L'intervento

Scuola, urge svolta

 Pasquale Almirante La Sicilia, 26.2.2012

Spagna Sull’orlo del precipizio ormai la nostra scuola se il ministro non si affretta a imprimerle un cambiamento radicale, almeno sul versante delle assunzioni e delle nuove regole di reclutamento.

Sarebbero circa 40mila intanto i precari a cui i tribunali, su istanza del Codacons, hanno riconosciuto il diritto della stabilizzazione per avere lavorato almeno tre anni continuativi nella stessa scuola e nella stessa cattedra; contestualmente molti giudici del lavoro stanno accordando rimborsi cospicui, fino a 30mila euro, proprio per la mancata stabilizzazione che discrimina il trattamento economico fra insegnanti di ruolo e no, mentre è notizia di giorni fa che l’avvocatura dello Stato non farebbe opposizione a tali sentenze, lasciando così a dirigenti e uffici periferici di sbrigarsela da soli nei confronti di questa marea montante che chiede diritti e sicurezza.

Chi dunque avrebbe firmato i vari contratti di lavoro non potrà contare più sul Miur, ma solo sulle proprie deboli forze. Saltano dunque le regole, e non per colpa di chi le ha subite, ma per carenza manifesta di leggi adeguate che facciano fronte a tanta dissoluzione dal momento che si è pensato solo a comprimere e tagliare, sbandierando magari presunte riforme epocali, senza curasi però delle decine di migliaia di professori
chiamati annualmente per tappare i buchi di un organico ormai ingestibile.

Quale possibilità ha dunque il ministro per evitare esborsi salatissimi e assunzioni indiscriminate, visto che nella tempesta verrebbero favoriti solo coloro che si sono rivolti al giudice? Con ogni probabilità dovrà scegliere di mandare in pensione il maggior numero di personale, per liberare cattedre e svecchiare una categoria che è la più anziana d’Europa; stabilizzare quindi i precari su tutti i posti realmente liberi, come chiedono i sindacati da anni, sfruttando le graduatorie; bandire i concorsi per l’accesso ai Tfa (Tirocini formativi attivi), in previsione dei posti che si libereranno nei prossimi anni, garantendoli periodicamente. Uno sforzo robusto, ma che eviterebbe di lasciare ai tribunali e alle sentenze l’assunzione dei professori, mentre rilascerebbe per la scuola la serenità per fare didattica.