Il federalismo difficile. da Tuttoscuola, 11.6.2012 La sentenza n. 147/2012 della Corte Costituzionale stimola una riflessione di carattere generale sulle prerogative autonomistiche delle Regioni, quelle a statuto ordinario e quelle a statuto speciale, ma anche sulle ragioni per le quali il Miur non ha ancora ratificato l’Accordo quadro definito nel lontano giugno 2010 nella sede tecnica della Conferenza Unificata che prevedeva tra l’altro: “il dimensionamento della rete scolastica è assicurato dalle Regioni e dagli enti locali nell’esercizio delle rispettive competenze, con l’osservanza dei vincoli stabiliti per la finanza pubblica”. Da un punto di vista formale il ricorso presentato dalle Regioni Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Puglia, Basilicata e Sicilia aveva ampie probabilità di essere accolto per le ragioni esposte nella sentenza: le norme sul dimensionamento contenute nella legge n. 111/2011 (art. 19 comma 4) non possono essere considerate ‘norme generali’, che sono di competenza esclusiva dello Stato, ma norme di dettaglio, che sono di competenza legislativa concorrente e richiedono quindi una concertazione tra lo Stato e le Regioni che nel 2011 non ci fu. Ma è un fatto che il ricorso è stato presentato nel 2011 solo da Regioni in quel momento schierate politicamente contro il Governo, più la Regione siciliana che alle motivazioni comuni ne ha aggiunte altre in proprio. Da quando è stato inserito nell’architettura della Costituzione, nel 2001, il nuovo Titolo V, si è verificato spesso che quando il colore politico del Governo centrale e quello delle Regioni non coincidevano, prima o poi ci fosse un ricorso alla Corte Costituzionale da parte di chi, Regioni o Governo, si riteneva di volta in volta prevaricato. Di qui l’urgenza di norme di attuazione del Titolo V chiare e condivise. E se questo non dovesse bastare, andrebbe forse considerata un’ulteriore revisione della Costituzione nei punti in cui il suo attuale assetto dimostra di non funzionare o perché troppo federalista (si fa l’esempio delle infrastrutture e dell’energia) o perché troppo centralista (potrebbe essere il caso della scuola). Detto ciò, resta il fatto che se il Miur avesse ratificato l’intesa trovata nel 2010 in Conferenza unificata, ora non ci si troverebbe in questi problemi. |