Cercasi don Milani disperatamente
Lorella Zanardo Il Fatto Quotidiano, 15.6.2012
Bocciati alle elementari. Bocciati alle scuole medie inferiori.
Bambini con disagi, moltissimi extracomunitari. Ma anche molti e
molte bambine italiane. La 12enne a cui è morta la mamma di cancro e
di conseguenza ha fatto molte assenza? Bocciata. Il bambino
problematico? Non c’è più il sostegno,bocciato. Aida lavora come
cameriera in centro città, vive sola con la figlia di 11 anni che
frequenta una scuola in zona. Abitano lontanissimo, la ragazzina è
intelligente ha solo bisogno di un po’ di comprensione: bocciata.
E’ emergenza.
“Noi badiamo al profitto, ai voti. Questa è una scuola esigente,
sforniamo ragazzi con alte performance. Chi non ce la fa deve
cercare altrove”.
Dov’è l’altrove?
Quasi 2milioni e mezzo i NEET, acronimo di Not In Employment
Education or Training. Cioè ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non
studiano e non lavorano. Non fanno niente.
Non mi dite che è colpa loro. Non lo accetto. E’ lo stesso
atteggiamento degli adulti ipocriti seduti davanti alla tv che
ascoltando le solite trite interviste alle ragazzine esclamano: “Che
vergogna, tutte vogliono fare le veline!” No, la vergogna è nostra
che abbiamo permesso una tv che ha proposto solo la soubrette come
modello da seguire.
E dunque una scuola deve accogliere, far crescere e accudire oltre
che educare, almeno fino ai 15 anni. La valutazione sulle
performance non la fanno più nemmeno le aziende, che hanno capito
che ci vuole anche altro.
Diciamo invece che la scuola è stata fatta a pezzi, che i tagli
stanno dando i risultati che vediamo. E anche considerando il
problema solo da un punti di vista di costi, uno Stato farà pure un
bilancio complessivo: i soldi per così dire risparmiati sbattendo
fuori dal percorso scolastico migliaia di ragazzini, non dovremo poi
invece spenderli per sostenere i costi sociali dei NEET? E dunque
conviene occuparsi dei ragazzi e delle ragazze prima che sia tardi.
Questa è politica.
Una scuola elitaria, siamo tornati a questo. Perché è chiaro che
andrà avanti chi è bravo certo, ma in particolar modo chi è seguito
da famiglie o insegnanti per lo studio assistito.
“Lavoro io al pomeriggio, non ho tempo!” rispondeva la madre adirata
alla professoressa che le chiedeva di seguire i figli nello studio.
L’Italia, il Paese dove tutti vanno a ripetizione, succede solo qui.
A chi viene voglia o si può permettere di fare figli? Niente lavoro
per le giovani ma se anche lo trovano poi dell’educazione se ne
dovranno fare carico le famiglie. Mente lavorano, curano i vecchi,
puliscono eccetera eccetera.
Siamo poi certe che il mondo che verrà abbia bisogno di individui
performanti? O di persone anche con altre qualità?
Non sono una buonista, tutt’altro, ma ritengo che si possa chiedere
molto a degli studenti/esse quando li si è prima aiutati a crescere
nel modo migliore. Con amore oltre che con competenza. In modo
maieutico: creando per loro un ambiente dove possano capire chi sono
e dunque compredere cosa vorranno essere. Mi vengono i brividi
quando mi dicono che una classe è composta solo da bambini
bravissimi: cosa ne verrà fuori?
Cosa ci sarà nel cuore di quei bambini di prima elementare bocciati?
A 6 anni è anche difficile comprendere cosa mai avrai fatto perché
la mamma sia così triste, il papà arrabbiato. Sei al mondo da così
poco e già ti presentano il conto? Intanto guardi il tuo pupazzetto,
lo abbracci, cerchi le coccole. Ma cosa mai sarà successo? Non ti
sembrava di essere stato cattivo. Ti chiedono qualcosa che non
comprendi nemmeno. Ti dicono che sei diventato grande ma hai solo 6
anni.
Io credo che quando una società non è più in grado di proteggere gli
anziani e i bambini, significa che un ciclo si è concluso e dobbiamo
dare inizio ad altro. Facciamo in fretta.