lettera
aperta al Ministro Profumo
LETTERA APERTA ALL’ON. MINISTRO DEL MIUR,
PROF. FRANCESCO PROFUMO
da parte dell’ex ispettore tecnico UMBERTO TENUTA
di Umberto Tenuta, 20.1.2012
“Il più grande segno di successo per un
insegnante …
è poter dire: “I bambini stanno lavorando
come se io non esistessi.”
MARIA MONTESSORI
Onorevole Ministro Profumo, ministro tecnico (non ne capisco il
significato!) del MIUR, mi auguro voglia consentire ad un altro
tecnico (ex ispettore tecnico del MINISTERO DELLA PUBBLICA
ISTRUZIONE), di descriverLe in una LETTERA APERTA, frutto delle sue
riflessioni di nove anni di docente di scuola primaria, di
quattordici anni di direttore didattico e di ventotto anni di
ispettore tecnico del MIUR, per complessivi 48 anni di servizio di
ruolo nella scuola primaria, seguiti da dieci anni ─ svolti in sei
anni─ di docente a contratto presso l’Università degli studi di
Salerno, e da una successiva intensa attività di formatore nelle
scuole, negli ultimi tre anni soprattutto nei PON, oltre che autore
di sette volumi pubblicati da LA SCUOLA EDITRICE di BRESCIA, di due
volumi presso la ANICIA di Roma, filiazione della benemerita ARMANDO
ARMANDO EDITRICE, di tre sezioni di testi collettanei e di centinaia
di saggi sulle più prestigiose Riviste di livello nazionale.
Cercherò di essere essenziale, rischiando di risultare estremamente
schematico.
A) FINALITÀ DELLA SCUOLA
«Ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è destinato
ad accogliere questo successo» .
Tale obiettivo è riportato insistentemente nella normativa e, in
particolare, negli artt. 1 e 4 del D.P.R. 275/1999 (REGOLAMENTO
DELL’AUTONOMIA SCOLASTICA):
Art. 1 (Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni
scolastiche): «L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia
di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia
nella progettazione e nella realizzazione di interventi di
educazione, forma-zione e istruzione mirati allo sviluppo della
persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle
famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti,
al fine di garantire loro il SUCCESSO FORMATIVO»;
Art. 4 ─ (Autonomia didattica): «Le istituzioni scolastiche.., a
norma dell’articolo 8, concretizzano gli obiettivi nazionali in
percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad
apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni,
riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità
di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento
del SUCCESSO FORMATIVO».
B) IL SUCCESSO FORMATIVO VA INTESO COME
PIENA, INTEGRALE, ORIGINALE FORMAZIONE DELLA PERSONALITÀ DI TUTTI
GLI ALUNNI
─ PIENA: massimale. E, quindi, al più alto livello.
─ INTEGRALE: non solo istruzione (saperi, nozioni, conoscenze), ma
come afferma la CRESSON: sapere, saper fare, saper essere, in tutti
i campi in cui si è espressa l’umanità dei figli di LUKY, da quello
fisico a quello logico;
─ ORIGINALE: sette miliardi di esseri umani, l’uno diverso
dall’altro, anche se gemelli. In merito, preferisco parlare di
personalizzazione formativa anziché di individualizzazione
dell’insegnamento, pur avendo scritto un libro con tale titolo .
─ FORMAZIONE: non solo istruzione ma anche formazione (evito
l’espressione istruzione formativa ed il termine educazione, che
comunemente viene fatto derivare da ex-ducere, secondo una
concezione delle doti innate o potenzialità , che non si può
accettare: secondo la teoria del Mastery learning , anche gli alunni
diversamente abili potrebbero raggiungere livelli massimali di
formazione se avessero i tempi adeguati e se si utilizzassero le
metodologie adeguate, cosa che non avviene nemmeno coi cosiddetti
docenti di sostegno, dei quali nessuno è riuscito a trovare un ruolo
da svolgere, se non quello di fare da angeli custodi o ii portar via
dalle classi gli alunni diversamente abili, facendoli operare nei
laboratori di sostegno (per carità: vengono chiamati laboratori, e
non più classi speciali!).
C) METODOLOGIE PER GARANTIRE A TUTTI GLI
ALUNNI IL SUCCESSO FORMATIVO
Se l’educazione o, meglio, la formazione è lo strumento per
garantire a tutti gli alunni il successo formativo, inteso come
detto sopra, cosa deve fare la scuola?
È, questo, un interrogativo che la scuola non si pone, e forse non
si pone nemmeno il MIUR con la dovuta attenzione.
AL 99% LA SCUOLA ITALIANA FUNZIONA UNIFORMEMENTE, SENZA POTER
RISPETTARE LE CARATTERISTICHE PERSONALI DEI SINGOLI ALUNNI:
- sempre, un formale Piano dell’offerta formativa, predisposto di
consueto da un gruppo ristretto di docenti o dal Dirigente
scolastico;
- un formale Profilo dinamico funzionale per ogni alunno con le
comunicazioni ai genitori, che spesso hanno il solo risultato di
creare contrasti, conflitti, diatribe coi genitori, coi quali non
certo si realizza sempre quella collaborazione che così
efficacemente veniva descritta negli Orientamenti educativi del 1991
per la scuola dell’infanzia;
- forse, solo in alcune scuole, una sbiadita Programmazione
didattica settimanale o bisettimanale per la classe, almeno nella
scuola primaria, come mero adempimento formale;
- sempre, però, le lezioni ex cattedra, ormai di rito senza pedana,
e qualche illustrazione alla lavagna da parte del docente, di rado
con qualche accorgimento didattico come le mappe cognitive , i
cartelloni e le immancabili carte geografiche alle grigie pareti;
- come se non mancassero le fotocopiatrici a colori per gli schemi
delle lezioni predisposte dai docenti da consegnare a tutti gli
alunni, gli obbligatori ed insostituibili libri testo per le singole
discipline, che le benemerite Case editrici non mancano di far
predisporre da parte di quali esperti non ha importanza;
- le esercitazioni domestiche o, più raramente, scolastiche;
- le interrogazioni orali e, solo da parte di qualche strano
docente, le autocorrezioni, magari con ipertesti ed ipermedia;
IL DOCENTE INSEGNA
Scriveva la CRESSON che la scuola ha il compito di far acquisire
agli alunni il sapere, il saper fare ed il saper essere?
E nel D.LVO 16 APRILE 1994, N. 297 (Testo unico delle disposizioni
legislative in materia di istruzione) si legge:
«Art. 1 – Formazione della personalità degli alunni e libertà di
insegnamento
1. Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della
scuola stabiliti dal pre-sente testo unico, ai docenti è garantita
la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come
libera espressione culturale del docente;
2. L’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un
confronto aperto di posi-zioni culturali, la piena formazione della
personalità degli alunni;
3. È garantita l’autonomia professionale nello svolgimento
dell’attività didattica, scientifica e di ricerca.
Come, dove, quando?
Con ammirevole sollecitudine dell’ex Ministra del MIUR a tutte le
scuole sono state inviate le LIM, le quali servono per far LEZIONE,
indipendentemente dalle predilezioni didattiche dei docenti,
qualcuno dei quali preferisce le UNITÀ DI APPRENDIMENTO.
Art. 2 – Tutela della libertà di coscienza degli alunni e diritto
allo studio
1. L’azione di promozione di cui all’articolo 1 è attuata nel
rispetto della coscienza morale e civile degli alunni».
INSEGNAMENTO: Insegnare, dal
tardo latino in e signare (insignare), nel senso di incidere,
imprimere dei segni (nella mente degli alunni).
Appare evidente il collegamento stretto di tale concezione con la
Psicologia empiristica che concepiva la mente dell’alunno come una
tabula rasa, sulla quale l’insegnante andava a incidere i segni (in-signare).
Oggi non v’è chi non veda che si tratta di una visione
dell’insegnamento completamente superata, nel momento in cui
universalmente si riconosce che l’insegnante non può imprimere le
conoscenze nella mente degli alunni, come già si prevedeva nei
Programmi Didattici del 1867 («Il maestro si astenga dal dare
dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si
limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e
le regole») . Anche se si tratta di una concezione che ancora
perdura e addirittura sembra risultare predominante, tuttavia si
deve riconoscere che essa risulta infondata, in quanto dalla
Psicologia più aggiornata l’apprendimento non viene più concepito
come un processo passivo di colui che offre al docente la sua tabula
rasa perché egli vi segni (incida) le conoscenze. La smentita più
evidente viene dalla constatazione che non v’è un solo docente che
riesca a imprimere (un francesismo!) tali concetti nelle menti dei
suoi 25 alunni attraverso le loro semplici definizioni.
Evidentemente, insegnare non significa affatto imprimere (un
francesismo; stampare) nella mente, incidere (come nell’arte
incisoria!) su una tabula rasa (in-signare).
Già Tommaso d’Aquino aveva affermato che imparare significa
inventare: «vi è un doppio modo di acquistare la scienza: uno quando
la ragione naturale da se stessa giunge alla conoscenza di cose
ignote – e questo modo si chiama invenzione; l’altro quando la
ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno – e questa
maniera si chiama dottrina (insegnamento).In ciò in vero che viene
prodotto dalla natura e dall’arte, l’arte procede allo stesso modo e
con gli stessi mezzi che la natura. Come infatti la natura
guarirebbe riscaldando chi soffre di frigidezza, così fa pure il
medico; per cui si dice che l’arte imita la natura. Il simile accade
anche nell’acquisto della scienza: il docente cioè conduce altri
alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno, scoprendo,
conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora» .
Per apprendere occorre trovarsi nella stessa situazione di colui che
per primo ha im-parato, facendo le sue scoperte, le sue invenzioni,
le sue costruzioni mentali.
Questa concezione è oggi confermata dalla ricerca psicologica più
avanzata, che è quella del Cognitivismo costruttivistico : imparare
significa reinventare/ricostruire le conoscenze, partendo da
situazioni problematiche (Problem solving) e operando in gruppo
(Cooperative learning) .
«Il problema è il primum della ricerca scientifica, ma è anche il
primum dell’insegnamento. Il problema è il fondamento della
motivazione a ricercare. È il problema che trasforma la scuola da
luogo di noia e di pena (E quanta noia e quanta pena, la dimostrano
gli alunni irrequieti!) – dove si danno risposte a domande non poste
– in “centro di ricerca”».
In tale prospettiva, il Ministro Moratti, evidentemente coadiuvato
da esperti di gran valore, aveva sostituito le UNITÀ DI
APPRENDIMENTO alle tradizionali ed inefficaci
UNITÀ
DIDATTICHE.
Le UNITÀ DIDATTICHE indicano le LEZIONI, l’attività di insegnamento.
Le UNITÀ DI APPRENDIMENTO indicano invece le situazioni in cui gli
alunni vengono messi nella condizione di inventare ovvero, più
correttamente, costruire i concetti.
Forse, al riguardo, torna opportuno riportare il motto di Confucio:
se ascolto dimentico ─ se vedo ricordo ─se faccio capisco
Tuttavia, PIAGET affermava che «L’intelligenza è un sistema di
operazioni… L’operazione non è altro che azione: un’azione reale, ma
interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a
combinare delle operazioni, si tratti di operazioni numeriche o di
operazioni spaziali, è necessario che abbia manipolato, è necessario
che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale
reale, su oggetti fisici…» .
E BRUNER aggiungeva: «Se è vero che l’abituale decorso dello
sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva,
attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della
realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà
la stessa direzione» , precisando: «la scuola è l’ingresso nella
vita della ragione. È, certamente, vita essa stessa, e non mera
preparazione alla vita; tuttavia è uno speciale tipo di vita,
accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli
anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo sviluppo
dell’homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre».
UNO SPECIALE TIPO DI VITA, ACCURATAMENTE
PROGRAMMATO
Ma programmato come?
Se, come affermano Piaget e Bruner, « l’abituale decorso dello
sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva,
attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica», alle
quali oggi occorre aggiungere la rappresentazione virtuale , allora
le aule diventano laboratori forniti di:
─ 1a-materiali concreti, comuni, come le cianfrusaglie agazziane;
─ 1b-materiali concreti strutturati, come i Numeri in colore, i
Blocchi logici, i Blocchi a-ritmetici multibase ecc.;
─ 2-materiali virtuali che abbiano le caratteristiche previste
dall’apposito brevetto;
─ 3-materiali iconici;
─ 4-materiali simbolici.
Questo itinerario risponde a quello che Piaget e gli studiosi più
aggiornati ritengono il normale percorso dello sviluppo
intellettuale che procede dalla rappresentazione attiva, attraverso
quella virtuale ed iconica, alla rappresentazione simbolica, meta
ineliminabile dei processi di apprendimento.
PROGRAMMAZIONE DELL’AMBIENTE dI
APPRENDIMENTO OVVERO DELLE UNITÀ DI APPRENDIMENTO
E chi lo programma questo ambiente?
Il docente, che dovrebbe conoscere i singoli alunni?
Non certo con le LIM, che hanno di fatto abrogato le unità di
apprendimento della Moratti, ripristinando le lezioni espositive,
comprese quelle empiriocentriche di cui parlava il Titone . Non
certo con le LIM, il cui costo sarebbe bastato a fornire tutte le
aule di dodici/tredici Notebook, anche se ne sarebbero bastati
otto/nove, facendo operare gli alunni a due a due ovvero a tre a
tre, come si vuole nel Cooperative learning, muovendo da situazioni
problematiche (Problem solving)?
Al riguardo, ZOLTAN P. DIENES, il più grande innovatore
dell’apprendimento matematico nella seconda metà del XX secolo,
precisava:
«Dovrà essere abolito quasi completamente l’attuale metodo di
insegnamento in classe dove l’insegnante pontifica, in posizione di
potere centrale, e dovrà essere sostituito con lo studio individuale
ed a piccoli gruppi, usando materiale concreto ed istruzioni
scritte, con l’insegnante che agisce come guida e consigliere» .
Risolvendo situazioni problematiche in gruppo, non solo si
acquisisce il sapere (le conoscenze), ma, come vuole la concezione
europea dell’educazione, anche il saper fare (le capacità, le
competenze) e soprattutto il saper essere (amore del sapere) , il
quale, nella prospettiva dell’educazione permanente , costituisce
l’obiettivo prioritario della scuola.
Peraltro, le unità di apprendimento, essendo effettuate da gruppi di
alunni costituiti sulla base delle loro caratteristiche personali
(livelli di sviluppo e di apprendimento, stili e ritmi apprenditivi,
culture di appartenenza), consentono la personalizzazione formativa,
favorendo i processi apprenditivi da parte di tutti gli alunni,
compresi quelli iperdotati ed ipodotati, con le conseguenze che
Ella, Signor Ministro, ne può trarre, anche relativamente
all’impiego dei docenti.
ALCUNI EFFETTI DELLE UNITÀ DI APPRENDIMENTO
SUCCESSO FORMATIVO
Realizzare una scuola personalizzata, come consentono solo le unità
di apprendimento, significa creare i presupposti per garantire a
tutti i singoli alunni il successo formativo, che è l’obiettivo che
ogni scuola deve proporsi.
Il malessere della scuola odierna nasce dalla mancata
personalizzazione formativa, che già il Claparède aveva auspicato :
mentre tutto intorno alla scuola si è evoluto, la scuola è rimasta
quella medioevale del banco a due posti , della cattedra,
dell’insegnamento, della lezione collettiva, seppure abbellita dalla
costose LIM.
La scuola personalizzata è la scuola dell’efficienza e
dell’efficacia, anche perché rispetta le identità personali che sono
la ricchezza più grande di ogni essere umano: “come me non c’è
nessuno” non è un miserevole vanto personale ma una ricchezza per le
persone, per le nazioni, per il mondo globalizzato!
D’altra parte, questo è un impegno cui nessuna scuola può venire
meno, in quanto, previsto, tra l’altro dall’Art. 4 del D.P.R.
275/1999:
«1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di
insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e
delle finalità generali del sistema, a norma dell’articolo 8
concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi
funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla
crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le
diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le
iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
2. Nell’esercizio dell’autonomia didattica le istituzioni
scolastiche regolano i tempi dell’in-segnamento e dello svolgimento
delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di
studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le
istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di
flessibilità che ritengono opportune….».
Inutile ribadire che tutto questo, per quanto i docenti siano bravi,
non si può realizzare con le lezioni!
SAPERE ─ SAPER FARE ─ SAPER ESSERE
L’insegnamento ovvero le unità didattiche possono anche provocare un
processo di apprendimento di conoscenze o saperi.
Ma conoscere tutte le procedure della guida dell’automobile non
significa possedere la capacità di guidarla, né conoscere i nomi e
le caratteristiche delle piante significa amare le piante.
Non basta acquisire le conoscenze (sapere) per acquisire anche le
capacità (saper fare) e, soprattutto, gli atteggiamenti (saper
essere). Anzi, molto spesso capita che, per imparare le conoscenze,
si impara ad odiare l’apprendimento, se è vero che il 50% dei
laureati non legge un solo libro nel corso di un intero anno!
“…Non lasciate mai che
i bambini falliscano;
Fateli riuscire…
rendeteli fieri
delle loro opere.
Li condurrete così
in capo al mondo.”
C. FREINET
PERSONALIZZAZIONE FORMATIVA (EDUCATIVA)
Fino a ieri si parlava di individualizzazione dell’insegnamento, con
l’obiettivo di migliorare i processi dell’apprendimento e di
rispettare le caratteristiche personali, sociali, culturali dei
singoli individui, anche in riferimento alle culture di
appartenenza.
Oggi si preferisce parlare di personalizzazione educativa ovvero,
molto più precisamente, di personalizzazione formativa, stante
l’equivocità del termine educativa, che lascia presupporre una
concezione innatistica (ex-ducere, trarre da, secondo l’affermazione
di Pindaro: Diventa ciò che sei .
La personalizzazione non può essere realizzata con la lezione, di
necessità collettiva e quindi eguale per tutti gli alunni: è come se
negli ospedali a tutti i malati di una corsia venisse fornita la
stessa ricetta! Per quanto strano possa apparire, nella scuola
questo avviene normalmente e le eccezioni, Lei, Signor Ministro
tecnico, se li deve cercare col lanternino!
INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI
Se ne parla sin dal 1971 e si è creata la figura del docente di
sostegno, che incontra difficoltà se rimane nella scuola della
lezione e non si dispone a ad andare, col suo alunno, fuori
dell’aula, nell’apposito laboratorio di sostegno che sostanzialmente
non fa che riprodurre le classi o le scuole speciali.
Invece, le unità di apprendimento, consentendo la formazione, nella
stessa classe, di gruppi di alunni diversi, offrono adeguato spazio
agli alunni diversamente abili, e quindi lo offrono anche agli
alunni iperdotati, come oggi si richiede a livello europeo: ogni
alunno ha la possibilità di realizzarsi in modo diverso dagli altri.
Le unità di apprendimento creano la scuola su misura che aveva
auspicato il Claparède, la quale è l’unica scuola accettabile alla
luce della più aggiornata ricerca.
LINGUE STRANIERE
Le unità di apprendimento, anche senza LIM, ma con un numero di
notebook di pari costo, consentono l’effettivo APPRENDIMENTO DELLE
LINGUE STRANIERE: basta collegare via Internet gli alunni della
classe italiana con gli alunni di una classe straniera!
Anche l’insegnamento della RELIGIONE CATTOLICA può essere rivisto
con l’organizzazione didattica consentita dalla unità di
apprendimento!
ESIGENZE INDEROGABILI
Ovviamente, tutto quello che abbiamo detto presuppone un
AGGIORNAMENTO DI TUTTI I DOCENTI: oggi si aggiornano tutti, dal
meccanico alla parrucchiera, tranne i docenti. I PON, nel primo
anno, erano frequentati dai docenti. Ora, tranne che per le
miracolose LIM e i LABORATORI INFORMATICI, non so come utilizzate
dalle singole classi, solo gli alunni si aggiornano con i PON,
andando incontro a tre inconvenienti:
Con un PON si aggiornano solo 25 alunni in un determinato momento
della oro carriera scolastica, mentre, se si aggiornavano 25
docenti, si sarebbero aggiornati 625 alunni per tutto il corso di
studio;
Memori della Riforma gentiliana, nella quale aveva importanza solo
la competenza disciplinare e veniva completamente ignorata la
formazione sociopsicopedagogica e metodologico didattica,
l’aggiornamento degli alunni della Scuola primaria viene quasi
sempre affidato ai docenti della Scuola secondaria che la didattica
non hanno appreso nemmeno all’Università, ove molto spesso non è
tenuta in grande considerazione! Inoltre, quasi sempre, si crea un
contrasto tra Esperto e Docenti delle classi, ai quali spetterebbe
coltivare, sia gli alunni ipodotati che gli alunni iperdotati!
Ma forse per aggiornare i docenti occorre aspettare qualche lustro,
in quanto nei prossimi anni l’aggiornamento si farà sulle LIM e sui
LABORATORI INFORMATICI, per entrare nei quali si farà la fila ,
anche se è mia personalissima previsione che il prossimo anno
riempiranno i depositi delle scuole!
CONCORSI A DIRIGENTI SCOLASTICI E A
DIRIGENTI TECNICI
Infine, ma proprio alla fine, voglia vedere un poco che fine hanno
fatto i concorsi a dirigenti scolastici e a dirigenti tecnici,
ridotti a poliziotti della scuola, con le loro competenze in
Procedura penale, che non mi risulta sia insegnata da nessun docente
in nessun ordine di scuola e, soprattutto, non mi sembra che dia
prestigio alla Scuola italiana, per tanti versi, meritevole di altra
considerazione! D’altra parte, se un reato dovesse essere commesso
nella scuola, non vi sono i benemeriti Carabinieri?
Peraltro, come al solito, anche se con trent’anni di ritardo, come è
consueto, sono arrivati anche in Italia i QUIZ, seppure con un
numero considerevole di errori!
E dire che le tre prove dei precedenti concorsi dirigenziali ed
ispettivi avevano assicu-rato risultati apprezzabili!
Non Le sembra, On. Ministro tecnico, che la qualità delle scuole
cambia quasi sempre col cambiare dei Dirigenti!
Signor Ministro tecnico, forse, per salvare la scuola, Le basta
ripristinare le UNITÀ DI APPRENDIMENTO che la Moratti non ha avuto
il tempo di veder attuate, con tutto quello che ne consegue
soprattutto sul piano dell’aggiornamento, coi PON e senza PON: non
toglierà nulla agli alunni ma farà quello che ogni tecnico non manca
di fare, in ogni campo, promuovendo L’AGGIORNAMENTO DI TUTTO IL
PERSONALE, DOCENTE E NON DOCENTE, DIRIGENTE ED ISPETTIVO, nonché
fornendo le scuole DEI FONDI PER L’ACQUISTO DEGLI STRUMENTI PER
L’APPRENDIMENTO di cui gli alunni hanno urgente bisogno, forse più
che dei libri di testo, cartacei e digitali: un set di otto/nove
NOTEBOOK per ogni classe e di materiali didattici concreti,
strutturati e non, digitali, iconici e simbolici serviranno non solo
ad acquisire conoscenze e capacità, ma anche e soprattutto l’amore
della scuola che non sempre ora è presente!
Gliene saranno estremamente grati gli alunni, i docenti e
soprattutto tutti i genitori delusi di questa scuola!
Con sentiti ossequi
Umberto Tenuta