No alla “fondazione” della Scuola Agnelli,
no alla Fiatizzazione della Scuola
di Marco Barone da
Reset Italia, 8.1.2012
Dopo le festività natalizie, riprende l'anno scolastico.
Suona la campanella,e suona anche la sirena che invoca l'attacco
alla Scuola Pubblica.
Il quotidiano Repubblica, nella giornata di sabato sette febbraio,
ha pubblicato un articolo, conferendo allo stesso grande risalto,
ove lo studio, effettuato da Raj Chetty e John Friedman
dell´Università di Harvard e da Jonah Rockoff della Columbia,
economisti, evidenziava che a parità di altre condizioni, uno
studente che ha avuto un insegnante molto bravo per un anno, tra la
quarta elementare e la terza media, guadagna 4.600 dollari di
reddito in più nell´arco dell´intera vita, contro uno studente della
stessa classe di età che ha avuto un insegnante medio.
Nello stesso articolo si richiamava anche la Fondazione Giovanni
Agnelli, con l'indicazione del sito internet. Nulla è lasciato al
caso.
In tempo di crisi, parlare di guadagni, di profitto, certamente può
creare un certo interesse. In sostanza quell'articolo, faceva
trapelare che il maestro bravo è quello che può aiutare lo studente
a maturare profitto.
Quindi, vogliono la scuola del profitto, la scuola che produce
servitori del sistema, omologati al profitto. La cultura, il
pensare, non sono elementi fondanti la scuola del futuro immediato.
Certamente non quella voluta dal sistema Fiat.
Io sostengo che è in itinere una sorta di fiatizzazione della scuola
pubblica. Ho già
denunciato il modello valutazione proposto ed attuato nella
scuola, tramite l'Invalsi,che è simile, per i contenuti, lo scopo a
quello applicato per i dipendenti Fiat.
E sono convinto che si deve manifestare attenzione massima agli
studi di questa fondazione, perché quello che vogliono in Italia è,
appunto, Fiatizzare la scuola pubblica, attraverso vari strumenti,
uno di questi è l'Invalsi.
Nel sito
della Fondazione Giovanni Agnelli, non appena connessi, appare un
grafico con le seguenti diciture: Diamo i numeri sulla scuola
- Lo sapevate che...i ragazzi italiani sono quelli a cui la scuola
piace meno? In precedente mio
articolo, del giugno 2011, denunciavo che la cosa che
dovrebbe fare riflettere è la stretta collaborazione che matura tra
il MIUR ed alcune realtà. Parlavo della Fondazione per la Scuola
della Compagnia di S. Paolo che è ente strumentale della
Compagnia San Paolo che risulta essere il principale azionista di
Intesa Sanpaolo con azioni pari al 9,888%. Parlavo dell'
Associazione TreeLLLe nella cui Assemblea dei soci
fondatori e garanti si leggono i nomi di Fedele Confalonieri, Gian
Carlo Lombardi, Luigi Maramotti, Pietro Marzotto, Attilio Oliva,
Marco Tronchetti Provera. Segretario Assemblea: Guido Alpa. Ma
parlavo anche del Progetto "VSQ (Valutazione per lo Sviluppo della
Qualità delle scuole)": la valutazione degli istituti scolastici,
attuato dalla Fondazione Giovanni Agnelli
La Fondazione Giovanni Agnelli è un istituto indipendente di cultura
e di ricerca nel campo delle scienze umane e sociali. È stata
fondata nel 1966 dalla Fiat e dall'IFI, che le hanno conferito il
patrimonio, in occasione del centenario della nascita del Senatore
Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat. Ha sede a Torino.
Consiglieri: Anna Agnelli Vittorio Avogadro di
Collobiano Carlo Barel di Sant'Albano
Vittorino Chiusano Sergio Chiamparino
Gianluigi Gabetti Gianni Letta Sergio
Marchionne Mario Monti Tiziana Nasi .
Nel loro sito si legge che a partire dal 2008 la Fondazione ha
scelto di concentrare le proprie attività di ricerca sui temi dell’education
(scuola, università, lifelong learning), nella convinzione che la
qualità del capitale umano sia, oggi più di ieri, fra i fattori
principali del benessere economico, della coesione sociale e della
realizzazione degli individui. Se, infatti, gli allievi delle
elementari escono da questi confronti con risultati perfino
lusinghieri, già all’inizio del ciclo secondario i nostri ragazzi
soffrono di un consistente gap di competenze linguistiche,
matematiche e scientifiche rispetto ai coetanei dei paesi con i
quali siamo soliti misurarci: un ritardo che, proprio in
considerazione del carattere cumulativo dei processi di formazione
del capitale umano, può rivelarsi irrecuperabile. In breve, la
scuola è oggi una seria emergenza nazionale e un ripensamento dei
suoi obiettivi generali e dei meccanismi di funzionamento s’impone
con urgenza.
Scuola uguale emergenza, ma anche una grande scatola che può
produrre profitto.
Infatti, sempre nel loro sito, emerge che esiste poi un secondo
ordine di motivi per “partire dalla scuola”. Oltre a riguardare la
quotidianità e il futuro della maggioranza delle famiglie, la scuola
è un grande settore economico, che assorbe il 7% della spesa
pubblica, rappresenta il 3,5% del Pil e impiega il 5%
dell’occupazione italiana. Con 9 milioni di allievi e con un
personale che supera, limitandosi alla scuola statale, un milione e
centomila addetti, di cui quasi 900.000 insegnanti (rispetto ai
62.000 docenti universitari, ricercatori compresi), le dimensioni
del sistema scolastico sono tali da esercitare un’influenza
rilevante su qualunque ambito della società e dell’economia.
La Fondazione Giovanni Agnelli, ora Fga,difende l'Invalsi.
Sì, difendono l'Invalsi, si
legge che mentre in diversi ordini scolastici si stanno
svolgendo le prove standardizzate, stimolando un forte dibattito
pubblico, con alcuni sindacati di base degli insegnanti che
propongono il boicottaggio dei test, il direttore della Fondazione
Agnelli, in un intervento su La Stampa, risponde puntualmente alle
quattro osservazioni critiche del Prof. Ricolfi, pubblicate sul
quotidiano il giorno prima.
E voglio aggiungere che la Fga, per i loro studi, utilizzano anche i
risultati del sistema Invalsi.
Hanno recentemente pubblicato uno studio, tramite l'indagine HBSC.
Nel loro sito emerge che Le analisi svolte per raggiungere il
secondo obiettivo di questo rapporto hanno reso necessario
l’aggancio delle informazioni raccolte nell’ambito dell’indagine
HBSC con quelle sugli apprendimenti e le altre caratteristiche degli
studenti rilevate dall’INVALSI. L’identificazione delle classi
corrispondenti nei due dataset ha dato esito positivo per 839 casi
su 1133 in I media (74%) e per 866 casi su 1189 in III media (73%).
Nelle tabelle 3 e 4 sono riportate le statistiche descrittive delle
variabili ottenute dall’unione delle indagini HBSC e INVALSI. Come
ulteriore indicatore degli outcomes scolastici abbiamo utilizzato i
risultati ai test INVALSI somministrati nelle classi I e III della
scuola secondaria inferiore. In particolar modo abbiamo fatto
riferimento alla percentuale di risposte corrette al test e, tramite
una procedura di record linkage, abbiamo integrato tale indicatore e
gli altri dati sulla struttura della classe di appartenenza con le
informazioni raccolte all’interno dell’indagine HBSC. Ciò ci ha
consentito di stimare l'associazione dei fattori relativi al clima
di classe ed al benessere percepito con l'apprendimento.
Quindi, l'Invalsi, in sostanza, diviene anche uno strumento per
avviare il processo di Fiatizzazione della Scuola Pubblica italiana.
Il modello di Scuola, che piace tanto al sistema Fiat, è fondato
specialmente sul concetto concorrenza.
In questo testo,
Il falso dilemma pubblico-privato. L'anomalia della scuola italiana
nel contesto europeo A cura di Luisa Ribolzi Edizioni della
Fondazione Giovanni Agnelli, 1987 - pp. VI-284 , si legge che
una situazione concorrenziale, in cui si tenga conto delle due
polarità “programmazione centrale-autonoma dell’unità scolastica”
richiede che ogni scuola, statale e non, formuli un progetto
educativo, che sia sotto la responsabilità di un legale
rappresentante e di un direttore degli studi, con l’adesione delle
quote necessarie di utenti (stabilite con parametri calcolabili
sulla base dell’esempio olandese).
Per comprendere quale potrebbe essere il futuro della Scuola
italiana, potrebbe essere utile guardare cosa accade
all'istituto Agnelli.
Nella home page del loro sito, alla voce storia della scuola si
legge che a fine settembre 1953, la scuola ormai legalmente
riconosciuta aveva ormai il suo preciso e specifico indirizzo. Gli
allievi erano 900 ed il numero ancora aumentava. Si diede il via ad
un nuovo progetto di ampliamento: una grandiosa officina da erigere
su 4 mila e 800 metri quadrati, preparato dalla Divisione
Costruzioni FIAT. A lavoro ultimato si ebbe proprio l'impressione di
un'opera che abbinasse "studio" e "lavoro".
Ed allora, il dado è tratto. I docenti devono aiutare la Scuola a
produrre profitto, devono soddisfare le esigenze del capitalismo
venendo incontro a quella che dal sistema Fiat è chiamata utenza,
ovvero gli studenti.
Ora utenti e non più studenti.
Abbinamento scuola-lavoro, ed il caso dell'apprendistato, come ora
modificato, corre in questa direzione, ma prima di ogni cosa devono
seminare il campo. E la semina è iniziata da tempo. Giorno dopo
giorno, con studi e ricerche, inculcano messaggi chiari, semplici e
concisi, ma devastanti per il sistema istruzione, come il docente
non bravo che non aiuta lo studente a maturare profitto, come la
meritocrazia, come la guerra tra docenti, come la scuola
concorrenza.
Scuola pubblica, che dovrebbe solidarizzare, dovrebbe essere unita
per la cultura, e non concorrere per la distruzione di menti
pensanti. Ma il sapere non aiuta certamente il modello sociale oggi
dominante, ma fortemente in crisi, l'ignoranza o la preparazione
settoriale, corre nella direzione voluta dal ceto imprenditoriale.
Scuola-lavoro.
Ed allora si deve contrastare fortemente il modello Fiatizzazione
della Scuola Pubblica, fermare l'Invalsione della stessa.
Sono il primo a sostenere che la Scuola pubblica deve essere
salvaguardata e difesa, come bene comune e non come scatola di
profitto, ma andando in altra direzione, con il tempo pieno, ora
inesistente, con una formazione vera dei docenti, con una
retribuzione degna di tal nome, con la fine della gerarchizzazione,
con uno Stato che investe nella Scuola perché riconosce il valore
sociale dell'educazione e della cultura e del sapere.
Quale valutazione? Chi valuta chi? Chi valuta chi valuta? Cosa vuol
dire valutare? Come conferire un valore di mercato alla professione
docente?
La Scuola non è mercato, il diritto del lavoro non è mercato. Anche
se lo stato delle cose corre in questa direzione, ma spetta a tutti
noi contrastare questo modello, che ripeto, oggi è fortemente in
crisi, in crisi non solo economica ma anche sociale. E se la
direzione intrapresa è quella di concorrere, il porre gli uni contro
gli altri, l'essere oggetto e soggetto del mercato, il mercificare
la propria dignità per svendersi nel mercato, appunto, del lavoro,
direi che siam messi proprio male. La Scuola pubblica deve insegnare
a solidarizzare, a rispettare la vita umana, a rispettare la dignità
dell'individuo e non mutare l'individuo in soggetto attivo
nell'oggetto mercato-profitto del capitalismo.
E forse è anche arrivato il momento di porre in discussione il
concetto di mercato del lavoro .