I genitori sussidiano il Comune di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 16.2.2012 Lo Stato arretra ma la società civile supplisce. Sta prendendo piede un nuovo modello di sussidiarietà di fatto. Con i tagli di personale e di finanziamenti le scuole arrancano e gli enti locali sono in difficoltà con i bilanci. Non restano che le famiglie, generalmente ben disposte a darsi da fare per aiutare i figli a stare bene a scuola. Negli istituti della secondaria superiore, ormai i finanziamenti dai privati (genitori) costituiscono la principale fonte di sostentamento. Grazie ai “contributi volontari” è infatti possibile organizzare varie attività e laboratori, sviluppare l'innovazione tecnologica e migliorare l'offerta formativa. L'importante è che ci sia sempre un rapporto di fiducia reciproco e la massima trasparenza sull'utilizzo delle entrate. Alle elementari i genitori fanno anche di più, non solo erogando i contributi, ma cooperando fattivamente. Gli enti locali lamentano trasferimenti dimezzati negli ultimi anni, prima ad opera di Tremonti e poi di Monti. Nel dilemma se tagliare i servizi o aumentare le tasse, intanto tagliano. Così la manutenzione e fornitura degli edifici scolastici lascia a desiderare. I genitori-utenti però non stanno a guardare, né si lamentano e basta, anzi collaborano con l’amministrazione diventando intraprendenti “operatori sussidiari”. Accade a Vicenza nella scuola elementare di Laghetto. Il Comitato genitori in un recente incontro pubblico ha presentato al Sindaco l'elenco delle “cose fatte”, con inversione delle parti. La lista è molto lunga: i genitori hanno tinteggiato tutte le aule e gli atri della scuola elementare, acquistato le tende da interno, fornito l'aula computer di sedie e di computer, fornito la biblioteca di plesso di mobili, scaffali, libri usati e 1000 euro di libri nuovi, comperato mobiletti di tutte le aule della scuola elementare, acquistato stampante, fotocopiatrice, lettore dvd per la lingua inglese, fornito materiale sportivo, costituito un fondo per pagare le gite scolastiche agli alunni non abbienti. Come se non bastasse, ai genitori viene richiesto di portare carta igienica, carta cucina e risme di carta fotocopie oltre al "contributo volontario" di 30 euro per bambino comprensivo di assicurazione. “Lo facciamo per i nostri figli”, dice Nicoletta Fortuna del Comitato Genitori, ma anche, ci tiene a sottolineare, “perché abbiamo a cuore le strutture del nostro territorio, del nostro ambiente, del quartiere”. Ma quanti casi simili ci sono in Italia? Lo abbiamo chiesto a Rita Di Goro, presidente dell’Age Toscana, l’associazione di genitori che ha diramazioni extraregionali e conosce bene le problematiche. Le situazioni del genere in effetti si stanno moltiplicando in altre scuole, dove i genitori sono interessati a “prendere parte attiva”, non solo come erogatori di contributi o con interventi materiali, ma con proposte sul piano progettuale ed educativo, per esempio per far fronte al bullismo. “I genitori sono dal decreto delegato n. 416/1974 parte attiva della scuola -commenta Rita Di Goro- solo che anche qui le buone leggi non sono mai divenute prassi. Se siamo componente scolastica è giusto che diamo il nostro contributo, soprattutto sul versante educativo, mettendoci la mente, il cuore e le mani”. Come allora? “Esiste un modo formale per essere in regola: basta inserire il progetto nel Pof, evidenziando le finalità educative di corresponsabilità, di tutela del bene pubblico, di prevenzione del bullismo”. Va dunque incentivato il ruolo “sussidiario” della componente genitori? Senz’altro va visto in modo positivo, conclude Di Goro, tuttavia “non si possono utilizzare i genitori in modo strumentale, e comunque, al di là dell’aspetto materiale, occorre avere un panorama di riferimento educativo, per cui tinteggiare deve essere un modo per i genitori di dare l’esempio, di tutela contro il bullismo, ecc…” |