La libertà di educazione non è un bene di lusso intervista a Roberto Pasolini il Sussidiario 1.2.2012
REDDITOMETRO.
Mandare il proprio figlio in una scuola paritaria è un bene di
lusso, come acquistare un motoscafo? Ovviamente una battuta, ma
neanche tanto, visto che nel nuovo redditometro previsto dal governo
Monti per "controllare l'evasione fiscale" spunta anche l'obbligo di
segnalazione per chi manda i figli in una scuola privata.
Esattamente come se si trattasse dell'acquisto di un'auto di lusso.
Non è neanche una novità, perché già nel 2009 l'allora ministro del
tesoro Giulio Tremonti aveva fatto lo stesso, scatenando la levata
di scudi delle associazioni delle scuole paritarie e anche di alcuni
esponenti della stessa maggioranza che sosteneva il governo. Secondo
Roberto Pasolini, membro del gruppo di lavoro per la parità
scolastica presso il MIUR contattato da IlSussidiario.net, non siamo
davanti a un attacco nei confronti delle scuole paritarie e della
libertà di educazione. "E' chiaro" dice "che in questa fase lo Stato
le pensa tutte per avere maggiori entrate, risanare i bilanci e
mettere in parità il debito pubblico". Ma è anche altrettanto
chiaro, aggiunge, che "siccome l'istruzione è un bene particolare
sancito anche dalla nostra Costituzione, andrebbe valutato l'impatto
di una cosa di questo genere e il complesso di situazioni che va a
toccare. Non si può infatti dire che il fatto che una persona che
paga 3, 4 o anche 5mila euro per mandare un figlio a una scuola
paritaria, sia automaticamente un indice di ricchezza".
L'allora ministro Tremonti per primo
aveva già impostato un redditometro con le medesime condizioni di
queste e già si era scatenato un dibattito allora. E' difficile
commentare perché il discorso è molto complesso.
Da un certo punto di vista logico e
teorico si può dire che la scuola paritaria già di per sé è un
settore che non viene ancora riconosciuto come servizio pubblico con
un contributo da parte dello Stato. Quindi va a gravare sulle
famiglie che prediligono tale opzione per poter mantenere la libertà
di scelta educativa. Questa situazione fa sì poi che le famiglie che
finiscono per sottoporsi a questa tipologia di contributo per
permettersi questo tipo di scelta, si vedano inserite nel novero di
chi ha possibilità economiche oltre misura.
Esattamente, questo da un punto di
vista teorico non è accettabile. Che l'istruzione cioè sia
paragonabile a un bene di lusso. Ai tempi, quando si alzò il
problema, l'Agenzia delle entrate replicò dicendo non esserci in
realtà alcun problema.
L'Agenzia rispose che dal redditometro
di una persona che fa dei sacrifici per mandare i figli a una scuola
paritaria, si sarebbe potuto evincere questa situazione senza
difficoltà e non avrebbe comportato per tali casi alcuna
problematica. Rimaneva un indice che per qualcuno era un indice in
più, cioè una ricchezza di cui avrebbe dovuto rendere conto
all'Agenzia delle entrate. In sostanza, chi presenta un reddito dove
non si presentano sbilanci significativi non dovrà rendere conto di
niente.
Allora le associazioni delle scuole
paritarie denunciano il fatto che oltre a non avere un contributo da
parte dello Stato, in qualche modo si metteva pure un bastone fra le
ruote delle famiglie. La risposta fu quella.
Come le dicevo all'inizio, si tratta
di un discorso estremamente complesso. Occorre capire in che misura
la scelta educativa sarà valutata come indice di ricchezza; e se il
valore sarà o non sarà allineato con le altre informazoni in
possesso del fisco.
Potrebbe risultare che il
contribuente, avendo fatto particolari sacrifici, non ha per questo
un elevato tenore di vita e nondimeno è considerato passibile di
accertamenti. E' giusto sottoporre a questo tipo di situazione tutte
quelle famiglie - e sono tante - che già con difficoltà fanno questo
tipo di scelta?
Ne fuoriesce una problematica non da
poco: una scelta, quella fatta dalla Agenzia delle entrate, che
lascia certamente perplessi e meriterebbe un approfondimento diverso
per una scelta più equa.
Andrebbe valutata la questione e
sottolineato come il fatto che una persona che paga 3, 4 o anche
5mila euro per mandare un figlio a una scuola paritaria, non indichi
automaticamente un indice di ricchezza. L'educazione è un bene
fondante della nostra democrazia, merita attenzione particolare. La
persona che acquista un bene di lusso di alto spessore, si trova con
un coefficiente di reddito di un certo tipo? Si potrebbe allora
considerare la spesa per l'istruzione secondo un coefficiente
diverso da quello del bene di lusso. |