Il caso: i rettori degli atenei meridionali
scrivono al ministro Profumo

 Il nuovo Molise, 29.1.2012

CAMPOBASSO. La meritocrazia dovrebbe essere alla base della distribuzione dei finanziamenti statali e invece le Università del Sud sono penalizzate rispetto a quelle Nord. A sollevare pubblicamente la questione ci pensano gli atenei di Basilicata, Molise e Puglia che, in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Francesco Profumo), denunciano metodi poco meritocratici nell’assegnazione del Fondo di Funzionamento Ordinario (F.F.O.).

Il Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (FFO) è un finanziamento statale che costituisce la principale fonte di entrata per le Università italiane. Istituito con l’art. 5 della legge 537/93, si compone di due parti: una “quota base” ed una “quota di riequilibrio”. La quota base viene attribuita automaticamente alle Università, la quota di riequilibrio dovrebbe invece essere assegnata sulla base di parametri quantitativi. Il sistema di base è stato modificato negli anni successivi. La ripartizione più recente è il DM del 30 aprile 2008, emanato dal Ministro Mussi, che all’art. 1 prevede che a ogni università venga assegnata “una quota pari al 95,15% del Fondo di finanziamento ordinario assegnato al 31.12.2007 al netto degli interventi non consolidabili disposti nel passato esercizio” e assegna ulteriori risorse attraverso diverse disposizioni. In parallelo, sul FFO è intervenuto il Decreto Interministeriale del 30 aprile 2008. La legge 133/08, art. 66, comma 13, ha ridotto il FFO “di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013”.

Ma accanto a queste riduzioni c’è un aspetto che i firmatari della lettera aperta al ministro Profumo (e cioé Giovanni Cannata, Nicola Costantino, Giuliano Volpe, Corrado Petrocelli, Domenico Laforgia e Mauro Fiorentino) non digeriscono. Ossia che “la quota premiale del Fondo - viene assegnata agli Atenei perchè virtuosi – ma risultano virtuosi proprio in quanto già preliminarmente sovrafinanziati”. Ed ancora: “La distribuzione geografica delle due categorie di università è tutt’altro che casuale: se si suddividono i 54 atenei valutati in due gruppi di pari numerosità, ubicati rispettivamente a nord ed a sud del parallelo passante per Foligno, si ottiene la seguente situazione: dei 27 atenei centro- meridionali solo 2 appaiono, peraltro piuttosto marginalmente, “virtuosi”, mentre delle 27 università del centro-nord ben 23 rientrano in questa “fortunata” categoria”. Nel mese di novembre 2011 l’allora ministro dell’Università Maria Stella Gelmini aveva comunicato la classifica di merito delle Università italiane: al primo posto il Politecnico di Torino, seguito da Venezia Cà Foscari, Trento, Pavia. Roma Sapienza era al 34mo posto (su 50). In particolare, “dei 27 atenei sovrafinanziati, solo 8 hanno sede nel centrosud e dei 27 atenei sotto finanziati solo 8 hanno sede nel centronord”. Motivo per cui i rettori della Federazione del sistema universitario lucano, molisano e pugliese denunciano: “Il Fondo “storicamente” assegnato dal Ministero ai singoli atenei, infatti, presenta differenze e sperequazioni assolutamente ingiustificabili, se è vero che l’università meglio finanziata riceve (dati 2010) quasi 6.500 € a studente, mentre la meno supportata deve accontentarsi di poco più di 2.200€”.

La situazione sembra peggiorata negli ultimi tre anni mettendo “in discussione la sopravvivenza stessa del sistema universitario nazionale: nella didattica si premia la facilità del superamento degli esami e non la qualità della formazione ricevuta - mentre – nella ricerca si portano in conto solo alcuni capitoli di finanziamento nazionale ed europeo e si ignorano gli indicatori bibliometrici internazionali di produttività scientifica”. E come se ciò non bastasse, scrivono ancora i rettori, “i criteri - per l’assegnazione delle premialità – vengono rivisitati ogni anno, e sempre a posteriori, il che vanifica ogni seria volontà di managment by objective da parte degli atenei”.