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Quanto peserebbe un nuovo
fallimento dell’autonomia?

Giancarlo Tettamanti il Sussidiario 21.1.2012

Caro direttore,
improvvisamente si è riacceso il dibattito sulla scuola. Dai numerosi interventi e commenti, emerge la constatazione che non c’è vera riforma democratica della scuola se non c’è la possibilità da parte dei soggetti sociali di assumersi il compito di una vita che accolga i bisogni e i desideri delle persone e quindi anche di dotarsi delle struttura culturali e materiali coerenti.

Evidente il problema dell’“autonomia” e l’urgenza di un suo autentico e concreto affronto. Purtroppo, nonostante le premesse, l’autonomia nella scuola è rimasta in gran parte incompiuta. La scelta dell’autonomia scolastica segna, o comunque avrebbe dovuto segnare, nel sistema il passaggio a nuove categorie di riferimento: dalla generalità alla specificità, dall’uniformità alla singolarità, dalla quantità alla qualità, dalla dimensione nazionale alla dimensione locale. L’autonomia va vista come idea regolativa di tutto il sistema formativo: essa interessa questioni di natura pedagogico-didattica, finanziaria e organizzativa, programmatica e culturale, gestionale ed istituzionale.

In quest’ottica, si intrecciano molti problemi presenti nell’intero sistema formativo: dall’attenzione alla centralità dello studente, al coinvolgimento dei genitori e della famiglia e al rafforzamento della loro partecipazione al processo formativo in una dimensione solidale di corale responsabilità educativa; dal rapporto statale-non statale, ancora condizionato da remore di carattere culturale, all’alternativa accentramento-decentramento-autonomia, ancora incompiuta e favorente la permanenza di una statalizzazione della cultura e della scuola; dagli intoppi di una burocrazia imperante e mortificante, ad una mancata razionalizzazione dei costi e degli investimenti; dalla promozione e valorizzazione delle figure professionali, alla concretizzazione di una libertà educativa e formativa che riconosca la responsabilità dei genitori e della famiglia, e il conseguente diritto di libertà di scelta educativa scolastica; da un giusto equilibrio tra istituzioni e poteri diversi, gruppi e persone, ad una continuità educativa verticale e orizzontale capace di raccordarsi con il territorio e con le presenze culturali e produttive in esso presenti; dalla promozione di una pluralità di offerte formative a cui liberamente accedere, all’abolizione del valore legale del titolo di studio, teso a favorire la responsabilità educativa/formativa di ogni singolo soggetto, l’innalzamento dei livelli di apprendimento e la valorizzazione della qualità e della serietà delle scuole.

Urge che le singole unità scolastiche godano di autentica e concreta autonomia. Quell’autonomia a garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, che si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione, istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguata ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti. L’autonomia è un valore di per sé, e quindi va riconosciuta ed attuata sino alle sue conseguenze più importanti per la vita della scuola e per l’efficacia dello stesso sistema formativo nazionale – compresa la libertà e la decisionalità sull’assunzione degli insegnanti, la verifica delle sperimentazioni, il rispetto della libertà di educazione, di insegnamento e di apprendimento dei singoli e dei gruppi... –; oppure essa si trasformerà, come di fatto si sta trasformando, in una nuova amara delusione.