Cosa dicono veramente gli articoli 50 e 53 di Osvaldo Roman ScuolaOggi 27.2.2012 Ho pubblicato nei giorni un paio di contributi per stimolare una discussione sul significato degli articoli che nel Decreto legge sulle semplificazioni riguardano l’autonomia scolastica e in particolare l’organico funzionale (1) e l’edilizia scolastica (2) ma non mi sembra che il merito degli argomenti, trattato nei due articoli, abbia interessato particolarmente anche quei settori che si sono sempre battuti in questi anni contro l’infausta politica del governo Berlusconi e contro le iniziative della Gelmini. Ricavo questa negativa impressione da due precise circostanze. La prima risale al fatto che la redazione di Scuola Oggi che ha pubblicato il mio articolo sugli organici dell’autonomia scolastica il 20 febbraio, nel giro di una nottata lo abbia inopinatamente cestinato con la motivazione che alcuni lettori non lo capivano. L’articolo poneva una questione su cui fino ad oggi, almeno a mia conoscenza, non vi è stata una seria riflessione e cioè: quali sono i tagli che effettivamente prevede l’art 64 della legge 133/2008? Fino ad oggi la pubblicistica ha trattato la questione semplificando con l’indicazione di 87 mila docenti e 44.500 ATA. Ma questo dato, che per gli ATA si riferiva al 17% dell’organico di diritto, per gli insegnanti rappresentava una riduzione degli organici di diritto o altro? In realtà si trattava di riduzioni operate nell’organico di diritto (è l’unico su cui si può almeno fino ad oggi concretamente operare) finalizzate alla riduzione complessiva del numero dei docenti, di ruolo sull’organico di diritto, o non di ruolo. L’art. 64 non dice che si devono ridurre di 87mila posti gli organici di diritto, dice che il rapporto studenti /insegnanti deve aumentare di una unità passando da quel 8,94 del 2008-2009 al 9,94 che doveva realizzarsi nel 2011-12.Cioé il rapporto studenti insegnanti nel 2011-12 doveva essere tale da realizzare una diminuzione di 87mila unità rispetto al numero di insegnanti in servizio nel 2008-09 che era pari a 868.542 unità. I posti in organico di diritto di quell’anno erano 730.566. La riduzione prevista non è rispetto a tale cifra ma rispetto a quella complessiva dei docenti che comprende anche i posti non in organico assegnati ai non di ruolo e al sostegno. Oggi solo per il sostegno ce ne sono 30mila. In sostanza l’articolo 64 non si riferisce al rapporto studenti/posti in organico ma al rapporto studenti/totale dei docenti in servizio.Di conseguenza il numero dei docenti da considerare nel 2011-12, risultanti dopo i tagli, non si riferisce ai posti in organico di diritto 665.274 ma al totale 792.152. Quindi se si vuole realizzare l’organico funzionale non si può, come fa il comma 2 dell’art.50 del Decreto legge, fare riferimento ad un tetto rappresentato dall’organico di fatto. Se si fa questa scelta tutta la faccenda diventa una bufala. Si può dire che Profumo e Monti, con lo zampino dei tecnici di Tremonti, stanno realizzando una bufala per la scuola italiana? Oppure si teme che i lettori non lo capiscano? Infatti nell’a.s. 2011-2012, con 792.152 insegnanti in servizio e con 7.826.232 studenti, il rapporto studenti insegnanti non è 9,94 ma è 9,88 Per conseguire tale rapporto il numero degli insegnanti avrebbe dovuto essere di 787.343 unità. Vi è quindi uno scarto dall’obiettivo di 4.805 unità. Non mi sembra che siano questioni che eccedano le competenze aritmetiche acquisite in quinta elementare. Eppure ancora in questi giorni si gioca, con ministri e parlamentari che, per ignoranza o in malafede, le ignorano, una buona parte del futuro della nostra scuola. Il problema è rilevante perché l’organico funzionale, se vuole essere tale, si deve realizzare con il totale dei docenti in servizio e non solo con quelli risultanti dall’organico di diritto come prevede il comma 2 dell’art.50. La seconda circostanza riguarda il modo con cui l’art.53 affronta il problema dell’edilizia scolastica. Non ho trovato sull’argomento nessuna argomentata valutazione della FLCGIL. Anche le autonomie locali e le Regioni, che risultano totalmente espropriate delle loro competenze in materia, finora non risulta che abbiano espresso qualsivoglia valutazione. Il ministro riceve il 16 febbraio varie associazioni e continua a ripetere loro che il CIPE il 20 gennaio 2012 ha sbloccato 556 milioni per l’edilizia scolastica. Si tratterebbe dei 100 stanziati nella legge di stabilità 2012 e dei 456 milioni che, secondo i calcoli ministeriali (in realtà si tratterebbe semmai di 406 milioni) residuano dal piano berlusconiano del miliardo per la messa in sicurezza approvato dal CIPE nel 2009. In realtà di tali stanziamenti tranne che per i 100 della legge di stabilità non vi è traccia nell’art.53. Inoltre il ministro, con tutta evidenza, non ha ancora appreso e spiegato cosa significhi il dettato dell’art. 33, 3 comma, della stessa legge di stabilità 2012 (legge 183/11), che rinvia al 2015, nell’ambito del nuovo settennio di fondi strutturali, salvo diversa indicazione da realizzarsi con apposito decreto del Tesoro, la prosecuzione della messa in sicurezza di edifici scolastici, sulla base di titoli giuridici perfezionati alla data del 30 settembre 2011, già previsti nell'ambito dei programmi nazionali per il periodo 2007-2013. Ciò significa che anche i 358 milioni del primo piano stralcio la cui delibera del CIPE dichiarava del resto attribuibili agli enti locali interessati solo se disponibili in bilancio, risultano oggetto di tale slittamento? Si tratta di questioni decisive che l’articolo 53 del decreto sulle semplificazioni ignora nel polverone di una normativa sui progetti di finanza che vede gli enti locali proprietari degli edifici scolastici dover fare la fila, con il cappello in mano, in viale Trastevere per presentare in questi giorni le loro proposte e valutazioni al riguardo. Infatti l’8 marzo scadrebbero i 30 giorni per la presentazione del Piano Nazionale dei Ministeri! Si tratta di disposizioni indecorose oltre che inapplicabili che riducono grandemente, almeno in questo settore, la credibilità del governo dei tecnici! |