1) Formalizzazione degli incontri
Il Ministro ha proposto di “formalizzare” gli incontri con
le associazioni professionali di docenti e dirigenti,
stabilendo da subito le modalità di lavoro:
a) incontri di policy con cadenza definita e precisi ordini
del giorno,
b) costituzione di gruppi tecnici per l’approfondimento dei
vari punti.
2) Presentazione della propria esperienza professionale
In apertura ha dato conto delle proprie credenziali,
illustrando le sue esperienze e carriera professionale, così
sintetizzabili:
a) dopo la laurea esperienza in azienda all’Ansaldo di
Genova per 7 anni,
b) successiva lunga permanenza all’estero (USA e Giappone),
c) quindi carriera accademica: prima a Torino, poi nomina ad
ordinario a Bologna, dal 2000 preside facoltà di ingegneria
a Torino, dal 2005 rettore dell’università di Torino.
Pertanto dichiara di avere consuetudine di rapporti con
studenti e colleghi e di gestione di sistemi complessi
3) Trasferimento del Dipartimento per l’innovazione
tecnologica dalla Funzione Pubblica al MIUR
Il governo ha deciso di integrare il dipartimento per la
digitalizzazione e l’agenzia per l’innovazione tecnologica
al MIUR, questo consentirà di definire visioni di
prospettiva anzichè rincorrere il contingente
4) Intervento focalizzato su tre temi: a) autonomia, b)
edilizia, c) vision
Chiarisce che il suo intervento toccherà tre temi che
considera prioritari:
1) l’autonomia,
2) l’edilizia scolastica,
3) un po’ di visione futura
5) Primo tema: autonomia responsabile
Ha fatto ampio riferimento all’autonomia universitaria che è
quella che conosce e a quella pare volersi ispirare. Ha
definito l’autonomia come autonomia responsabile. Auspica
una profonda interazione con il territorio: la scuola come
centro civico, aperta tutto il giorno, sensibile alle
domande della comunità e maggiormente correlata con il
sistema socio-economico. L’autonomia richiede risorse, ma
considerata la situazione attuale il compito sarà quello di
superare inefficienze e reingegnerizzare le risorse
esistenti. Inoltre si dovrà fare tesoro dei fondi europei
che continuano ad essere incredibilmente sottoutilizzati.
Siamo al 26° posto in termini di capacità di spesa dei
finanziamenti europei, dopo di noi c’è solo la Romania, con
la differenza che l’Italia è fra i Paesi fondatori
dell’Unione, mentre la Romania è una new entry. C’è poi
l’esigenza di una diversa allocazione delle risorse, nel
senso di trasferire alle scuole un pacchetto complessivo di
fondi, non spezzettato come ora in tante voci, lasciando
autonomia di gestione. Il compito del MIUR è quello di
curare la policy e valutare i risultati, non di gestire.
Occorrerà affrontare anche l’annoso problema delle
supplenze, che dovranno essere gestite da reti di scuole.
Infine le scuole dovranno poter contare su un organico
funzionale, che ha definito con il termine di “organico
dell’autonomia”.
6) Secondo tema: edilizia scolastica
E’ stato il tema trattato in modo più puntuale, conti alla
mano. In Italia la superficie degli edifici scolastici
ammonta a 64 milioni di metri quadri. Considerato che ci
sono 8 milioni di alunni, la media è di mq 8 per alunno, un
rapporto superiore di circa il 30% alla media europea che è
di mq. 6 per alunno. Il problema italiano è il sottoutilizzo
degli spazi, le scuole, costruite in grandissima maggioranza
prima degli anni Ottanta, hanno per esempio tantissimi metri
quadri sprecati in corridoi. Un’altra gravissima questione è
quella energetica. I nostri edifici sono in classe G , una
pessima classe se si pensa che la migliore è la classe A+.I
costi per il dispersione energetica sono elevatissimi. Come
passare dalla classe G alla classe B e poi alla classe A è
problema molto complesso nella fase transitoria. Per
intervenire complessivamente sull’edilizia si stanno
verificando ulteriori finanziamenti attraverso la Cassa
Depositi e Prestiti, l’INAIL e l’INPS, lo statuto di questi
ultimi due indirizza infatti gli investimenti su immobili di
tipo sociale.
Il maggior impegno sarà concentrato, di necessità, nella
ristrutturazione del vecchio, ma si prevede di avere fondi
per costruire circa 60 scuole nuove, con le quali
sperimentare un’architettura innovativa. In tutta questa
partita sono coinvolti Comuni e Province, per i quali, in
relazione alle scuole, occorrerà prevedere deroghe al patto
di stabilità
7) Terzo tema: un nuovo modello di scuola
E’ stata la parte più generica e meno incisiva. Dopo il
solito esempio dell’antenato che ritorna e trova tutto
cambiato fuorchè la scuola, ha accennato a: 1) cittadinanza
globale (dare ai giovani elementi di nuova civiltà), 2)
esigenza che la scuola insegni ad organizzare le conoscenze
più che ampliarle, visto che i giovani ricevono dall’esterno
quasi l’80% delle informazioni.
Una nuova scuola, ha aggiunto, non si costruisce con nuove
leggi, la discontinuità non è funzionale, ciò che serve è
semplificare e oliare il sistema.
8 ) Poche regole e molta policy
Ha concluso invocando un nuovo rapporto del Ministero con la
rete.
Occorre passare da un rapporto autorizzativo ad uno di tipo
collaborativo. Poche regole e molta policy.
Le politiche sono fondamentali e devono essere orientate al
raggiungimento di puntuali obiettivi, che devono essere
realizzati.
UN BREVE COMMENTO DELL’ADI
Vorremmo esprimere, una volta tanto, ottimismo, anche se
esso appare dettato soprattutto, se non esclusivamente, dal
nuovo modo di porsi di questo Ministro: cordialità,
disponibilità, estrema gentilezza, a cui insegnanti e
dirigenti scolastici sono poco avvezzi nei rapporti con il
ministero.
Al di là, però, di questo aspetto
di civiltà, e in quanto tale non marginale, le linee
delineate sono ancora troppo general generiche per poter
capire se davvero si comincerà ad uscire dalla palude. Il
Ministro, pur avendo più volte sottolineato l’esigenza di
massima attenzione alla fase transitoria, non ha indicato
percorsi chiari e percorribili su temi fondamentali, esclusa
in parte la questione rilevantissima dell’edilizia
scolastica.
Stupisce che nessuna attenzione, se non un breve accenno
all’”organico dell’autonomia”, sia stata rivolta alla
questione docente e dirigente che ha sempre costituito il
principale impedimento alla realizzazione dei vari processi
di riforma.
Non si dimentichi mai, ad esempio,
che solo per la salvaguardia dello status quo di docenti e
dirigenti si è inferto un colpo mortale all’Istruzione
professionale.
Il mantenimento della qualifica triennale e una progressiva
auspicata fusione con la formazione professionale
comportavano infatti la regionalizzazione degli Istituti
Professionali, con il conseguente passaggio della gestione
del personale alle Regioni, come d’altra parte dovrebbe
avvenire per tutto il personale scolastico. Il Titolo V, con
l’attribuzione allo Stato dei soli livelli essenziali delle
prestazioni, norme generali e principi fondamentali
esigerebbe infatti che tutto il personale fosse
regionalizzato, ma tutti vogliono rimanere avvinghiati allo
Stato, in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma.
La sensazione è che anche questo
Ministro intenda relegare il tema del personale alla sola
trattativa sindacale. I risultati sono sotto gli occhi di
tutti.
L’ADi nel proprio intervento ha rilevato queste carenze, ha
sollevato la questione del precariato e del concorso per i
docenti annunciato in altra sede dal Ministro, sintetizzando
le posizioni già espresse sul sito (Gli annunci di un
Ministro e le speranze infrante della scuola italiana).
Ha quindi posto il problema della rigorosa e veloce
conclusione del concorso dei dirigenti.
Infine, in riferimento alla riforma del 2° ciclo e
dell’istruzione terziaria, ha posto la questione prioritaria
dell’istruzione tecnica e professionale e degli ITS, come fa
da 10 anni.
Conclusione: smoke and mirrors? Speriamo di no!
Che dire in conclusione?
Speriamo che non sia tutto smoke and mirrors, e che non si
debbano titolare altri capitoli con le drammatiche parole di
Sabino Cassese “l’inesorabile tragedia della perseveranza
storica”. |