Pensavamo fosse merito...
invece era un calesse

Lucio Ficara ScuolaOggi 11.6.2012

Per comprendere le aspettative tradite, l’idea irrealizzabile e fortemente demagogica, ci piace utilizzare il termine “calesse” , come oggetto materiale che si contrappone al senso profondo e spirituale del termine “merito”. Bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di dire le cose come stanno, senza fare della facile demagogia.

In Italia oggi l’idea del “merito riconosciuto” è impraticabile perché il contesto socio-politico è fortemente basato sul clientelismo che ha favorito una classe dirigente fatta da individui impresentabili e spesso anche incompetenti. Come sottolinea l’indagine conoscitiva presentata da Confindustria al 42esimo convegno dei giovani industriali, in Italia, tutt’oggi, il 43% dei laureati trova lavoro grazie all’intervento di familiari e amici. Parlare di merito in una società profondamente corrotta, dove tutto viene filtrato e regolato da rapporti familistici o associazionistici, è pura demagogia. Già la Gelmini, paladina del merito e delle buone pratiche, ha fallito amaramente dimostrando demagogia e incompetenza.

Un esempio lampante e recentissimo di quanto detto è l’ultimo concorso a dirigente scolastico che è alla fase conclusiva. Altro che meritocrazia , alla fine risulteranno vincitori, non i più bravi e meritevoli, ma fra qualche meritevole troveranno posto nelle dirigenze scolastiche, come al solito, tanti colleghi affiliati a quel sistema clientelare e lobbistico, che ha rovinato l’Italia. Dopo la Gelmini ci riprova Profumo! Infatti le demagogiche esternazioni del ministro dell’istruzione sul merito e i suoi intenti di approvare in Consiglio dei Ministri un decreto legge sul merito, vanno nella stessa direzione del suo predecessore, senza che si tenga conto che la nostra è una società palesemente e culturalmente anti-meritocratica. Non vorremmo dover esclamare, sconfortati e disillusi, pensavamo fosse merito... invece era un calesse.

Quale credibilità di sana meritocrazia può avere per esempio, la legge lombarda sulla chiamata diretta dei docenti? Una legge fatta da un Consiglio Regionale di inquisiti e persone definite dall’opinione pubblica culturalmente indegne e prive di etica, quale valore di legittimità può avere? In una società malata di corruzione, clientelismo, nepotismo e familismo, non ci vogliono norme demagogiche ma piuttosto regole chiare e oggettive, volte a garantire tutti i lavoratori. C’è bisogno di regole e patti chiari… insomma preferiamo un buon calesse funzionante, piuttosto che un merito evanescente e discriminatorio.