I dolorosi tagli del dimensionamento di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 26.6.2012 Forse non ci si aspettava che una regione “rossa” promotrice del ricorso alla Corte Costituzione sul dimensionamento forzato della rete scolastica, imposto dalla legge 111/2011 di Tremonti e Gelmini, e dopo averlo vinto, decidesse di non rivedere le scelte già fatte. “I cittadini si aspetterebbero almeno un po’ di coerenza” chiede a gran voce l’Associazione Genitori A.Ge.Toscana in un comunicato sui tagli “sinistri” operati dalla regione e con riferimento a situazioni locali particolarmente penalizzate e talora critiche per la mancanza di personale. Dall’altra parte però, l’assessore all’istruzione Stella Targetti ha già fatto sapere che la delibera regionale è stata assunta sulla base di un lavoro attento e tenendo conto delle specificità territoriali. Eventuali esigenze particolari saranno prese in considerazione nel piano di dimensionamento 2013/14. Del resto, la stessa Associazione di genitori riconosce che la sentenza 147 della Corte Costituzionale, attesa per aprile, è stata pubblicata il 7 giugno, un giorno dopo l’uscita dei trasferimenti per infanzia e primaria, rendendo così pressoché impossibile fare passi indietro. Ma se in Toscana la scuola lamenta addirittura “16 tagli più del dovuto”, come se la passano le altre regioni? Il Veneto, per esempio, è stata una delle regioni più bastonate d’Italia: 47 le dirigenze tagliate nelle scuole del primo ciclo e infanzia a seguito del dimensionamento per il 2012/13. Il numero medio complessivo di alunni per istituzione passa da 886 a 983 (+96,9). Nel secondo ciclo, le dirigenze calano di 3 unità, e il numero medio di alunni passa a 939,6 (+13,2). Considerando che col dimensionamento perdono il posto anche i relativi Dsga, con queste riduzioni il Veneto contribuisce a un risparmio per lo stato sui 6 milioni di euro l’anno. E i tagli continueranno l’anno prossimo. Quanto alle reggenze, nel 2011/12 sono salite di 51 unità rispetto all’anno prima (172 reggenti su 552 dirigenti in servizio, circa 1/3). Se guardiamo poi all’organico dei docenti, Veneto ed Emilia Romagna presentano nel 2010/11 il rapporto alunni/docenti più alto d’Italia, rispettivamente dell’11,74% e dell’11,81%, che significa avere un organico inferiore di circa 3mila unità se calcolato rispetto alla media nazionale che è del 10,97%. “In Veneto siamo al collasso”, ammette il segretario provinciale dello Snals di Vicenza Doriano Zordan. “Finora altre regioni hanno tagliato meno del dovuto. Ma ritornare indietro a cose fatte metterebbe la macchina organizzativa nel caos”. Che fare allora? “Intanto bisogna arrivare alla definizione dell’Accordo Stato-Regioni per l’attuazione del Titolo V, per prevenire i continui ricorsi e i problemi che ne derivano. Allo stato compete la definizione dell’organico, alle regioni la distribuzione sul territorio. Una volta però che lo stato ha definito le quote, bisogna lasciare alle regioni la libertà di gestire le risorse, senza vincoli predeterminati, così da ripartire i tagli nella maniera più equa e razionale, con attenzione alle situazioni disagiate”. |