Rivoluzione dei cicli? di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 16.1.2012 L'idea nasce da un intervento del sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, postato sul proprio blog. Immediato il coro di no da parte di tutti i sindacati. Si creerebbe infatti un esubero di personale stimato fra le 40 e le 60mila unità. La scuola ha bisogno di stabilità, non ha bisogno di nuove riforme: così ha sempre dichiarato il ministro Profumo prima che scoppiasse il nuovo caso mediatico. A sorpresa arriva, però, una apertura da Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, secondo la quale i docenti perdenti posto potrebbero andare a costituire un organico “funzionale” per ampliare l'offerta formativa. Due giorni dopo, si fa sentire con una nota anche Mariangela Bastico, ex vice ministro al tempo di Fioroni e anch'essa del Pd, sostenendo che questa non è la priorità per una scuola pubblica “stremata da anni di incertezze, svilita e impoverita”. In tutto questo bailamme, il silenzio assoluto del ministro Profumo, nonostante le contemporanee interviste a giornali e Tv. Solo qualche giorno prima, nell'audizione alla VII Commissione della Camera del 10 gennaio scorso, il Ministro aveva annunciato un programma in dieci punti comprendente tutte le questioni sospese e insolute degli ultimi 15 anni: un nuovo modello di governance, lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione, la carriera dei docenti, la messa in sicurezza degli edifici scolastici, il recupero delle aree scolastiche più compromesse, l'integrazione tra i sistemi di istruzione. Praticamente un programma da inizio legislatura. Come se non bastasse, è stato più volte annunciato un concorso per 20mila nuovi docenti, al quale concorreranno in centinaia di migliaia visto che l'ultimo si è fatto nel 1999. E poi il “sogno” della scuola aperta tutto il giorno, che diventa centro civico, culturale, teatrale, ludico, come accade in altri Paesi d'Europa. D'altra parte però il Ministro ha sempre ribadito in tutte le occasioni che la scuola “ha bisogno di stabilità”, che non è necessario pensare a nuove riforme, che bisogna “oliare e semplificare”, insomma far funzionare meglio quello che c'è. Comincia dunque ad esserci un problema, quantomeno di comunicazione. Sarà utile fare presto chiarezza. |