università «Non diamo più agli atenei lo stesso peso» Francesco Giavazzi, professore di Politica economica alla Bocconi A. Gar. Il Corriere della Sera, 29.1.2012
ROMA — Francesco
Giavazzi, professore di Politica economica alla Bocconi, è a Boston,
dove tiene un corso al Massachussets Institute of Technology.
«L'importante è che
questo passo venga fatto, e bene. Se sarà fra tre settimane, non
importa».
«In Italia abbiamo
ormai 100 università. Alcune buone, altre meno. Ma le lauree che
rilasciano, ai fini dei concorsi pubblici, hanno identico peso».
«La laurea diventerebbe
solo il requisito di base per partecipare ai concorsi pubblici».
«No, la triennale. Ma
non di qualsiasi facoltà».
«Solo da quelle
accreditate dall'Agenzia di valutazione del sistema universitario.
Spero che le "università telematiche" fiorite in questi anni non
vengano accreditate».
«No, perché un 90 alla
Normale di Pisa può essere migliore di un 110 in un ateneo
scadente».
«Ci saranno università
molto buone, buone, meno buone. Ogni università sarà incentivata a
migliorare. Qui negli Usa quello che subito ti viene chiesto è: dove
ti sei laureato?».
«I test d'ingresso
dovranno essere rigorosi».
«Oggi uno studente
costa in media allo Stato italiano 7.000 euro l'anno, ma paga di
tasse fra i 1.000 e i 2.000 euro. La differenza la mette, appunto,
lo Stato: un trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi».
«Vanno aboliti.
Ciascuno deve essere valutato per la qualità degli studi fatti e la
capacità personale».
«Via, via, cancellare.
Oggi i vigili urbani si iscrivono tutti a Scienze politiche,
considerata la facoltà meno dura, per poter aumentare di grado».
«Penso di sì. È
sinceramente convinto che Einaudi avesse ragione quando scriveva
contro il valore legale dei titoli di studio». «Sono contrario alla concertazione. Il governo deve prendere decisioni, non stare a sentire la gente». |