Ocse: la dispersione è iniqua
e danneggia l’economia

 Tuttoscuola, 14.2.2012

Una nuova indagine comparativa dell’Ocse, pubblicata il 9 febbraio 2012, e dedicata specificamente al problema dei drop out (Equity and Quality in Education - Supporting Disadvantaged Students and Schools), conferma quanto emerso anche in altre ricerche: i fallimenti scolastici (ripetenze, evasione, dispersione, bassi livelli di apprendimento di fasce consistenti della popolazione studentesca) sono indicatori che denotano la compresenza di due fenomeni, l’iniquità e la scadente qualità dei sistemi educativi.

Da questo punto di vista, ancora una volta, l’Italia si trova nella parte bassa della classifica: ventinovesima sui trentaquattro Paesi Ocse messi a confronto (la Corea è prima, la Turchia ultima) per quanto riguarda la percentuale di 25-34enni in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore e ventisettesima su 40 (compresi però anche alcuni Paesi non Ocse) nella comprensione della lettura (dati Pisa 2009).

Il Rapporto per la verità non contiene vere novità, almeno per quanto riguarda la parte analitica, dove si limita a sistematizzare e approfondire dati in buona parte già noti. Più interessante è la serie di indicazioni che vengono suggerite alle autorità politiche nazionali che si trovano a fronteggiare, nello stesso tempo, problemi di qualità (risultati) e di equità (inclusione). Viene ribadita in particolare, a partire dalle positive esperienze realizzate soprattutto nel Nord Europa (ma anche in Corea), l’opportunità di ridurre drasticamente le ripetenze: costano, creano esclusione sociale, sono un alibi per le scuole e per gli insegnanti per non effettuare interventi di supporto in favore degli alunni in difficoltà.