Lettere a Profumo "Caro ministro, il nostro 2012 è nelle tue mani" Ragazzi e addetti ai lavori chiedono più ascolto di Maria Teresa Martinengo La Stampa, 3.1.2012
TORINO: I giovani sono
il futuro del Paese, il nostro futuro» è un’affermazione che si
sente negli ultimi tempi. Governo, Chiesa, amministratori a tutti i
livelli sottolineano un dato di fatto: che è indispensabile puntare
sui giovani, che bisogna dare loro delle chances. In questa pagina,
sei torinesi che vivono nel mondo della scuola sottolineano che per
la scuola, e quindi per i giovani, si può davvero fare molto di più
di quanto non si stia facendo. Fanno capire che chi prende le
decisioni dovrebbe passare del tempo non solo con gli esperti che
teorizzano, ma con chi le aule le pratica quotidianamente, con chi
conosce i problemi grandi e piccoli con cui ci si confronta. E
anche, chi sono davvero oggi gli allievi, come vivono, con quali
difficoltà coabitano, quali sono le difficoltà che non restano fuori
dalla porta dell’istituto. Lo studente - un ragazzo che la sua
scuola definisce «meritevole» - spiega con semplicità che gli
iscritti agli istituti tecnici desiderano «fare pratica». Eppure,
con l’ultima riforma, le scelte sono andate nella decisione opposta,
i laboratori sono stati sguarniti. La preside di una scuola che si è
collocata ben al di sopra della media nazionale con il test Invalsi
dell’ultimo esame di terza media chiede che le scuole possano
davvero esprimere quell’autonomia data per legge, ma ben poco
esercitabile. E che le scelte «autonome» siano poi valutate.
L’assessore che ha la responsabilità degli edifici delle superiori
si è rivolto al nuovo ministro dell’Istruzione, lanciando ancora una
volta un Sos per i fondi per la sicurezza destinati ad alcuni
complessi scolastici. Fondi che continuano a non arrivare, di cui la
Provincia direttamente non dispone, e la cui mancanza sta via via
determinando la chiusura di porzioni di istituti. Ma in questa
pagina ci sono anche i genitori, che chiedono al Comune di fare,
come avveniva in passato, scelte di qualità per la prima infanzia,
c’è la formazione professionale che ha l’acqua alla gola e rischia
di non poter rispondere proprio a quei ragazzi che più hanno
bisogno. La scuola, insomma, chiede di essere ascoltata e curata: un
buon modo di dimostrare, nel 2012, che ai giovani si tiene davvero.
La sua speranza per il
2012 l’assessore all’Istruzione della Provincia, Umberto D’Ottavio,
l’ha inviata al ministro Profumo per lettera. «Stimatissimo
Ministro, con deliberazione CIPE del maggio 2010 è stato approvato
il Piano straordinario di interventi urgenti sul patrimonio
scolastico, provvedendo all’assegnazione di risorse agli enti
competenti», ha scritto a fine anno l’assessore. E prosegue
segnalando che, fatta eccezione per i tetti del liceo Darwin di
Rivoli, l’iter relativo agli altri interventi ritenuti urgenti (4
milioni) per la sicurezza, si è interrotto: nulla per Roccati di
Carmagnola, Galilei di Ciriè, Botta di Ivrea, Ferraris di Settimo,
Steiner, Passoni, Sommeiller, Galfer, Primo Artistico, Guarini,
Casale. «Il ministro ora sa che poiché non disponiamo di risorse
finanziarie, siamo costretti, dove occorre, a chiudere parti di
scuole». Marco Pomponio, allievo dell’Istituto Avogadro, fa parte della squadra vincitrice di «Zero Robotics», sfida internazionale promossa da Esa e Nasa tra programmatori di piccoli robot per la Stazione spaziale europea. Pomponio e compagni il 23 gennaio saranno in Olanda per la finale. Fin qui hanno battuto tutti, americani compresi. «Siamo il prodotto del nostro studio - dice Marco - e delle possibilità che l’Avogadro ci ha assicurato. Da qualche tempo, però, per mantenere i laboratori efficienti, la scuola è costretta ad utilizzare le risorse che derivano dalle tasse d’iscrizione. Dallo Stato non arriva nulla e il numero dei docenti di laboratorio è stato ridotto». La crisi, certo. I giovani conoscono la situazione. «Ma - obietta Marco - la pratica aiuta anche i ragazzi meno appassionati allo studio a raggiungere risultati e ad essere meno esposti alla disoccupazione. Perché a Roma non ci pensano?».
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Don Stefano Colombo,
delegato regionale Cnos-Fap, la formazione professionale salesiana,
è preoccupato da «bruttissime notizie per il 2012 . Noi salesiani ci
occupiamo soprattutto di formazione iniziale dei ragazzi in uscita
dalle medie. Purtroppo, proprio per questo ambito, la Regione ha
tagliato 58 milioni, praticamente tutto. Ad oggi è un settore che
salterebbe». Eppure, dice don Colombo, «oggi sono 1500 in provincia
di Torino i ragazzi che frequentano i nostri corsi triennali, altri
900 sono nel Cuneese. Da quest’anno, poi, i corsi del
“diritto-dovere” che portano alla qualifica sono diventati
istituzionali, la sperimentazione è finita. E sono strapieni,
dobbiamo mandar via i ragazzi». Una situazione dolorosa «perché sono
giovani motivati al lavoro». Don Colombo auspica un orientamento più
mirato: «Oggi formiamo troppe pettinatrici e troppi camerieri, pochi
meccanici per il turnover».
«Dare vera autonomia
alle scuole, perché l’autonomia va di pari passo con la
responsabilità». È il desiderio per il 2012 di Lorenza Patriarca,
dirigente dell’Istituto comprensivo Tommaseo e coordinatrice
regionale dei presidi Uil. «Oggi le risorse arrivano alle scuole
sulla base di parametri nazionale. Invece, sarebbe bello che ogni
scuola potesse scegliere il proprio tipo di “coloritura”, avere
risorse per poterla attuare e poi rendere conto dei risultati.
Questa sarebbe la vera autonomia: fare e poi dimostrare come le
risorse sono state utilizzate». Ancora: «In Francia sono stata in un
liceo che ha scelto di puntare molto sulle lingue e ha investito
sugli insegnanti madrelingua. Per avere efficacia, le classi, che
sono da 30 allievi, nelle ore di conversazione vengono sdoppiate.
Ecco, io vorrei una flessibilità legata alla verifica dei
risultati». Ha insegnato Greco e Latino in 3 licei classici cittadini ed ora è Chivasso. Alessio De Siena è il docente che ogni preside e ogni allievo si augura. Eppure dopo 10 anni in graduatoria è ancora precario. Per il 2012, va da sé, il professor De Siena spera in qualche certezza. «Il ministro Profumo dimostra di avere idee chiare, da vero uomo del Politecnico. Ma sulla scuola, forse, deve ancora indagare un po’. Sul concorso, non siamo riusciti a capire bene se sarebbe parallelo o alternativo al Tirocinio Formativo Attivo e questo genera qualche perplessità». De Siena descrive una generazione di giovani insegnanti appassionati: «Gli sforzi individuali sono notevoli. Al classico, per esempio, cerchiamo di andare oltre il curricolo con iniziative che coinvolgano i ragazzi e rispondano alle loro richieste in fatto di cultura». La speranza? «Noi precari vorremmo incontrare il ministro e dialogare con lui. Dirgli che un docente trentenne non è vecchio...».
Il Coordinamento
Genitori incontrerà l’assessore comunale alle Risorse educative l’11
gennaio. Quel giorno i dubbi e le speranze per il 2012 delle
famiglie con bambini nei nidi e nelle materne comunali, già
riassunte in una lettera, prenderanno forma compiuta. «I problemi
sono numerosi, a cominciare dai supplenti assunti per coprire solo
il 70% dell’orario, in modo da risparmiare facendo saltare le
compresenze», dice la presidente Silvia Bodoardo. Non solo.
«L’insegnamento della lingua straniera viene svolto anche con tre
modalità diverse nella stessa scuola. Si tappano i buchi, non c’è
progetto. Eppure, se si crede nell’educazione, se l’infanzia non è
solo un tema da campagna elettorale, servono scelte di qualità. Il
Comune dovrebbe pensare alla formazione degli insegnanti che
subentrano a chi va in pensione. Per il 2012? Vorremmo un progetto a
lungo termine per l’infanzia».
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