Intervista a Profumo: di Carla Massi da Il Messaggero, 15.1.2012
E’ un ingegnere. Prima progettista all’Ansaldo di Genova, poi
ordinario di Macchine e azionamenti elettrici al Politecnico di
Torino, poi rettore della stessa università. Professore negli Stati
Uniti e in Giappone. Presidente del Consiglio nazionale delle
ricerche e ora ministro dell’Istruzione, università e ricerca.
«Mi sono laureato in ingegneria in meno di cinque anni. Direi uno
studente normale. Amavo stare sui libri, non mi è pesato».
«L’ho detto, per esempio, a proposito dei concorsi che devono
tornare nel mondo della scuola. Come si sa, è dal 1999 che non ne
viene bandito uno. Bisogna ritrovare i meccanismi di regolarità
anche per il reclutamento dei docenti».
«Fare concorsi almeno ogni due anni. Permettendo l’accesso sia ai
precari, oltre 200mila in graduatoria, sia ai giovani, ventimila,
che si sono preparati per fare gli insegnanti».
«Nell’autunno di quest’anno. Potranno accedere anche le nuove leve,
altri ventimila, che quest’anno seguiranno i tirocini formativi
attivi».
«Dobbiamo dare la possibilità di accesso sia a chi è più grande sia
ai giovani. Questi ultimi non possono sempre essere lasciati
indietro. La scuola chiede anche docenti con età più vicina a quella
dei ragazzi».
«L’età media è alta, è assolutamente necessario immettere forze
nuove. La scuola ha bisogno di un organico vicino alla cultura dei
più giovani».
«Stiamo facendo una ricognizione, potrebbero essere anche un po’ di
più».
«Andrebbe cambiata la disposizione nelle classi, è d’altri tempi il
prof in fondo alla stanza davanti alla lavagna. Suggerisco anche di
evitare di far stare gli stessi ragazzi per anni insieme. Meglio
mescolare i gruppi, cambiare, spostarsi, affrontare nuove
situazioni».
«Un bell’effetto, ci sono grandi competenze e, nella maggior parte
dei casi, si lavora sodo. Forse c’è bisogno di impegnarsi più
sull’analisi critica che sulle nozioni. Quanti sanno che solo il 20%
del sapere dei ragazzi arriva dai banchi di scuola?».
«Assolutamente no. Ce lo dimostrano i ragazzi che sono accolti con
entusiasmo all’estero». «La realtà è che la capacità dell’Italia ad acquisire risorse è assai scarsa. L’obiettivo è quello di aumentare la competitività dei ricercatori e delle imprese italiane nell’accesso alle varie tipologie di fondi messi a disposizione della commissione europea. Sul fronte delle politiche di coesione, le percentuali di utilizzo dei fondi strutturali ci vedono al penultimo posto».
«Si devono creare gruppi di progetto con gli altri paesi. Non più
aiuti per singoli programmi».
«Vanno fatti i decreti attuativi di quella varata mesi fa. Nessuna
riforma organica, ne abbiamo avute troppe. E’ il tempo della
semplificazione»
«Stavano per scadere i bandi per alcuni fondi Ue, circa un miliardo
di euro. Sono stati rivisti i piani per la riqualificazione
scolastica di alcune aree, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, e
ora è possibile utilizzare i sostegni. Per l’avviamento al lavoro,
le nuove tecnologie, i periodi di studio all’estero». «Si riparte da tutti e, in particolare, da chi ha bisogno». |