Rapporto Istat, dove va l'Italia:
aumentano i poveri e i disoccupati

Al nostro Paese il primato dei giovani che non studiano e non lavorano.
Cinema e teatro preferiti ai libri.

da Il Messaggero, 19.1.2012

ROMA - Cresce la disoccupazione soprattutto tra le donne, le famiglie in gravi difficoltà economiche sono l'11% e i poveri salgono a 8,3 milioni. E' lo spaccato dell'Italia secondo i recenti dati Istat.

Italia in controtendenza rispetto all'Ue nel tasso di disoccupazione giovanile: se l'Europa sancisce il sorpasso degli uomini rispetto alle donne (20% contro il 18,5%), in Italia il tasso femminile (29,4%) supera quello maschile (26,8%) di 2,6 punti. Il 48,5% dei disoccupati italiani è senza lavoro da oltre un anno. Continua comunque a peggiorare, in generale, la condizione dei giovani nel mercato del lavoro, da sempre una delle categorie più vulnerabili. Nel 2010 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è stato pari al 27,8%, in aumento di 2,4 punti percentuali rispetto al 2009. Si tratta, dice l'Istat, «del valore più alto dell'ultimo decennio. Nel 2001, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile si attestava al 23,1 per cento».

Sono 8,3 i milioni di poveri. Nel 2010 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11% delle famiglie residenti; si tratta di 8,3 milioni di individui poveri, il 13,8% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 4,6% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui.

Meno spese per l'istruzione. L'Italia, rispetto al resto d'Europa, spende meno degli altri paesi europei per istruzione e formazione. In Italia l'incidenza della spesa pubblica in istruzione e formazione sul prodotto interno lordo è pari al 4,6 per cento (anno 2008). Il valore dell'indicatore è inferiore rispetto al valore medio dell'Ue 27 (5,2 per cento) e a quello di molti paesi dell'Ue 15, ma superiore a quello di Germania e Spagna.

Calano i quotidiani, aumenta l'On Line. Poco più di un italiano su due (54 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana, il 39 per cento almeno cinque giorni su sette. È quanto risulta dalla quarta edizione di «Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo» dell'Istat, dove si sottolinea però la crescita della luttura on line di giornali, news o riviste. L'analisi del dato in serie storica mostra un andamento oscillante con quote di lettori comprese tra il 57 e il 61 per cento fino al 2006 e una successiva progressiva diminuzione, con una contrazione complessiva della quota di lettori superiore ai 4 punti percentuali nell'arco dell'ultimo quinquennio. La modesta propensione alla lettura di quotidiani che caratterizza il nostro Paese trova riscontro anche nel ridotto numero di copie di quotidiani (a pagamento e gratuite) diffuse rispetto alla popolazione di riferimento. In compenso si accresce però l'utilizzo della rete (usata da poco più di un italiano su quattro) per la lettura di giornali, news o riviste. Nel 2011, in Italia, il 25,1 per cento della popolazione di 6 anni e più dichiara di leggere o scaricare giornali, news o riviste dal web. La quota maggiore di utilizzatori della rete per la lettura on line si riscontra tra i 15 e i 54 anni con un picco nella fascia 20-24 anni (45,1 per cento).

Navigatori sul web: il 50% in Italia, l'88% in Svezia. In Italia il 51,5% della popolazione di 6 anni e più utilizza Internet, ma solo il 28,3% lo fa quotidianamente (2011). Nel confronto internazionale, il numero di utenti di Internet è decisamente inferiore alla media europea. Ai primi posti Svezia e Paesi Bassi con l'88% che naviga sul web.

Ogni anno stampati 3,5 libri a testa, ma il 45% ne legge uno l'anno. In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,5 copie di opere librarie per ogni abitante, ma nell'arco di un anno solo poco più del 45 per cento degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero (2011). In termini di offerta, nel 2009, in Italia, sono stati pubblicati circa 58mila libri, di cui quasi 37mila sono titoli proposti in prima edizione, per una tiratura totale di oltre 208 milioni di copie. Complessivamente sono state stampate in media 3,5 copie di opere librarie per abitante e, in particolare, circa 5,8 copie di libri per ragazzi (tra i 6 e i 14 anni). A fronte di una produzione editoriale di tali dimensioni, nel 2011 solo il 45,3 per cento della popolazione dichiara di aver letto almeno un libro nel tempo libero nell'arco di dodici mesi.

Cinema e musei battono i libri. Uomini e donne, poi, esprimono preferenze molto diverse. I primi sono maggiormente interessati agli spettacoli sportivi (39,8 contro il 17,7 per cento delle donne), frequentano in misura maggiore il cinema (55,8 contro il 51,8 per cento) e i luoghi in cui si balla (25,0 rispetto al 20,4 per cento). Più ridotto è il divario tra uomini e donne per quanto riguarda gli altri concerti di musica (22,0 rispetto al 19,7 per cento delle donne) e le visite a siti archeologici (23,5 contro 22,4 per cento). Il teatro è l'unica attività rispetto alla quale la partecipazione femminile è maggiore (24,0 per cento delle donne contro il 19,7 per cento degli uomini). I livelli di partecipazione più alti si riscontrano tra bambini e ragazzi in età scolare per il teatro, le visite a musei e mostre, i siti archeologici e i monumenti. Tra i giovani e gli adulti per le altre attività. Per tutte le attività culturali considerate, i livelli di partecipazione diminuiscono con l'avanzare dell'età.

Il Trentino la regione che legge di più. Il tasso di lettori raggiunge valori molto elevati nelle province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 58,4 e 58,1 per cento) in Friuli-Venezia Giulia (58 per cento).

Le donne leggono più degli uomini. Un elemento che caratterizza in misura omogenea e trasversale l'intero territorio nazionale è la differenza di genere: le donne leggono più degli uomini. Lo scarto tra la quota di lettori dei due sessi è, infatti, di 13,1 punti percentuali (51,6 per cento di lettrici e 38,5 per cento di lettori). Tale differenza risulta massima tra i 15 e i 17 anni, fascia di età in cui la quota di lettrici supera il 73 per cento, mentre quella dei lettori si attesta sul 44,5 per cento, ma il differenziale sfiora o supera i 20 punti percentuali in tutte le fasce tra i 18 e i 44 anni.

Un adulto su 10 è obeso. Le persone obese, in aumento negli ultimi dieci anni, ammontano al 10,3% della popolazione adulta (over 18). Sempre nel 2010, con riferimento alla popolazione di 14 anni e più, i fumatori rappresentano il 22,8% e i consumatori di alcol a rischio il 16,4%.

Più sedentari che sportivi. Sono 18 milioni e 800 mila nel 2011 (il 32,1 per cento della popolazione nella stessa fascia di età circa un italiano su tre) le persone di tre anni e più che praticano sport: il 21,9 per cento in modo continuativo, il 10,2 saltuariamente. Pur non praticando sport, 16,2 milioni di persone svolgono un'attività fisica (il 27,7 per cento della popolazione nella fascia di età considerata), mentre i sedentari sono 23 milioni e 300 mila, pari al 39,8 per cento della popolazione di 3 anni e più.

Omicidi e rapine in calo. Nel 2009 omicidi, rapine e furti sono risultati in diminuzione e, guardando a dati più recenti, nel 2011 risulta in calo anche la percezione del rischio criminalità, anche se comunque a segnalare questo pericolo nella zona in cui vive è più di una famiglia su quattro (26,6%). Nel dettaglio, con circa un omicidio volontario ogni centomila abitanti, l'Italia si colloca nel 2009 al di sotto della media dell'Unione (1,2 omicidi). Il trend è decrescente dal 1991. Inoltre, nel 2009 le rapine denunciate alle autorità sono quasi 36 mila, pari a 59,5 ogni centomila abitanti, in forte calo rispetto all'anno precedente, con l'Italia che nel confronto europeo si posiziona per la prima volta nel 2009 al di sotto della media dei 27 paesi dell'Unione. In aggiunta nel 2009, i furti denunciati sono stati poco più di un milione e 300 mila, 2.189,8 per centomila abitanti, anche questi in calo (come nel 2008) dopo una crescita ininterrotta tra il 2003 e il 2007.