Garantiremo maggiore stabilità
al personale e continuità didattica

Il sottosegretario all'istruzione, Ugolini, SPIEGA IL PROVVEDIMENTO:
ci sono da recuperare ritardi decennali

 di Elena Ugolini ItaliaOggi, 7.2.2012

Con l'attenzione tutta rivolta all'emergenza neve, ai treni cancellati e alle code, il decreto di semplificazione e sviluppo approvato la scorsa settimana in consiglio dei ministri è passato quasi inosservato per quegli articoli che riguardano la scuola. Sono articoli che intervengono su quattro temi centrali per lo sviluppo della scuola e del Paese: autonomia degli istituti, valutazione, istruzione tecnica- professionale, edilizia scolastica.

C'è chi ha subito osservato che la norma sull'autonomia delle scuole è stata depotenziata rispetto alla prima stesura. Sarebbe importante però chiedersi perché dopo dieci anni dalla promulgazione della legge sull'autonomia scolastica sia ancora necessario fare una legge che parla della necessità «di consolidare e sviluppare l'autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l'autonomia gestionale secondo criteri di flessibilità e valorizzando la responsabilità e la professionalità del personale della scuola (art 50)». Eppure è così. Non parlo solo di una diversa assegnazione e gestione dell'organico (di scuola e di rete), della possibilità di garantire la stabilità dei docenti per assicurare la continuità didattica, ma anche della modalità con cui le risorse economiche verranno destinate alle scuole. Sono cose che avremmo potuto fare da anni e che ora, in un momento di grandi ristrettezze economiche, si cercherà di fare con le linee guida che saranno promulgate da qui a 60 giorni. Nessuno ha la bacchetta magica, ma ritengo sia il momento giusto per chiedersi in che modo si possono aiutare insegnanti e dirigenti a svolgere al meglio un compito cruciale per tutto il Paese. Giovedì scorso ho avuto la possibilità di partecipare, in sostituzione del ministro Francesco Profumo, all'incontro guidato dal ministro del lavoro, Elsa Fornero, con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro e lo sviluppo economico. Al di là di quello che emerge dai media, ho avuto l'impressione che tutti condividessero gli obiettivi di fondo e fossero impegnati a trovare strumenti concreti per raggiungerli, con un grande spirito di collaborazione. Il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca era a quel tavolo perché i temi dell'istruzione e della formazione sono cruciali per la crescita. Senza valorizzare il capitale umano del nostro paese è impossibile uscire dalla crisi. Il tema dell'educazione è centrale a tutte le età e può costituire il motore vero della ripresa, sia per chi si affaccia alla vita sia per chi si trova in grande difficoltà perché ha perso il lavoro . Le norme presenti nel decreto semplificazione e sviluppo ( art. 52 ) che riguardano la filiera dell'istruzione tecnica e professionale sino al livello post secondario hanno questo scopo. L'obiettivo è di potenziare un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese, facilitando l'integrazione delle risorse pubbliche e private, sostenendo la collaborazione tra sistemi formativi di istruzione, formazione e lavoro. Sono tanti i punti dell' agenda: portare a compimento la riforma degli istituti tecnici e professionali, attuare la legge sull'apprendistato, rafforzare l'istruzione tecnica superiore, favorire la nascita dei poli tecnico-professionali. Un'altra norma presente all'interno del decreto riguarda l'ulteriore infrastruttura fondamentale del nostro Paese: il sistema nazionale di valutazione. Valutare significa conoscere, capire i propri punti di forza e di debolezza, e trovare la strada per migliorare. Perché questo accada occorre un punto esterno di paragone che aiuti a rendersi conto della propria situazione. Quando gli esiti della prima indagine internazionale PISA realizzata dall'Ocse nel 2000 dimostrarono la grande varianza di risultati tra studenti che frequentavano diverse tipologie di scuole superiori italiane e l'esistenza di un divario profondo tra Nord e Sud, non si diede il giusto peso alla notizia. Ci sono voluti anni per cominciare a costruire un sistema di rilevazione nazionale degli apprendimenti in grado di coinvolgere tutte le scuole italiane dimostrando che le differenze cominciano già nel primo ciclo di istruzione e che c'è molto da fare. L'articolo 51 del decreto semplificazione e sviluppo consegna all'Invalsi il compito di ridisegnare il modello della valutazione della dirigenza scolastica e, «nelle more del definizione di un sistema organico e integrato di valutazione delle istituzioni scolastiche, delle università, della ricerca e dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica», affida all'Invalsi il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione. Lo scopo è portare a compimento e mettere a sistema un percorso iniziato da più di dieci anni.