Incontro del Ministro Profumo
con le Associazioni Professionali

Presentate le linee di intervento nel settore dell’istruzione

di dall'ADi, 16.1.2012

1) Formalizzazione degli incontri
Il Ministro ha proposto di “formalizzare” gli incontri con le associazioni professionali di docenti e dirigenti, stabilendo da subito le modalità di lavoro:
a) incontri di policy con cadenza definita e precisi ordini del giorno,
b) costituzione di gruppi tecnici per l’approfondimento dei vari punti.

2) Presentazione della propria esperienza professionale
In apertura ha dato conto delle proprie credenziali, illustrando le sue esperienze e carriera professionale, così sintetizzabili:
a) dopo la laurea esperienza in azienda all’Ansaldo di Genova per 7 anni,
b) successiva lunga permanenza all’estero (USA e Giappone),
c) quindi carriera accademica: prima a Torino, poi nomina ad ordinario a Bologna, dal 2000 preside facoltà di ingegneria a Torino, dal 2005 rettore dell’università di Torino.
Pertanto dichiara di avere consuetudine di rapporti con studenti e colleghi e di gestione di sistemi complessi

3) Trasferimento del Dipartimento per l’innovazione tecnologica dalla Funzione Pubblica al MIUR
Il governo ha deciso di integrare il dipartimento per la digitalizzazione e l’agenzia per l’innovazione tecnologica al MIUR, questo consentirà di definire visioni di prospettiva anzichè rincorrere il contingente

4) Intervento focalizzato su tre temi: a) autonomia, b) edilizia, c) vision
Chiarisce che il suo intervento toccherà tre temi che considera prioritari:
1) l’autonomia,
2) l’edilizia scolastica,
3) un po’ di visione futura

5) Primo tema: autonomia responsabile
Ha fatto ampio riferimento all’autonomia universitaria che è quella che conosce e a quella pare volersi ispirare. Ha definito l’autonomia come autonomia responsabile. Auspica una profonda interazione con il territorio: la scuola come centro civico, aperta tutto il giorno, sensibile alle domande della comunità e maggiormente correlata con il sistema socio-economico. L’autonomia richiede risorse, ma considerata la situazione attuale il compito sarà quello di superare inefficienze e reingegnerizzare le risorse esistenti. Inoltre si dovrà fare tesoro dei fondi europei che continuano ad essere incredibilmente sottoutilizzati. Siamo al 26° posto in termini di capacità di spesa dei finanziamenti europei, dopo di noi c’è solo la Romania, con la differenza che l’Italia è fra i Paesi fondatori dell’Unione, mentre la Romania è una new entry. C’è poi l’esigenza di una diversa allocazione delle risorse, nel senso di trasferire alle scuole un pacchetto complessivo di fondi, non spezzettato come ora in tante voci, lasciando autonomia di gestione. Il compito del MIUR è quello di curare la policy e valutare i risultati, non di gestire. Occorrerà affrontare anche l’annoso problema delle supplenze, che dovranno essere gestite da reti di scuole. Infine le scuole dovranno poter contare su un organico funzionale, che ha definito con il termine di “organico dell’autonomia”.

6) Secondo tema: edilizia scolastica
E’ stato il tema trattato in modo più puntuale, conti alla mano. In Italia la superficie degli edifici scolastici ammonta a 64 milioni di metri quadri. Considerato che ci sono 8 milioni di alunni, la media è di mq 8 per alunno, un rapporto superiore di circa il 30% alla media europea che è di mq. 6 per alunno. Il problema italiano è il sottoutilizzo degli spazi, le scuole, costruite in grandissima maggioranza prima degli anni Ottanta, hanno per esempio tantissimi metri quadri sprecati in corridoi. Un’altra gravissima questione è quella energetica. I nostri edifici sono in classe G , una pessima classe se si pensa che la migliore è la classe A+.I costi per il dispersione energetica sono elevatissimi. Come passare dalla classe G alla classe B e poi alla classe A è problema molto complesso nella fase transitoria. Per intervenire complessivamente sull’edilizia si stanno verificando ulteriori finanziamenti attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, l’INAIL e l’INPS, lo statuto di questi ultimi due indirizza infatti gli investimenti su immobili di tipo sociale.
Il maggior impegno sarà concentrato, di necessità, nella ristrutturazione del vecchio, ma si prevede di avere fondi per costruire circa 60 scuole nuove, con le quali sperimentare un’architettura innovativa. In tutta questa partita sono coinvolti Comuni e Province, per i quali, in relazione alle scuole, occorrerà prevedere deroghe al patto di stabilità

7) Terzo tema: un nuovo modello di scuola
E’ stata la parte più generica e meno incisiva. Dopo il solito esempio dell’antenato che ritorna e trova tutto cambiato fuorchè la scuola, ha accennato a: 1) cittadinanza globale (dare ai giovani elementi di nuova civiltà), 2) esigenza che la scuola insegni ad organizzare le conoscenze più che ampliarle, visto che i giovani ricevono dall’esterno quasi l’80% delle informazioni.
Una nuova scuola, ha aggiunto, non si costruisce con nuove leggi, la discontinuità non è funzionale, ciò che serve è semplificare e oliare il sistema.

8 ) Poche regole e molta policy
Ha concluso invocando un nuovo rapporto del Ministero con la rete.
Occorre passare da un rapporto autorizzativo ad uno di tipo collaborativo. Poche regole e molta policy.
Le politiche sono fondamentali e devono essere orientate al raggiungimento di puntuali obiettivi, che devono essere realizzati.

UN BREVE COMMENTO DELL’ADI
Vorremmo esprimere, una volta tanto, ottimismo, anche se esso appare dettato soprattutto, se non esclusivamente, dal nuovo modo di porsi di questo Ministro: cordialità, disponibilità, estrema gentilezza, a cui insegnanti e dirigenti scolastici sono poco avvezzi nei rapporti con il ministero.


Al di là, però, di questo aspetto di civiltà, e in quanto tale non marginale, le linee delineate sono ancora troppo general generiche per poter capire se davvero si comincerà ad uscire dalla palude. Il Ministro, pur avendo più volte sottolineato l’esigenza di massima attenzione alla fase transitoria, non ha indicato percorsi chiari e percorribili su temi fondamentali, esclusa in parte la questione rilevantissima dell’edilizia scolastica.

Stupisce che nessuna attenzione, se non un breve accenno all’”organico dell’autonomia”, sia stata rivolta alla questione docente e dirigente che ha sempre costituito il principale impedimento alla realizzazione dei vari processi di riforma.

Non si dimentichi mai, ad esempio, che solo per la salvaguardia dello status quo di docenti e dirigenti si è inferto un colpo mortale all’Istruzione professionale.
Il mantenimento della qualifica triennale e una progressiva auspicata fusione con la formazione professionale comportavano infatti la regionalizzazione degli Istituti Professionali, con il conseguente passaggio della gestione del personale alle Regioni, come d’altra parte dovrebbe avvenire per tutto il personale scolastico. Il Titolo V, con l’attribuzione allo Stato dei soli livelli essenziali delle prestazioni, norme generali e principi fondamentali esigerebbe infatti che tutto il personale fosse regionalizzato, ma tutti vogliono rimanere avvinghiati allo Stato, in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma.

La sensazione è che anche questo Ministro intenda relegare il tema del personale alla sola trattativa sindacale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L’ADi nel proprio intervento ha rilevato queste carenze, ha sollevato la questione del precariato e del concorso per i docenti annunciato in altra sede dal Ministro, sintetizzando le posizioni già espresse sul sito (Gli annunci di un Ministro e le speranze infrante della scuola italiana).

Ha quindi posto il problema della rigorosa e veloce conclusione del concorso dei dirigenti.

Infine, in riferimento alla riforma del 2° ciclo e dell’istruzione terziaria, ha posto la questione prioritaria dell’istruzione tecnica e professionale e degli ITS, come fa da 10 anni.

Conclusione: smoke and mirrors? Speriamo di no!

Che dire in conclusione?

Speriamo che non sia tutto smoke and mirrors, e che non si debbano titolare altri capitoli con le drammatiche parole di Sabino Cassese “l’inesorabile tragedia della perseveranza storica”.