Lo sapevo:
“questo TFA non s’ha da fare!”

da Orizzonte scuola, 7.2.2012

Andrea Carpignani – Questa nuova informazione che è apparsa sul Vostro portale riguardante il blocco del TFA da parte della Corte dei Conti è la prova provata di quanto ho già scritto in passato: “Questo TFA non s’ha da fare”.

Da quando scrissi quell’articolo, l’8 dicembre dello scorso anno, di illazioni ce ne sono state moltissime, la più importante delle quali, forse, è stata proprio quella del Ministro Profumo, che ha detto di voler lasciare spazio ai giovani, volendo preparare un concorso da bandire, a detta sua, verso ottobre 2012, in cui potessero partecipare anche “le nuove leve” appena formate con il TFA. D’altra parte, oramai, il tempo contraddice il Ministro Profumo e anche la logica perché il TFA quest’anno scolastico è oramai sfumato!

Che la Corte dei Conti potesse bloccare tutto non mi stupisce affatto: il TFA è stato progettato così male che si potrebbe attaccare da qualsiasi punto di vista si volesse. Quello che mi amareggia maggiormente, invece, sono le parole di un Ministro che, prima di tutto, è un insegnante e che, come tale, dovrebbe capire quali sono i problemi ed i bisogni della Scuola. Invece egli, seguendo la linea del proprio predecessore, ignora completamente i problemi non soltanto della Scuola italiana, ma anche dei laureati che aspirano a far parte del corpo docente della scuola italiana. Eppure il Professor Ministro Profumo dovrebbe conoscere bene la situazione dei neolaureati: fino a pochi mesi fa, egli stesso laureava giovani che desideravano, tra le altre cose, insegnare nella scuola.

Se il Ministro Profumo, tuttavia, riflettesse per un istante, capirebbe immediatamente che lo stop della Corte dei Conti gli pone davanti un’opportunità probabilmente irripetibile per pensare una buona volta con un minimo di logica e decidere sul da farsi. Innanzitutto egli dovrebbe domandarsi il senso di questa complicata procedura di “formazione” e quindi di “arruolamento” che è certamente più complessa di quella che permette di accedere alla professione medica (in cui la posta in gioco è molto più alta: la vita della gente).

In un tempo molto lontano, quando la scuola italiana brillava per eccellenza, la procedura per diventare insegnanti era molto semplice e se è vero che gli aspiranti insegnanti erano molti meno, è anche vero che uscivano già formati direttamente dall’Università, senza passare per tanti tirocini e tanti inutili corsi addizionali il cui solo scopo è quello di far spendere soldi ai candidati ed alle loro famiglie. Ma a questo punto, delle due una: o le Università hanno abbassato così tanto il livello dell’istruzione da non essere più in grado di formare insegnanti, oppure tirocini, SSIS e compagnia sono sostanzialmente procedure inutili! Certamente, le persone che hanno seguito i corsi SSIS possiedono un valore aggiunto alla propria preparazione e di questo devono, prima o poi, trarne vantaggio. Ma l’abilitazione all’insegnamento (cioè la “formazione”) non può essere pensata come condizione sufficiente per insegnare; del resto anche gli ingegneri, o gli avvocati, oppure i medici, possono abilitarsi all’esercizio della professione, ma possono scegliere di non usufruire mai di questa possibilità. Così dovrebbe essere anche per la scuola.

Non si capisce il motivo per cui tutti coloro che superano una certa soglia di conoscenza, capacità e competenza possono avere titolo di svolgere una professione, ma per l’insegnante non debba essere così.

In merito al reclutamento, il discorso è ancora più semplice: da qualsiasi parte ci si guardi, per ottenere un posto nel pubblico impiego, occorre fare un concorso dal quale emerga il personale più dotato e quello viene assunto subito; così dovrebbe succedere per gli insegnanti: che si facciano emergere i meritevoli, per non lasciarseli scappare via! Per tanti anni sono state seguite strade alternative, ma dove ci hanno condotti? Ad un precariato enorme e probabilmente ineliminabile.

Eppure basterebbero concorsi a cadenza biennale, aperti a tutti, ma fatti in maniera logica e precisa (e il Ministro, da bravo insegnante, sa bene come si fa a fare un concorso fatto bene) per chiudere in un sol colpo la ferita inferta quattro anni fa alla Scuola dall’allora Ministro dell’Istruzione Gelmini.

Oggi la Corte dei Conti ha dato una possibilità al Ministro Profumo ed il tempo ci dirà se egli la raccoglierà con la logica inappuntabile di un uomo di scienza oppure se ci continuerà con la solita demagogia da politico alle prime armi!