A CHI CONVIENE BARARE AI TEST INVALSI? * Le prove Invalsi su base universale servono in primo luogo a dare a tutte le singole scuole uno specchio sulla propria specifica situazione. Ecco perché chi "imbroglia" fa del male innanzitutto a se stesso. Quest'anno l'Istituto non restituirà le prove nelle situazioni dove i dati non risultino affidabili e cercherà di migliorare la conduzione e i controlli sull'espletamento delle prove. Ma più che in un'attività di repressione, l'Invalsi si impegnerà a favorire una maggiore informazione e un più trasparente dibattito sul contenuto e sulle finalità del test. di Paolo Sestito, La Voce.info 5.6.2012
La ratio delle
prove Invalsi su base universale è quella di fornire a
tutte le singole scuole uno specchio sulla propria specifica
situazione, uno specchio che, per quanto inevitabilmente imperfetto
e parziale, ha il pregio di essere omogeneo per tutti e in tutto il
paese. (1) La mera osservazione delle tendenze del sistema
scolastico nel suo complesso potrebbe invece essere anche
soddisfatta attraverso rilevazioni su base campionaria, che
interessino cioè solo alcune scuole e alcune classi (e quindi solo
alcuni studenti). Se l’analisi del sistema nel suo complesso fosse
l’unico obiettivo, l’uso di rilevazioni su base campionaria, pur non
riducendo i costi di costruzione delle prove, potrebbe anzi
consentire di affinare ulteriormente l’osservazione su tutta una
serie di aspetti di contorno relativi alla singola scuola (meglio
ancora alla singola classe) e al gruppo di studenti concretamente
testati, potenzialmente rilevanti nell’interpretare i concreti
risultati nelle prove. (2)
COMPORTAMENTI ANOMALI: DOVE E PERCHÉ
La congruenza di questo
doppio binario è però messa in crisi dal fatto che, in particolare
nelle scuole e nelle classi che non sono parte del campione, vi è
chi “bara”, per usare l’espressione usata da
Marco Bertoni, Giorgio Brunello e Lorenzo Rocco.
COME MIGLIORARE LE PROVE
Una maggiore
informazione e un più trasparente dibattito sul contenuto e
sulle finalità delle prove Invalsi senz’altro potrebbe
aiutare. A tale fine due precisazioni possono essere utili. Le
risultanze sulle singole scuole sono e saranno restituite
individualmente alle singole scuole e non divulgate, se non per
libera scelta della scuola medesima. La seconda precisazione però
trascende i confini dell’Invalsi, perché sarebbe utile sancire
chiaramente che tali risultanze (e le connesse elaborazioni che
cerchino ad esempio di individuare il cosiddetto valore aggiunto
apportato dalle singole scuole) possono costituire la base per
individuare le scuole in condizione maggiormente critica –
meritevoli quindi di maggiori attenzioni e supporto – ma non per
istituire generalizzate differenziazioni retributive di natura
premiale. Gli schemi premiali per i singoli possono avere un loro
ruolo, ma non possono basarsi sic et simpliciter sulle
attuali prove Invalsi, che verrebbero snaturate ove ciò avvenisse.
Tavola 1 Incidenza del cheating nei vari gradi scolastici
(a) variazione assoluta nella percentuale di risposte corrette (in centesimi) nell’intera popolazione di classi non-campione ascrivibile a fenomeni di cheating (b) % di classi non-campione nelle quali la propensione al cheating è tale da provocare un innalzamento nella percentuale di risposte corrette pari ad almeno 10 punti percentuali
* Paolo Sestito è commissario straordinario dell’Invalsi.
(1) Proprio perché parziali (basti dire che si considerano solo due ambiti disciplinari, italiano e matematica, a valenza peraltro trasversale e basilare) le prove non sono la base del giudizio valutativo sul singolo studente. Anche nel caso delle prove effettuate all’interno dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione (classe terza secondaria di primo grado), le prove contano per circa un sesto del giudizio complessivo. (2) Rimarrebbero inalterati i costi di costruzione delle prove per quanto attiene la definizione del quadro di riferimento, la formulazione delle singole domande concrete, il loro pre-testing e tutto quel processo che mediamente richiede almeno 12-15 mesi per la predisposizione di una prova ben fatta e che non varia al mutare del numero di soggetti a cui poi la prova venga sottoposta. (3) Il caso forse più noto di analisi del cheating è quello delle scuole di Chicago, circa 10 anni orsono, allora governate da A. Duncan (attuale ministro della Scuola nell’amministrazione Obama) e indagate da S. Leavitt (che ne parla tra l’altro nel primo volume della sua fortunata serie Freaknomics). (4) Ci si riferisce all’orientamento culturale generale delle prove e non alla singola domanda, che sempre potrà avere, benché si passi per un lungo processo di controlli e verifiche, qualche ambiguità irrisolta. La caratteristica delle prove strutturate definite dall’Invalsi è peraltro quella che un singolo quesito che, nonostante il pre-test, dovesse risultare imprecisamente formulato, si vedrà comunque abbassato il proprio peso specifico, all’interno della prova, a seguito delle elaborazioni statistico-psicometriche basate sulle risposte effettive dell’intera popolazione studentesca oggetto di osservazione. (5) Le competenze vengono misurate proponendo contesti e situazioni di vario tipo come stimolo per l’attivazione di processi cognitivi che i saperi e le aree di apprendimento scolastico dovrebbero contribuire a sviluppare. Si cerca quindi di misurare l’utilizzo consapevole e non il mero possesso mnemonico dei saperi e delle conoscenze. Questo rende le prove Invalsi meglio attrezzate, rispetto alle rilevazioni internazionali Iea_Pirls, Iea-Timss e Ocse-Pisa in Italia condotte peraltro dall’Invalsi) nel cercare di fornire alle singole scuole strumenti per avviare riflessioni didattico-metodologiche a fini di miglioramento. (6) Dire che i traguardi educativi, il cui raggiungimento le prove Invalsi cercano di verificare, debbano essere permanentemente e sistematicamente diversi a seconda dell’origine sociale sarebbe una ben strana forma di attenzione ai più deboli, condannati per definizione a un syllabus di serie B. Il fatto che i “più deboli” abbiano necessità di un supporto particolare e che la scuola debba porre loro obiettivi graduali e realistici, tali da stimolarne lo sforzo al miglioramento senza deprimerne la motivazione a ben fare, non è in contraddizione col fatto che la misurazione debba essere il più possibile obiettiva e comparabile. (7) Una prova adattiva si compone di quesiti diversi in funzione delle risposte via via fornite dal rispondente. Le prove somministrate mediante computer aprono quindi la possibilità di personalizzare i contenuti rispetto alle caratteristiche e ai livelli di preparazione del singolo studente, con misurazioni più precise e affidabili. |