Per gli scatti Profumo ammette:
"Bambole, non c'è una lira"

di R.P. La Tecnica della Scuola, 13.6.2012

Negli anni passati i minori risparmi erano stati compensati da pesanti riduzioni dei fondi per il funzionamento ordinario delle scuole o degli stanziamenti previsti dalla legge 440. Ma ormai sul bilancio del Miur non c'è più nulla da tagliare. L'unica possibilità è quella di attingere al fondo di istituto.

La questione del ripristino degli scatti di anzianità si sta facendo ogni giorno più complicata anche se va onestamente detto che colpiscono un po’ lo stupore e il disappunto sindacale rispetto alla situazione che si è creata.

Nel corso della riunione del 12 giugno il Ministro ha candidamente ammesso: “Bambole, non c’è una lira”.

I sindacati, ovviamente, l’hanno presa molto male, ma forse sarebbe bene riandare un po’ indietro con la memoria e ricordare che la “clausola di salvaguardia” non è una invenzione recente, ma è ormai vecchia di almeno 5 quando era ministro dell’economia il professore Tommaso Padoa Schioppa.

L’invenzione di Padoa Schioppa (II Governo Prodi) era chiara e semplice: per il 2007 prevediamo di ridurre gli organici della scuola in modo da ottenere un risparmio di tot milioni di euro. Se per un qualunque motivo si dovesse risparmiare di meno la quota mancante dovrà essere recuperata tagliando in qualche modo le risorse a disposizione del Ministero dell’Istruzione.

L’art. 64 della legge 133/08 ha ulteriormente perfezionato il meccanismo stabilendo che il risparmio complessivo nell’arco dei successivi tre anni sarebbe dovuto essere di circa 8miliardi di euro. Il 30% dei risparmi sarebbe andato a “premiare” i docenti migliori.

Nel frattempo è però intervenuta la legge 122 del 2010 che bloccava gli scatti di anzianità e a questo punto il Governo, in accordo con i sindacati, ha deciso che i risparmi, sempre nella misura del 30%, si sarebbero potuti utilizzare per ripristinare gli scatti di anzianità.

Peccato che nel frattempo i risparmi si sono ridotti di molto rispetto alle previsioni.

In realtà il problema si era già posto negli anni passati, con una differenza; finora erano mancate all’appello alcune decine di milioni di euro reperite mediante la cancellazione dei fondi per il funzionamento ordinario delle scuole (è bene ricordare che per due anni consecutivi, il 2009 e il 2010, alle scuole erano stati assegnati solamente i fondi per le supplenze).

Nel 2010 e nel 2011 erano stati azzerati anche i fondi della legge 440/97 per il POF (la quota assegnata alle scuole negli ultimi giorni del 2011 riguardava solamente i fondi contrattuali destinati alla formazione e all’aggiornamento).

Adesso si è arrivati al dunque perché sulle risorse ordinare del Miur non è più possibile operare nessun ulteriore taglio. Non solo, ma la somma mancante non è di qualche decina di milioni; questa volta mancano la bellezza di 300milioni e quindi il problema è molto serio.

D’altronde il MEF, dal canto suo, fa sempre riferimento al Piano programmatico del 2008 e ai risparmi da esso previsti. E il Piano, purtroppo, è chiaro: gli organici sarebbero dovuti diminuire di 130mila unità e questo, però, non si è verificato anche a causa della sentenza della Consulta in materia di posti di sostegno.

Il fatto è che di fronte a sentenze di vario genere che accolgono tesi favorevoli a singoli lavoratori o a intere categorie i sindacati “festeggiano” senza però considerare che le sentenze hanno comunque un costo che, sempre in base alla vecchia clausola di salvaguardia, deve essere in qualche modo recuperato.

E qui si arriva alla conclusione della vicenda: siccome ormai la clausola di salvaguardia ha determinato tagli pesanti dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico e dei fondi della legge 440/97, le uniche risorse sulle quali si può ancora intervenire sono quelle del fondo di istituto.

Ci auguriamo di sbagliarci, ma francamente la matematica ci dice che altre soluzioni sono difficilmente percorribili anche se, ovviamente, i sindacati fanno bene a protestare e a chiedere stanziamenti aggiuntivi.