Ciò che non viene detto, lettera al Ministro

di Giuseppe N. La Tecnica della Scuola, 26.1.2012

Gentile Ministro,

Mi chiamo Giuseppe N. e sono un insegnante precario.

Mi sono laureato in lingue e letterature straniere presso l'università statale di Milano e successivamente ho conseguito l'abilitazione per l'insegnamento, frequentando i corsi Ssis (test di accesso, due anni di frequenza obbligatoria, con esami, due tirocini, uno per le medie e l'altro per le superiori e infine tesina e esame finale).

Due anni fa ho conseguito l'abilitazione per il Sostegno,presso l'università Cattolica di Milano.

Cosa devo fare ancora per poter insegnare? Per poter essere assunto a tempo indeterminato?

Anche perché il danno al personale della scuola non si limita alla mancata concessione degli otto mesi per lasciare col vecchio sistema. Uno degli emendamenti approvati in extremis per eliminare la penalizzazione del personale con 41 o 42 anni di contributi e meno di 62 anni di età non prevede, ai fini dell’anzianità contributiva, il riconoscimento della laurea riscattata.

Niente da fare: il personale della scuola intenzionato ad andare in pensione con le norme precedenti la riforma introdotta dal ministro Fornero quasi sicuramente non potrà conteggiare anche il servizio svolto fino al 31 agosto 2012, ma dovrà farsi bastare quello accumulato entro il 31 dicembre scorso. Chi non ce la farà, stime attendibili indicano qualche migliaio di docenti e Ata, dovrà così rimanere in servizio ed in diversi casi sarà costretto a rimanervi per alcuni anni.

Il Partito Democratico ha tentato di far passare l’emendamento al decreto Milleproroghe sino all’ultimo: “considerato il particolare tipo di attività di questo settore,bisogna far slittare l’entrata in vigore delle norme Fornero al 31 agosto 2012”, ha spiegato il capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni.

Ma non c’è stato nulla da fare: la Ragioneria dello Stato, dopo aver appurato che sarebbe stato cospicuo il numero di dipendenti a beneficiare della deroga, ha indicato necessaria una copertura finanziaria di circa 100 milioni di euro. Ma anche che in questo momento così critico, una cifra di questo genere non è disponibile.

Nel pomeriggio del 26 gennaio è così arrivato il via libera dell'Aula della Camera alla fiducia che il Governo Monti ha posto su un decreto privo dell’atteso provvedimento (i voti a favore sono stati 469, i contrari 74, le astensioni 5). In effetti, alcune deroghe alla riforma Fornero sono state accordate già alla Camera, però solo quelle di cui beneficeranno i lavoratori 'precoci' ed 'esodati' (le risorse verranno trovate con l'aumento del prezzo delle sigarette). Viene allora da chiedersi? Perché per i dipendenti della scuola non è stato attuato un provvedimento analogo?

Amarissimo il commento di Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola: “nei confronti degli insegnanti, dell’importanza del loro lavoro si impiegano tante buone parole ma, quando si tratta di prendere decisioni di assoluto equilibrio, c’è una sorta di accanimento negativo”.

Secondo l’Anief la discriminazione verso il personale della scuola è tale : a spiegarlo è il Presidente, Marcello Pacifico, secondo cui “è doveroso che il Parlamento approvi l’emendamento 6.19 per non negare, in corso d’opera, almeno, i diritti acquisiti. Tale scelta di buon senso eviterebbe un contenzioso dagli esiti scontati vista la diversa vigente disciplina applicata al personale della scuola rispetto al resto del pubblico impiego. Attendiamo fiduciosi, una saggia risposta”, ha concluso il leader dell’Anief.

Secondo la Cgil, però la partita non è terminata: “Quanto si è verificato alla Camera con la votazione del decreto Milleproroghe rende evidente, come abbiamo più volte sottolineato, che la questione pensioni non può essere considerata conclusa”, ha detto Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil con delega alle politiche del welfare. Sulla questione dei lavoratori e lavoratrici della scuola, la sindacalista teme che vi sia “il rischio che si producano sempre nuove iniquità, e si moltiplichino le condizioni di immotivate differenziazioni tra lavoratori sostanzialmente nelle stesse condizioni. Auspichiamo quindi - è la conclusione di Lamonica - che si possa ancora correggere questo testo, e che si ricerchi da parte delle forze politiche e del Governo, la necessaria intesa”.

Sperando che questa lettera La informi soprattutto su ciò che è avvenuto dopo i concorsi,

Le porgo i miei saluti.


Un insegnante precario