Dimensionamento, il Lazio è già pronto: di A.G. La Tecnica della Scuola, 15.1.2012 Entro fine mese le Regioni chiamata ad approvare la cancellazione degli istituti più piccoli. Per la Giunta laziale il piano è funzionale alle esigenze di ammodernamento della rete scolastica. Ma per una una lunga lista di associazioni, sindacati e partiti spariranno sedi fondamentali per integrazione, recupero e sperimentazione. Con il 2012 cominciano a prendere corpo gli effetti del dimensionamento scolastico, il piano di “razionalizzazione” degli istituti che attraverso la Legge 111/2011 permetterà l’accorpamento o la cancellazione di diverse centinaia di sedi con meno alunni. Il progetto di fondo prevede la riorganizzazione della rete scolastica regionale attraverso una serie di istituti comprensivi costituti da una media regionale di riferimento che ha come entità minima di iscritti 600 alunni per i territori montani e 1.000 nei casi non particolari. La proroga di un mese concessa dal Miur è agli sgoccioli: entro fine mese le Regioni dovranno obbligatoriamente approvare il previsto piano. Qualche Giunta è già a buon punto. Come quella del Lazio, dove il 14 gennaio, è arrivato l’assenso di presidente e assessori di maggioranza. ll piano dovrà ora passare all`esame della Commissione consiliare competente, ma si dovrebbe trattare di un passaggio proforma. Dalla Regione Lazio cercano di rassicurare alunni e famiglie: “gli standard previsti nel Piano – spiega la Giunta laziale - tengono conto anche delle caratteristiche geo-morfologiche, della presenza di adeguati collegamenti del servizio di trasporto pubblico rispetto ai punti di erogazione (distanze e tempi di percorrenza), delle esigenze socio-economiche, nonché dell`andamento demografico in essere e dei trend di frequenza dei punti di erogazione. Vengono inoltre confermati i Centri provinciali per l`istruzione degli adulti, prevedendo una serie di nuovi indirizzi di studio per ampliare l`offerta formativa in base alle reali esigenze del territorio”. Secondo la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il piano “rispetta prevalentemente le indicazioni degli Osservatori provinciali e del Tavolo regionale, che si sono tenuti in un clima di piena e leale collaborazione con l`Ufficio Scolastico regionale, alla presenza di tutte le sigle sindacali del settore scuola”. Per la Polverini il programma di razionalizzazione sarebbe quindi stato studiato per essere “funzionale alle esigenze di ammodernamento della rete scolastica regionale”. Di parere opposto sono una serie di associazioni, organismi, partiti e di alcuni sindacati – Adis, Alternativa, Assur, Cgd, Cisp, Scuola della Repubblica, Cps, Coordinamento Scuole secondarie di Roma, Coordinamento Non rubateci il futuro, Crides, Scuola e Costituzione, Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro-Solidarietà), Finism, Flc-Cgil, Giovani Comunisti, Idv, Sel, Uds, Unicobas – che per giovedì 19 gennaio hanno organizzato presidio proprio sotto la Regione Lazio, in piazza Raimondi Garibaldi. “Manifesteremo – spiegano attraverso un comunicato congiunto i contestatori del Piano laziale - in difesa del diritto allo studio, del diritto al futuro dei nostri bambini e dei nostri giovani”. Sono convinti che se il programma della Regione non si ferma (andando incontro, in tal caso, ai parametri numerici introdotti dalla Legge 111/2011!) “rischiano di scomparire scuole, nella loro fisionomia didattica ed organizzativa, che anche nel Lazio hanno svolto un prezioso lavoro d’inclusione sociale, d’integrazione e di recupero, di sperimentazione e di valide formule formative”. Le prospettive del folto raggruppamento di oppositori sono nere: il timore è che “con gli accorpamenti salterebbero altri posti di lavoro, in particolare del personale amministrativo ed ausiliario. Le famiglie sarebbero costrette a rivolgersi a segreterie lontane chilometri dalla propria abitazione e impossibilitate a sostenere carichi di lavoro aumentati a dismisura. La vigilanza dei bambini e dei ragazzi, già ridotta al minimo, non sarebbe in molti casi garantita. I dirigenti scolastici sempre più vincolati a funzioni burocratiche perderebbero del tutto la possibilità di relazionarsi a genitori, alunni e docenti, il coordinamento didattico un lontano ricordo di una scuola che era tra le migliori nel mondo”. |