Fioroni: dopo lo sblocco dei Tfa intervista di Paolo Nessi a Giuseppe Fioroni il Sussidiario 29.2.2012
Le nebbie si
diradano in quella terra di nessuno ove le ambizioni di migliaia di
giovani apparivano mal riposte. I Tirocini formativi attivi (Tfa),
finalmente, sono stati sbloccati. Ora, chi vuol fare l'insegnante
avrà modo di giocarsi le proprie carte. Con un fardello d'incertezza
leggermente meno pesante di quanto risultava fino all'altro ieri. Il
Miur ha ottenuto, dopo due mesi dal via libera del ministero della
Funzione pubblica, anche il parere positivo di quello dell'Economia,
potendo così liberare 4.275 posti per le scuole medie e 15.792 per
le superiori. Saranno attivati entro giugno, mentre i test di
ingresso per potervi accedere saranno istituiti entro primavera. Più
di 20mila neolaureati che vi accederanno otterranno, quindi,
l'abilitazione all'insegnamento per le scuole secondarie di primo e
secondo livello entro l'anno scolastico 2013-2014. Sì, ma poi, che
ne sarà di loro? Il commento dell'ex ministro della Pubblica
Istruzione Giuseppe Fioroni.
Tanto per
cominciare, diciamo: meglio tardi che mai. Ora sarà necessario che
il ministero dell'Istruzione e la Crui mettano rapidamente in atto
tutte le pratiche necessarie per dar rapidamente concreta attuazione
ai tirocini; sarà, inoltre, determinante sgomberare il campo da un
equivoco abbastanza comune: non si tratta del prolungamento
dell'università ma del corso che conferisce il requisito
fondamentale per l'accesso alle procedure concorsuali, ovvero del
primo gradino per accedere al reclutamento.
Prima ci sono
diversi passaggi: si deve porre, prioritariamente, rimedio al
problema delle graduatorie ad esaurimento. In sostanza, devono
esaurirsi effettivamente. Devono essere chiuse, con un patto d'onore
affinché non siamo riaperte mai più. Altrimenti, la scuola - il
luogo in cui per definizione è necessario lavorare stabilmente -,
continuerà ad essere foriera di precarietà. Ad oggi, infatti, tali
graduatorie sono diventate delle “autostrade” attraverso cui chi è
fuori continua a rientrare.
Favorire la
mobilità di tutti i non idonei (e sono circa 10mila) dal comparto
scolastico alle altre amministrazioni dello Stato, dove siano
reimpiegati in maniera rapida. Questo libererebbe dei posti per
poter far partire una nuova procedura concorsuale con le nuove
regole che, nel frattempo, il ministero dovrebbe emanare. Regole,
una volta eliminate le graduatorie ad esaurimento, fondate sul
merito. A questo punto, il ministro dovrà emanare, secondo la delega
che il Parlamento gli ha concesso, le norme che prevedono il
reclutamento.
Si dovrà
concepire, una volta superato il concorso, una fase di prova
all'interno della scuola in cui le mansioni dell'aspirante docente
non si limitino a quelle di un passacarte, ma siano assimilabili a
quelle di un vero a proprio praticantato. Non potrà essere, quindi,
di durata inferiore ad un anno. L'attività di tutoraggio e verifica
da parte della scuola, inoltre, dovrà essere parte integrante della
valutazione finale che avrà il compito di giudicare non solo
l'idoneità all'accesso, ma anche quella ad esercitare effettivamente
l'attività di docente.
Credo che dovrebbe
essere dato dalla scuola stessa. Ovviamente no. 20mila è il numero di coloro che acquisiranno i titoli per essere impiegati nelle scuole paritarie o nelle università, o per partecipare al concorso quando sarà bandito. Va da sé che, se vi fosse equipollenza, non vi sarebbe più alcuna selezione per merito. |