Insegnanti di Sostegno (C.I.I.S.) Questi corsi “non s’hanno da fare” dal CIIS, Coordinamento Insegnanti di Sostegno, gennaio 2012 E ci riprovano. Prima parlano di meritocrazia, di competenze, di professionalità in nome e per conto di una scuola di qualità, in cui vengono premiate addirittura le “eccellenze”. E poi … e poi, alla prima occasione, remi in barca e la scuola di qualità viene lasciata andare alla deriva. Alla deriva di qualsivoglia considerazione. A mettere in moto questo meccanismo “disfattista” sono state le “obbligate” (dicono) scelte economiche. Eh,sì! Perché in Italia quando i conti sono in rosso e la situazione è critica non si cercano le soluzioni che restituirebbero ossigeno ad un Paese che sta boccheggiando, magari tagliando inutili spese militari (quando mai una “Missione di pace” deve viaggiare su caccia militari oppure si deve equipaggiare di armamenti di ogni sorta?) o recuperando crediti da parte di coloro che il fisco lo evadono regolarmente ogni giorno, facendo una vita da nababbi, mentre il “popolo langue” cercando di sbarcare il lunario per arrivare a fine mese. No. In Italia, di fronte ad un estremo bisogno di liquidità si provvede “tagliando”: e si taglia soltanto dopo essersi bendati gli occhi, come la dea fortuna. Solo che la fortuna arride sempre a chi non dovrebbe e così la scure si abbatte sul settore che, invece, dovrebbe essere potenziato al massimo, proprio per restituire fiducia al Paese e ri-mettere in campo forze nuove, menti nuove, capaci di ri-progettare e reinventare la nuova società, quella del terzo millennio. Competitività, creatività, professionalità efficace … Si è tagliato e si taglia nel sociale … E il taglio, nella scuola, ha avuto più di una conseguenza. La prima, a lungo taciuta da troppi e per troppo tempo, riguarda gli alunni. La scuola svolge un ruolo formativo inderogabile che, per essere assolto, richiede “professionalità, competenza, corresponsabilità”. Gli alunni devono poter contare su insegnanti in grado di accompagnarli nel processo di crescita, che sappiano valorizzare le loro potenzialità, stimolando e supportando le loro attitudini e assicurando a ciascuno il successo formativo. Appare palese che tali compiti non possono essere affidati genericamente e che necessitano di personale preparato, capace di saper rispondere ai bisogni di tutti gli alunni, compresi quelli che presentano maggiori difficoltà. Il taglio nella scuola insieme alla rimodulazione dell’offerta formativa ha costretto la scuola a fare i conti con il personale docente che, per effetto di queste scelte, ha registrato una forte contrazione di posti, determinando personale “in esubero” o “sovrannumerario”. Che fare? La prima soluzione che è parsa “ideale” da parte dell’amministrazione è “ricicliamoli”. E fin qui, opinabile ma … tutto bene. La situazione si complica quando, a fronte del riciclo, qualcuno ha pensato che questo dovesse coincidere con “corsi di riconversione”, ovvero con la possibilità di acquisire un “nuovo titolo” per poter continuare ad insegnare nella scuola. E i corsi di riconversione comprendono la specializzazione per le attività di sostegno per lavorare nelle classi in cui sono iscritti alunni con disabilità, con incarico su “posto di sostegno”. Appare legittimo che l’Amministrazione cerchi di tutelare i suoi insegnanti offrendo opportunità, al fine di mantenerli nello status iniziale. Però … la possibilità offerta dal Ministero sembra più una strenna natalizia che un serio e concreto percorso formativo, capace di assicurare nuove professionalità. E così, per questi insegnanti in esubero, viene “progettato” un corso di 120 ore da fruire in modalità on-line. E, ironia della sorte, chi vengono indicati come tutor aventi il compito di accompagnare questi docenti nel loro percorso di formazione? Insegnanti che posseggono determinate caratteristiche (laurea, servizio, ecc.) ma che possono anche essere privi di specializzazione per il sostegno e, giusto per non farsi mancare nulla quando si tratta di beffe, non necessariamente insegnanti di ruolo. Anche in questo caso, ciò che ha prevalso è stata la logica dell’occupazione all’italiana”: si dà priorità al lavoratore, al docente, trascurando la qualità del prodotto, il discente. Si pensa agli insegnanti, alla salvaguardia del posto di lavoro (legittima e sacrosanta), tollerando però che per acquisire competenze funzionali alla disabilità sia sufficiente una chiacchierata virtuale. Quante sono 120 ore? Corrispondono a 40 ore settimanali per tre settimane, tanto basterebbe per ottenere un titolo che alcuni insegnanti hanno ottenuto con percorsi universitari biennali, sostenendo 30 esami, più il tirocinio, più i laboratori e la tesi finale comprensiva di discussione. Cosa sta succedendo? Meno si studia e più si è premiati? Meno impegno formativo e maggiore spendibilità del titolo acquisito? È questa la “nuova formazione”, è questa la professionalità, è questa la risorsa umana della scuola? Perché si continua a pensare che per la disabilità sia sufficiente una preparazione minima? Perché ci si ostina a ritenere che “chiunque” possa occuparsi delle attività di sostegno, anche se è nota la complessità della funzione ed è risaputo che molti genitori lamentano la scarsa professionalità docente, visibilmente rilevabile nelle sconfitte e nei percorsi interrotti di molti (troppi) studenti con disabilità? Le Associazioni delle Persone con disabilità (ed anche la nostra Associazione) da anni chiedono personale docente “professionalmente competente” e non una parte del personale, ma TUTTO il personale della scuola: dai Dirigenti Scolastici a tutti i docenti. Anno 2012. Stanno per prendere il via corsi di specializzazione per il sostegno di 120 ore. Ma di chi è la responsabilità di tale scelta? Chi ha la responsabilità della formazione degli insegnanti di sostegno? La legge 104/1992, all’art. 14 comma 1, recita: “Il Ministro della pubblica istruzione provvede alla formazione e all'aggiornamento del personale docente per l'acquisizione di conoscenze in materia di integrazione scolastica degli studenti handicappati …”. Se dunque questi corsi verranno attivati e se questi insegnanti acquisiranno il titolo di specializzazione mediante corsi on-line di 120 ore, sappiamo a chi attribuirne la responsabilità. Ovvero all’attuale Ministro che, fra l’altro, dal 13 agosto 2011 è Presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Se è questa la scuola di qualità! Non possiamo che prendere le distanze.
Siamo consapevoli che la scuola italiana necessiti di altri (tanti)
insegnanti di sostegno e che questi “nuovi supporti” non andranno a
colmare il bisogno presente. Tuttavia, come Associazione, non
possiamo non essere preoccupati per la leggerezza e la
superficialità con cui si mette mano alla formazione degli
insegnanti, quando si affrontano problematiche connesse alla
disabilità. Prosegue: “Si spara di nuovo sulla qualità del sostegno, tamponando maldestramente le problematiche legate all'inserimento dei docenti in esubero, con soluzioni che sacrificano come al solito i più deboli”. E conclude: “Gli studenti disabili hanno un essenziale e imprescindibile bisogno di essere sostenuti nel loro percorso scolastico e formativo da figure necessariamente preparate ed esperte. E l'esperienza non si può acquisire virtualmente in 120 ore. Non stiamo parlando di un corso di dattilografia, ma di esseri umani da consegnare degnamente alla vita...”.
chiediamo al Ministro Profumo
CIIS
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