Scuola di 12 anni.
Si riapre il dibattito

 Tuttoscuola, 21.2.2012

Ricardo Franco Levi, attualmente deputato del Pd ma in passato stretto collaboratore di Romano Prodi in Italia e in Europa e autorevole esperto di tematiche internazionali, torna sul Corriere della Sera di sabato scorso sulla questione della durata dell’istruzione scolastica, che in Italia è di 13 anni, mentre in quasi tutto il mondo (che conta) è di 12.

Lo fa, per la verità, parlando di università e della necessità che i nostri giovani ci vadano un anno prima “per essere competitivi in Europa”, come si legge nel titolo dell’articolo. Meglio ancora se due anni prima, anticipando a cinque anni l’inizio della scuola elementare e innalzando di un anno l’obbligo “scolare”, da 16 a 17 anni. Levi non dice né ‘scolastico’ né ‘di istruzione’, lasciando sfumato un dilemma sul quale nel Pd non c’è uniformità di opinioni. E anche su ‘dove’ tagliare l’anno per ridurre la scuola da 13 a 12 anni non prende posizione (“è opportuno lasciare indefinita la scelta”), forse per motivi analoghi.

Ma dopo la sortita (anche se subito rientrata) del sottosegretario Marco Rossi Doria, che andava nella stessa direzione, e tenuto conto del fatto che ulteriori tagli al budget scolastico del Miur non sono proponibili, la soluzione del taglio di un anno, non priva ovviamente di numerose controindicazioni, appare tra le poche capaci di liberare risorse finanziarie e umane da reinvestire per affrontare i problemi di fondo, strutturali, della scuola italiana: l’alto tasso di dispersione e la scadente, oltre che iniqua, qualità dei risultati raggiunti dagli studenti. Per questo è bene che il dibattito si riapra.

Della questione si parla anche nel numero di febbraio di Tuttoscuola in un articolo intitolato ‘Licei di quattro anni? Parliamone’, che prospetta alcune ipotesi di soluzione del problema.