Citazioni - Da "A cosa serve dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 6.1.2012 La de-meritocrazia La questione del merito va ben al di là del giusto riconoscimento dei valori individuali e della qualità del lavoro svolto: perché quando si passa dal livello singolo a quello collettivo, il merito cambia natura, esce dalla dimensione etica ed entra in quella economica. In altre parole, se un paese premia il merito a tutti i livelli, crea le condizioni per migliorare il funzionamento della società e questo aiuta anche a migliorare la sua competitività. [...]
L’European House dello Studio
Ambrosetti di Milano ha pubblicato uno studio proprio sul problema
del merito (Come promuovere il merito in Italia)
valendosi anche di ricerche e
sondaggi realizzati da vari istituti internazionali, nel quale si
mettono a fuoco i principali elementi che tolgono spazio al merito:
l’affiliazione (in particolare
il nepotismo e la raccomandazione),
gli automatismi,
quando l’avanzamento nella carriera
poggia solamente sull’anzianità di servizio, la circolarità,
quando c’è conflitto di interessi
tra controllori e controllati (per esempio quando i componenti di
enti agenzie che dovrebbero controllare l’attività governativa
vengono nominati dal governo stesso) e l’opacità,
cioè la mancanza di trasparenza
nelle assunzioni e nelle promozioni, quando sfuggono a criteri di
chiarezza e lasciano spazio a scelte discrezionali. [...] Molti anni fa avevo portato i miei figli in una gita in campagna, nei pressi di Roma. Con noi venne anche un bambino olandese, figlio di nostri vicini. Ci accampammo per un picnic vicino a un fiumiciattolo. Poco distante un uomo stava pescando, proprio accanto a un cartello con la scritta “Vietato pescare”. Il bambino olandese si alzò e andò da quell’uomo, indicandogli il cartello e dicendogli che lì non si poteva pescare!
Ecco. La buona educazione consiste non soltanto
nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si
comportino bene. Rispettare le regole, ma anche farle rispettare. Si
sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi (“Ma di cosa ti
impicci!”, “Lascia perdere!”, “Vivi e lascia vivere”, ecc.). Questo
modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso
un’assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. E ha
abituato gran parte della gente a non intervenire per correggere
certe piccole illegalità, magari alzando gli occhi al cielo. Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. Ne ho discusso a volte con dei politici: mi hanno detto che bisogna “educare” i cittadini. [...] Qualunque forma di educazione è fatta di premi e punizioni (dei tipi più diversi) e la loro mancanza lascia libero campo a comportamenti cialtroneschi, oppure a danni non solo alle persone meritevoli ma anche alla collettività. |