100 giorni di Profumo…
di Enrico Maranzana
Educazione & Scuola
16.2.2012
Una titolazione così
perentoria deriva dall’inventariazione dei due principali nodi
problematici della scuola: nulla è stato fatto per la loro
soluzione, anzi, è mancata perfino la loro percezione.
La filosofia anarchica
e l’individualismo, che identificano la loro controparte nello
Stato, non hanno subito scalfitture: nella scuola la volontà del
legislatore è sempre stata sistematicamente travisata e
sterilizzata, risolta nella sola compilazione di carte di lampante
inutilità[1].
La ristrutturazione del
sistema scolastico è iniziata sull’onda della protesta del 68. I
decreti delegati del 1974, per arginare l’onda distruttiva, hanno
sposato la dottrina scientifica per riorganizzare l’assetto
scolastico.
L’hanno ridisegnato
assegnando funzioni e compiti a organismi[2]:
-
strategici che,
curando il rapporto con la società, elaborano e
adottano gli indirizzi generali per
orientare il servizio alla promozione di
comportamenti utili all’inserimento dei giovani in un contesto
in frenetica evoluzione;
-
tattici che,
attraverso la programmazione dell’azione educativa,
ipotizzano e controllano i percorsi
d’apprendimento;
-
di coordinamento
che intrecciano i diversi insegnamenti per farli convergere
verso traguardi comuni;
-
operativi che
progettano i lavori di classe per concretizzare le decisioni
che, collegialmente, sono state assunte.
E’ innegabile
l’insolvenza del mandato ricevuto dagli organi della scuola.
Quali motivazioni hanno portato alla sua elusione?
-
I dirigenti
scolastici non hanno mai accettato che un genitore fosse posto a
capo dell’organismo strategico e, da quarant’anni, stanno
combattendo una battaglia per riconquistare centralità nella
gerarchia della scuola. La loro vittoria è a portata di mano: il
DDL Aprea, in discussione nella commissione cultura della camera
e il progetto sperimentale VALeS[3]
tendono a reintrodurre un obsoleto modello organizzativo di cui
il preside è l’architrave.
Scelta irrazionale: in presenza di situazioni complesse
l’inefficacia di tale struttura decisionale è accertata e
universalmente accettata.
Il fallimento del riordino strutturale della scuola deriva dalla
mancata redazione, da parte dei dirigenti scolastici, di ordini
del giorno atti a mettere gli organi di governo di fronte alle
loro responsabilità.
-
I docenti non
possiedono professionalità.
Per comprendere l’oggetto del mandato loro conferito si deve far
riferimento alla struttura decisionale della scuola che,
nell’ordine, affronta i problemi formativi, quelli educativi,
dell’istruzione e finalmente quelli dell’insegnamento.
I docenti, limitando al solo insegnamento il campo di loro
pertinenza, impediscono, nei fatti, l’orientamento e il
controllo del servizio scolastico.
E’ una scelta di comodo: è bello delegare alle case editrici le
responsabilità progettuali; genera sicurezza l’aver come modello
l’università. Si tratta di un riferimento inadeguato, che non
tiene in alcuna considerazione il fatto che l’insegnamento
universitario ha un orientamento diametralmente opposto a quello
della scuola: istruzione .. formazione .. educazione sono gli
“stati” del procedere di quest’ultimo.
Da un lato un sistema finalizzato alla promozione delle capacità
dei giovani[4], dall’altro
un’organizzazione con a cardine la conoscenza.
In questo contesto deve
essere collocata la trionfale introduzione alle nuove tecnologie
dell’informazione: non sono nuovi supporti per veicolare
informazioni ma spazi virtuali in cui idee, razionalmente concepite,
sono messe alla prova. Strumenti per la finalizzazione della
didattica.
[1] Cfr ad esempio in rete “Voti,
valutazione, insufficienze: parole che offuscano il problema
educativo”; “Libertà di insegnamento, ovvero i bamboccioni”
[2] CFR in rete “Coraggio!
Organizziamo le scuole”
[3] CFR in rete “ VALeS un
progetto concepito da persone che non conoscono le regole del
gioco”
[4] CFR art. 2 legge 53/2003