Un impiego intelligente delle 2 ore
di programmazione nella scuola primaria

da Tuttoscuola, 25.6.2012

La scuola primaria è l’unico settore per il quale, da oltre vent’anni, è previsto che l’orario settimanale di servizio dei docenti comprende, oltre all’orario di cattedra (22 ore), anche un orario di programmazione (2 ore) per la classe. La destrutturazione del modulo, la molteplicità di docenti in ogni classe e la rotazione di docenti titolari in molte classi, ha vanificato di fatto quelle due ore, che non sono più fattibili come aveva previsto inizialmente la legge.

Quella risorsa oraria, quindi, deve essere recuperata in altro modo o in altra forma se si vuole rispettare la sua iniziale funzione. Altrimenti va restituita all’insegnamento o all’organico funzionale di istituto.

Due ore per insegnante non sono una cosa da poco. In una scuola tipo di dieci classi con una trentina di docenti in servizio, settimanalmente la risorsa oraria già riservata alla programmazione corrisponde ad una risorsa oraria di 60 ore, pari a 1980 ore all’anno. Una risorsa non da poco.

I sindacati della scuola negli ultimi contratti non hanno affrontato la crisi della programmazione, anche perché, a quanto sembra, nemmeno l’Amministrazione se ne è preoccupata; ma si può continuare a ignorare il problema?

A quanto risulta a Tuttoscuola, sembra che alcune scuole non abbiano atteso accordi o indicazioni contrattuali per passare ad un utilizzo funzionale delle due ore di programmazione e, avvalendosi dei poteri dell’autonomia scolastica, stanno organizzando per il prossimo anno scolastico un impiego delle due ore settimanali per docente, progettando interventi a favore degli alunni, con previsione soprattutto di attività di recupero per alunni in difficoltà e per stranieri in particolare, da effettuarsi nel corso dell’anno e a lezioni terminate a giugno.

Se le RSU d’istituto non porranno ostacoli, l’esempio potrebbe essere seguito.