Francia, per gli stranieri che chiedono la naturalizzazione esame d’idoneità più difficile

di A.G. La Tecnica della Scuola, 3.1.2012

Dovranno produrre un attestato che dimostri la conoscenza della lingua a livello "B1", corrispondente "al superamento dell'esame della scuola obbligatoria". Non basterà più il livello di francese "A1", di "sopravvivenza", con cui uno straniero "può utilizzare espressioni quotidiane per soddisfare bisogni semplici". La nuova norma in vigore dal 1° gennaio 2012.

D’ora in poi gli stranieri che intendono essere naturalizzati francesi dovranno affrontare degli esami di idoneità più complessi. La nuova normativa transalpina in vigore dal 1° gennaio 2012 prevede, infatti, che non basterà più il livello di francese "A1", di "sopravvivenza", con cui uno straniero "può utilizzare espressioni quotidiane per soddisfare bisogni semplici": gli immigrati francesi che vogliono ottenere la naturalizzazione dovranno presentare un attestato che attesti la conoscenza della lingua a livello "B1", corrispondente "al superamento dell'esame della scuola obbligatoria".

L’inasprimento delle norme è stato annunciato e commentato, su "Liberation", da Michel Aubouin, direttore della Direzione accoglienza integrazione e cittadinanza: il rappresentante della Daic ha spiegato che per il 2012, Parigi ha stanziato 70 milioni di euro per aumentare il numero di corsi gratuiti di lingua francese rivolti agli immigrati. "L'obiettivo – ha detto Aubouin al quotidiano nazionale - non è ridurre il numero di naturalizzati, ma favorire un migliore inserimento degli stranieri".

La nuova misura, tuttavia, non convince tutti: secondo Pierre Henry, direttore di "France Terre d`Asile", "è eccessivo esigere da un immigrato un livello accademico di francese".

Anche in Italia, l’ultimo Governo Berlusconi ha deciso di alzare i “paletti” per gli stranieri che intendono rimanere a vivere nella Penisola: lo scorso 28 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato una norma rivolta a tutti i cittadini non italiani, di età superiore ai 16 anni, che entrano per la prima volta in Italia: per loro si attiverà un sistema di apprendimento incentrato sull’assegnazione personalizzata di crediti formativi. L’avvio della procedura sarà automatica, in occasione della presentazione della domanda del permesso di soggiorno, allo sportello unico o in Questura, ed impegnerà lo straniero interessato ad acquisire entro due anni le basi della lingua italiana parlata e una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia. Lo Stato assicurerà allo straniero la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica dalla durata tra le 5 e le 10 ore: agli iscritti ai corsi verranno assegnati 16 crediti ed attraverso una frequenza positiva potranno raggiungere la soglia di 30 crediti, che darà diritto di essere ammessi ad un test (anche questo gratuito) sulle materie affrontate durante le lezioni. Gli stranieri che non raggiungeranno i 30 crediti avranno un ulteriore anno di possibilità. A patto che non abbiano problemi con la giustizia.