Le novità milleproroghe
per precoci ed esodati:
in pensione con vecchi sistemi?

di Marianna Quatraro Business on line, 24.1.2012

Slittamento di sei mesi, un anno, dell’entrata in vigore delle nuove regole previdenziali targate Fornero-Monti, per salvaguardare i cosiddetti lavoratori ‘esodati’, quelli cioè che, in prossimità del pensionamento stando alle vecchie norme, hanno optato per uscite dal lavoro incentivate e ora rischiano, per effetto della nuova riforma previdenziale, di restare senza pensione; abolizione della penalizzazione per le pensioni di anzianità per evitare il fenomeno del blocco delle uscite per i prossimi anni, e attenuazione dell'impatto della riforma anche sui ‘precoci’ (quelli che cioè hanno iniziato a lavorare all’età di 15-16 anni), che rischiavano di non poter accedere alla pensione anche laddove avessero maturato 42 anni e un mese di anzianità, ma meno di 62 anni, con l'eliminazione degli incentivi sugli under 62.

Prima che il decreto Milleproroghe approdasse ieri in Aula, i sindacati avevano chiesto lo spostamento al 2013 dell'entrata in vigore delle nuove regole previdenziali per i lavoratori coinvolti dalla crisi, dalle Cig lunghe e dalla mobilità e la possibilità di far valere i vecchi requisiti pensionistici per i lavoratori già inseriti in percorsi di cassa integrazione o mobilità e per chi si è dimesso volontariamente quando erano ancora in vigore le vecchie regole previdenziali.

Per gli esodati, prevista una modifica alla riforma, per cui coloro che accettando incentivi economici dall’azienda in crisi si sono licenziati con la prospettiva di andare in pensione entro i successivi due anni e che con le nuove norme hanno visto svanire questa possibilità, potranno accedere al trattamento pensionistico, a condizione, però, che la data di cessazione del rapporto di lavoro risulti da elementi ‘certi e oggettivi’ e il lavoratore ‘alla data di risoluzione del rapporto di lavoro deve risultare in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla previgente disciplina pensionistica, avrebbero comportato il conseguimento del trattamento entro un periodo non superiore a 24 mesi’.

In generale, per queste due categorie di lavoratori, secondo Tiziano Treu, senatore del Pd ed ex ministro del Lavoro. è stato giusto mantenere una pista privilegiata per i precoci, perché “Quando un uomo ha lavoro 42 anni e una donna 41, possiamo dire che abbiano versato il loro tributo alla sicurezza sociale.

Si tratta, oltretutto, di un gruppo abbastanza ristretto di persone”. Per quanto riguarda, invece, gli esodati, “nella prima versione delle modifiche si era ipotizzata una salvaguardia solamente per coloro che avevano stipulato un accordo con la propria azienda in sede di trattativa collettiva.

La tutela ora è stata estesa anche a chi si è messo d’accordo con la propria azienda, a livello di accordo singolo, e che avrebbe rischiato di restare senza lavoro e senza pensione. Si tratterà di capire quanti sono”.