Il colloquio fatto apposta
per chiudere l’esame in bellezza

di Giovanni Sicali La Tecnica della Scuola, 24.6.2012

Cum-loquere significa parlare insieme e quindi dialogare che è il principio di contraddizione al mono/s/logos a cui il candidato non si può condannare, come del resto il legislatore pretende.

Il colloquio segna la conclusione delle prove dell’esame di Stato per ogni Candidato.

Come tutti sanno si deve svolgere sulla base del Regolamento (DPR 323/1998 art. 4 c. 6) e dell’art. 16 dell’O.M. 41/2012 che recita: “Il colloquio deve svolgersi alla presenza dell’intera commissione; ha inizio con un argomento, anche in forma multimediale, scelto dal candidato.(…) Preponderante rilievo deve essere riservato alla prosecuzione del colloquio, che deve vertere su argomenti di interesse multidisciplinare proposti al candidato e con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato l'ultimo anno di corso.(…) Ẻ d’obbligo, inoltre, provvedere alla discussione degli elaborati relativi alle prove scritte.

La finalità del Colloquio, secondo l’art. 4 del regolamento di esame (1998), è di evidenziare le tre abilità “C”: le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato. Il Colloquio non è, e non deve essere, una interrogazione “de quodlibet” perché le verifiche per disciplina si fanno durante gli oltre 200 gg. di lezioni dell’anno scolastico, che si conclude con lo scrutinio di ammissione per i candidati che abbiano raggiunto almeno sei decimi in tutte le discipline compresa la condotta. Si badi bene che per l’esame di Stato il legislatore usa sempre e solo il termine “colloquio” che, dall’etimo latino cum-lòquere, è piuttosto un dialogo, durante il quale è obbligatorio e vincolante scandire la successione e i tempi secondo una tripartizione voluta dalle norme.

1. L’inizio del colloquio è riservato all’argomento scelto dal Candidato. Non si parla mai di “tesina” ma di argomento. I mass media per banale approssimazione chiamano “tesine” questi lavori scritti preparare belli e fatti da chissà chi e spesso scaricati da Wikipedia, enciclopedia a volte poco affidabile! E poi tutti preoccupati a collegare tutte le discipline, sperando di poter evitare di essere penalizzati da altre domande dei commissari. E’ vero che nella scuola media inferiore è previsto – per gli alunni - un lavoro di sintesi multidisciplinare. Non è proprio così il dettato dell’art. 16 dell’O.M. 41/2012, perché l’aggettivo qualificativo importante è riferito alla forma dell’argomento, che può essere trattato in modo “multimediale”, per permettere ai candidati di dimostrare la loro familiarità con i nuovi strumenti tecnologici che sanno usare spesso molto meglio di tanti insegnanti. Questo argomento, preparato durante un tempo lungo e con l’aiuto di un docente tutor, meriterebbe veramente dignità di “tesina”. Lasciamo quindi la interdisciplinarietà alla media inferiore che lavora da tanto tempo per unità didattiche!

2. La seconda parte del colloquio prevede che sia la commissione a proporre degli argomenti, questa volta di “interesse multidisciplinare”. E qui si appalesa la difficoltà dei commissari. Perché al superiore gli insegnanti sono preparati, ma purtroppo chiusi come monadi all’interno della loro disciplina, incapaci di offrire argomenti interdisciplinari, ma solo interrogazione a raffica su programmi chiusi a compartimento stagno. In seguito alla riforma Moratti (legge n.53/2003), il testo dell’O.M. sugli esami è stato “arricchito” da un aggettivo imponente come un pesante macigno, che specifica il “preponderante” rilievo di questa seconda parte del colloquio. Questo aggettivo ponderale all’inizio del decennio di esame mancava e probabilmente fu introdotto soltanto perché nei primi anni le commissioni risolvevano tutto il colloquio con la trattazione e l’esame della “tesina” (super copiata dai candidati) e non si teneva conto della preparazione su tutte le discipline nel loro complesso. Ora però il “ rilievo preponderante” viene utilizzato dalle commissioni per rendere ostica e snervante la prova orale in modo esagerato. Assistendo al colloquio pubblico, è perlomeno strano sentire: “Hai finito questa materia? Ora parliamo di un’altra”.

3. La terza parte del colloquio prevede l’obbligo della discussione sui tre elaborati scritti. Questa ultima parte spesso è frustrante perché, ammesso che nella discussione emergano elementi a favore dei candidati, ormai il voto degli scritti è registrato e quindi se il candidato “vincesse” in questa discussione un certo vantaggio potrebbe averlo solo nel punteggio complessivo del colloquio. Ma… a proposito dei 30 punti/30 di colloquio spesso c’è da parte della commissione un falso in atto pubblico. Quante volte, prima dell’entrata di un candidato, i commissari si chiedono: “ Di quanti punti ha bisogno questo tizio per arrivare almeno a 60/100 ?”. E succede che alunni con preparazione scadente finiscono col prendono più punti rispetto a colleghi molto più bravi e studiosi!

La riforma della maturità prevede, all’art. 14 del Regolamento, un monitoraggio per la verifica e valutazione dell’applicazione della nuova disciplina degli esami di Stato attraverso l’osservatorio dell’INVALSI, le relazioni dei presidenti di commissione, in collaborazione con gli uffici provinciali e regionali dell’amministrazione del MIUR … C’è da chiedersi con Fruttero & Lucentini rivisto da Venditti: “A che punto è la notte, prima degli esami?” Giovenale risponderebbe con la sua domanda satirica: “Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?”.