Lettera di una precaria al presidente Monti

Chiara Pepe La Tecnica della Scuola, 6.2.2012

Egregio Presidente Monti,

sono una giovane insegnante precaria come tante, indignata, arrabbiata e anche delusa dalle sue recenti affermazioni sulla "noia" del posto fisso.

Vorrei ricordarLe che definire monotono un posto di lavoro cosiddetto “fisso” in primis, è un’offesa a chi ha lottato per conquistarlo e meritarlo un posto fisso, ed anche a coloro che hanno speso gran parte della loro giovinezza sui libri e hanno maturato le competenze adeguate per ricoprire tale posto.

Probabilmente Lei voleva chiedere ai giovani di investire il loro tempo nell’istruzione dieccellenza e nella ricerca al fine di diventare appetibili per le grandi imprese Italiane e per le multinazionali che investono in Italia.

Ma,è anche molto probabile, che Lei, Signor Presidente, non abbia chiare le condizioni economiche e sociali in cui vivono i giovani d’oggi e le enormi difficoltà con i quali sono costretti a scontrarsi quotidianamente, specialmente al Sud.

I giovani meridionali come me,sono costretti, contro la propria volontà, a fare enormi sacrifici, abbandonando la propria terra d’origine, i propri affetti e la famiglia, per andare alla ricerca del tanto agognato e desiderato contratto di lavoro, anche precario, a progetto o,nella peggiore delle ipotesi,lavorando gratuitamente per aziende e imprese interessate soltanto a sfruttare le competenze dei giovani neolaureati nel breve tempo e non certamente ad assumerli. A ciò si aggiungono le innumerevoli problematiche legate alla retribuzione che,nella maggior parte dei casi, è molto bassa o addirittura inesistente,come avviene nel caso degli stage e,infine,l’ostilità e i pregiudizi con cui l’evoluto e progredito Nord Italia accoglie gli “inetti” giovani meridionali.

Lei non immagina nemmeno cosa significa trascorrere notti cariche di ansia profonda e incubi e giorni angoscianti e terribili nell’attesa di sapere se il contratto di lavoro precario ti sarà rinnovato oppure no, se sarai nominato dal Csa per un incarico annuale oppure resterai a casa per un anno intero,come è successo a molti precari storici,che dopo venti anni e anche più di onorato servizio nella scuola pubblica, sono stati estromessi brutalmente dal mercato del lavoro!

Provi a immedesimarsi in queste persone che,come me,sperano non tanto in un posto fisso che duri tutta la vita,ma in opportunità alternative di lavoro.

Si ricordi che la Legge 30 del 2003 ha completamente stravolto la vita e il futuro delle giovani generazioni,facendo sì che proliferassero le forme contrattuali “atipiche”, che hanno annichilito la dignità dell’essere umano e, creando così la grande massa del precariato. Il precariato pone il dipendente in una situazione di debolezza, nella quale, sottoposto al rischio di perdere il lavoro, più difficilmente potrà rivendicare i suoi diritti (sicurezza compresa) ed un salario migliore. Infine,essere un lavoratore precario vuol dire vivere anche e soprattutto un’Esistenza precaria, senza la minima possibilità di elaborare un progetto di vita,ma soltanto di avere una vita a progetto.

Se il posto fisso è monotono, come Lei ha affermato l’incertezza e la precarietà in uno Stato in cui non esiste il merito,Le assicuro che non sono affatto divertenti!

Non credo assolutamente che aumentare la libertà per gli imprenditori di licenziare sia la soluzione per aumentare le opportunità. Le opportunità per i giovani si aumentano eliminando alla base i motivi che spingono le aziende a licenziare e a non investire.

Certo,vorrei darLe tempo e anche fiducia per attuare il suo programma di governo,ma la crisi incalza e l'economia italiana sta andando in recessione. Ciò significa che non sarà creata nuova occupazione, che gli anziani rimarranno al lavoro, il potere d'acquisto di larghi strati della popolazione si ridurrà e cadrà la domanda di beni di consumo senza che sia sostituita da una crescita di consumi sociali e di investimenti pubblici. Lei,signor Presidente, che è un tecnico, lo sa bene. Purtroppo decine di milioni di italiani, tra lacrime amare e sangue, impareranno a viverlo sulla loro pelle.


Chiara Pepe
Insegnante precaria