolo del voto appare ingiusto, e a questo proposito riporto un esempio lampante verificatosi qualche anno or sono.
Ritengo che alcuni semplici correttivi possano rendere l’esame di terza media più equo. In primo luogo, urge diminuire il numero delle prove scritte. Naturalmente, rimarrebbero al loro posto italiano, matematica e inglese. La prova invalsi, a mio parere, dovrebbe essere spostata e somministrata a maggio, come si fa per le altre classi. In questi anni, infatti, ho notato degli evidenti punti critici nel sistema di valutazione invalsi: le prove non hanno sempre la medesima difficoltà, e anche il sistema per l’attribuzione del voto varia ogni anno (portiamo un esempio recente: nelle prove del 2011, per nulla più facili di quelle di quest’anno, per ottenere i 50 punti della prova d’italiano, ossia il massimo, era sufficiente rispondere a 42 domande su 49, pari all’85,7%, mentre nella prova del 18 giugno 2012 tale soglia è salita a 45 su 49, pari al 91,8%), portando conseguentemente a sperequazioni tra studenti che si sottopongono agli esami in anni differenti. Per quanto concerne la seconda lingua, che viene insegnata per due sole ore settimanali, ritengo che sia ovvio indagare le competenze orali di quest’ultima: a questo fine, invece di somministrare agli studenti un’ulteriore prova scritta, si potrebbe allungare la durata dell’orale, impiegando i primi minuti nel colloquio relativo alla seconda lingua. Infine, passiamo al peso delle varie prove e del sistema di valutazione in generale. Premesso che l’esame così modificato vedrebbe tre prove scritte (italiano, matematica, inglese), una prova orale di seconda lingua e il colloquio orale, a cui bisognerebbe aggiungere il voto d’ammissione, il peso delle varie componenti sarebbe il seguente:
In tal modo, le criticità sopra dimostrate verrebbero annullate. Riportiamo l’esempio precedentemente illustrato col nuovo sistema ipotizzato:
Rispetto alla situazione attuale, il peso del percorso triennale e dell’orale salirebbe dal 28% al 45%, lasciando comunque il 45% della valutazione alle prove scritte e il 10% al colloquio concernente la seconda lingua.
* Davide Pasqualetto (insegnante di lettere alle scuole medie di Asolo, Treviso) |